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”Queste donne non sono state uccise dall’amore ma dal patriarcato”

Crash interviene sui femminicidi di Elisa Pomarelli, nel piacentino, e di Atika Ghraib, ritrovata carbonizzata in un casolare a Castel D’Argile, “conosciuta nelle lotte della logistica” e a cui dedica “qualche parola di saluto”.

09 Settembre 2019 - 19:23

Atika Gharib, una 32enne residente a Ferrara, è stata trovata morta carbonizzata il 3 settembre in un casolare dato alle fiamme a Castello d’Argile. Sospettato di averla uccisa è l’ex compagno 41enne M’hhamed Chamekh, come lei originario del Marocco, fermato l’indomani a bordo di un treno diretto in Francia. La vittima aveva già denunciato un mese prima Chamekh per molestie alla figlia 16 enne di lei, nata da una precedente relazione, e a carico dell’uomo c’era anche un divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dall’ex compagna e dalla ragazzina. Questa mattina, per motivi da chiarire, il cascinale ha preso fuoco una seconda volta. Sulla vicenda interviene il Laboratorio Crash, segnalando di avere “avuto la possibilità e la fortuna” di conoscerla durante il “grande ciclo di lotte nel settore della logistica“.
“Pubblichiamo qualche parola di saluto ad Atika”, scrive il collettivo, “mentre i giornali danno una narrazione inaccettabile di un altro femminicidio, quello di Elisa, uccisa da quello che viene definito ‘il gigante buono’. Gigante è solo la rabbia e lo sdegno per questi fatti e la narrazione tossica che li accompagna”. Il riferimento è all’omicidio, nel piacentino, di Elisa Pomarelli, 28 anni, del quale è accusato il 45enne Massimo Sebastiani.

Prosegue Crash: “Non esistono fraintendimenti in un NO, esiste solo una società patriarcale in cui un uomo può decidere che quel NO non è abbastanza e uccide. Non un raptus, ma il potere di decidere su un’altra vita. Queste donne non sono state uccide dall’amore ma dal patriarcato. Da uomini a cui la società e articoli come quelli di questi giorni hanno insegnato che hanno tanti diritti su una donna e il suo corpo, da scegliere se deve vivere o morire”.

> Il saluto ad Atika Gharib:

Ad Atika.

A te che sei l’ennesima donna finita sul rogo per mano del patriarcato, ad opera di un uomo che viveva nella tua casa.
A te che per i giornali sei solo uno scoop sensazionalistico, su cui dare macabri dettagli.
A te che per le istituzioni sei solo un numero in cima ad un foglio di denuncia, un documento su una pila di altri documenti.
A te che sei rimasta inascoltata da istituzioni incapaci di trovare nessuna soluzione.
A te che per i politici sei solo la scusa per chiedere più polizia e repressione.

Tu che hai avuto la forza di dire basta: ti ringraziamo, sorella.
Ti salutiamo a denti stretti perché il vuoto che ti hanno costretto a lasciare è colmo di rabbia.
Ci stringiamo a te e lo faremo ogni volta che grideremo per le strade, insieme ai tuoi.
Ciao Atika.