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“Questa non è arte”, azione sui muri di via Zamboni

Il Cua si affida a Pollock e Magritte. “In questa città e in zona universitaria c’è un rapporto sbagliato con le forme artistiche e di espressione culturale come la street art”.

25 Novembre 2014 - 15:27

polComunicato di un azione di oggi, dove ironicamente si è esposto un quadro di Pollock con la storica frase del surrealista Magritte “questa non è una pipa” traslata sul discorso di cosa è arte oppure no. Il tutto è riferito al murales per Kobane e le polemiche del giorno dopo. Una settimana è passata da quando centinaia di studenti si sono ripresi via Zamboni e i suoi muri, tracciando su di essi l’impronta della solidarietà della resistenza Kurda in lotta contro l’Isis, e prendendosi un pezzetto in più di quella libertà d’espressione artistica che molti studenti portano con se. Con quella iniziativa gli studenti hanno sfatato il mito che li vuole fautori del degrado dei muri di via Zamboni; quei muri non sono posti da imbrattare ma di cui prendersi cura, sono spazi che rispondono al bisogno di comunicare, di esprimere contenuti e capacità artistiche la cui qualità è sotto gli occhi di tutti tra il 38 e il 36 di via Zamboni.

Per questo gli studenti continuano a ridisegnare da sè la zona universitaria: ieri sono state oscurate le telecamere, perché la street art e la comunicazione dal basso non sono un problema di ordine pubblico o un esempio di disagio sociale da tenere sotto osservazione; sono state costruite delle bacheche autogestite, per soddisfare il bisogno di comunicare le iniziative autorganizzate che quotidianamente si svolgono nelle nostre aule e facoltà, con senso e ordine, e nel rispetto dei murales e delle altre forme comunicative.

“Arte o non arte ?” …ma è davvero questo il problema? Come se un Van Gogh dell’epoca fosse stato realmente valorizzato per il valore che ne diamo oggi… Ovviamente non vogliamo fare similitudini e forzature su “cos’è arte” tra ieri e oggi , ma è evidente che in questa città e in zona universitaria c’è un rapporto sbagliato con le forme artistiche e di espressione culturale come la street art. Chi decide cos’è arte in zona universitaria? Chi decide quali sono gli spazi, nella nostre facoltà, da dedicare alla costruzione di sapere critico o di laboratori che sappiano favorire la costruzione di nuovi linguaggi e l’espressione delle capacità degli studenti? Chi decide che 70.000 euro del nostro ateneo debbano essere destinati alla censura piuttosto che a nuove borse di studio?

Contro chi gestisce quest’università come un’azienda, grigia e inespressiva, siamo tornati con questa azione simbolica rappresentando un quadro dell’arte riconosciuta, e esprimendoci – in maniera ironica- come fece il surrealista Renè Magritte: “Ceci n’est pas art” – “Questa non è arte!”.

Cua