Di fronte al piano Piantedosi-Salvini Pd, Merola e Acer giocano a chi ha il pugno più duro. Mentre “l’aspirante Tex Willer” Aitini ri-minaccia l’Xm24. Con un ricordo della rivolta di S.Basilio e di Fabrizio Ceruso.
Il prefetto del dialogo, il grande mediatore, il funzionario dello Stato che diversi sindaci di centro-sinistra avrebbero voluto come assessore alle Politiche sociali del loro Comune. Quando se n’è andato da Bologna per ricoprire un incarico a cui “non poteva dire di no per il proseguimento della sua brillante carriera” (il capo di gabinetto del ministro Salvini al Viminale), gli esponenti di ogni parte politica hanno salutato l’evento come il riconoscimento di anni di proficuo lavoro sotto le Due Torri. Il dottor Matteo Piantedosi, l’attuale braccio esecutivo della politica via Twitter del vice presidente del Consiglio, in queste settimane è assurto agli onori delle cronache. Prima per il caso della nave Diciotti (l’ordine di non attraccare a un porto partiva da delle sue telefonate e non da un atto scritto) per cui è stato iscritto nell registro degli indagati insieme a Salvini. Poi per via dell’ultimo provvedimento uscito dalle stanze del ministero degli Interni.
Si tratta di una circolare, firmata dal capo di gabinetto, in cui si ordina una vera e propria accelerazione per quanto riguarda un piano di sgomberi di immobili occupati, fornendo indicazioni precise su come gestire “l’ordine e la sicurezza pubblica” (“Attendere agli sgomberi con la dovuta tempestività, rinviando alla fase successiva ogni valutazione in merito alla tutela delle altre istanze”) e le fasi delle procedure di sfratto dei cosiddetti abusivi: “Per tutti gli occupanti che non si trovano in situazioni di fragilità potrà essere ritenuta sufficiente l’assunzione di forme più generali di assistenza, da rendersi nell’immediatezza dell’evento: ad esempio – si legge nella circolare – potranno essere individuate strutture provvisorie di accoglienza ove poter collocare gli occupanti per il tempo strettamente necessario all’individuazione da parte loro di soluzioni alloggiative alternative”.
Secondo il documento del Viminale, “l’occupazione degli immobili costituisce da tempo una delle principali problematiche che affliggono i grandi centri urbani del Paese” e altresì si rileva che “la gestione del tema dell’occupazione arbitraria degli immobili non ha compiuto significativi passi avanti, se non rispetto alle misure di natura preventiva rivolte ad evitare nuove occupazioni”.
Il Pd con Orfini, a livello nazionale, ha gridato allo scandalo (“La nuova direttiva sugli sgomberi è una follia, procedere senza soluzioni alternative significa lasciare famiglie in mezzo alla strada”). Dimenticandosi che nella primavera del 2017, all’interno del cosiddetto decreto Minniti-Orlando, quello dove si parlava di Daspo urbano e di ordinanze dei sindaci contro abusivi e accattonaggio, c’era un capitolo che assegnava maggiori poteri ai prefetti, elencando una serie di criteri per “ripristinare la legalità” contro le occupazioni abusive di palazzi.
Fu la famosa direttiva che permise lo sgombero, con ripetuti episodi di violenza da parte delle forze dell’ordine, di un grande palazzo abitato da migranti nel centro di Roma.
All’epoca il sindaco Virginio Merola commentò così il piano di Minniti: “Per Bologna non c’è nessuna novità perché è quello che abbiamo fatto quando abbiamo sgomberato”. Stessa musica di fronte al giro di vite annunciato dall’attuale vertice del Viminale: “Si arriva e ci si fa belli dicendo: sgombero tutto io. Ma a Bologna abbiamo gia’ sgomberato, Salvini…”, ci tiene a rivendicare Merola.
Allo stesso modo, in questi giorni, Alessandro Alberani (presidente di Acer, ex segretario della Cisl, esponente di una delle correnti del Pd locale) ha ricordato la collaborazione con l’ex prefetto Piantedosi: “Credo che l’attuale capo di gabinetto del ministro dell’Interno abbia pensato al modello Bologna. Quando sono arrivato all’Acer c’erano diverse occupazioni abusive, oggi sono rimaste tre. Grazie la lavoro svolto con la prefettura e le forze dell’ordine, siamo stati gli unici in Italia a ottenere questi risultati”.
In effetti, negli anni in cui Piantedosi era in piazza Roosevelt e il dottor Coccia sedeva come questore in piazza Galileo, Bologna fu trasformata nella capitale degli sgomberi (l’ex Telecom, via De Maria, via Mura di porta Galliera, Labas, Crash….), è quasi automatico ritrovare le tracce di quel “lavoro” nelle direttive della circolare che tanto sta facendo parlare.
Non è perciò un caso che un “apprendista Tex Willer” come l’assessore alla sicurezza Aitini abbia riproposto il “pugno duro” contro l’Xm24, dichiarando a una tv locale che da lì se ne devono andare perché “hanno creato abbastanza problemi”.
Certo che tra il “celodurismo giallo-verde” del Governo e la dissociazione mentale dei piddini che rivendicano la primogenitura del “pugno duro”, siamo all’interno di uno scenario politico/istituzionale da brividi.
In ricordo di Fabrizio Ceruso e della lotta di San Basilio
Quello che risulta evidente è l’accanimento contro le occupazioni, soprattutto di alloggi sfitti, che si ripropone drammaticamente in tutti i cicli politici che si sono succeduti dalla fine degli anni Sessanta a oggi.
Forse è un caso o forse no che questa circolare sia stata emanata a pochi giorni dall’anniversario dell’8 settembre 1974, una data storica, e allo stesso tempo tragica, della lotta per la casa.
Infatti, quarantaquattr’anni fa, un ragazzo di 19 anni, Fabrizio Ceruso, rimase ucciso da un colpo di pistola durante gli scontri che seguirono a una serie di sgomberi, avvenuti nel quartiere popolare di San Basilio a Roma. Furono momenti caldissimi, passati alla storia come i giorni della rivolta di San Basilio, immortalati anche nelle immagini potenti di Tano D’Amico.
In quegli anni il movimento di lotta per il diritto alla casa si era diffuso a macchia d’olio per tutti quartieri di Roma. Il 5 settembre, tre giorni prima la tragica morte di Ceruso, la polizia entrò a San Basilio con l’intenzione di sgomberare oltre cento abitazioni dello Iacp occupate in via Montecarotto e in via Fabriano. Nelle operazioni di sgombero erano coinvolte più di 150 famiglie.
Tra gli inquilini degli alloggi occupati scoppiò una protesta dura che sfociò in una vera e propria battaglia di strada con l’innalzamento di barricate. Per alcuni giorni si ripeterono consecutivamente i tentativi di sgombero. La polizia, però, non riuscì ad allontanare gli occupanti dalle proprie abitazioni. Anzi. La domenica 8 settembre, di fronte all’ennesima prova di forza poliziesca, ripresero gli scontri tra dimostranti e forze dell’ordine. Dagli uomini in divisa partirono dei colpi di arma da fuoco. Fabrizio Ceruso venne colpito a morte. Aveva solo 19 anni.
Da quel giorno, i compagni dei movimenti ricordano ogni anno l’assassinio di Fabrizio e quelle straordinarie giornate di lotta. Dopo quarantaquattro anni il diritto alla casa è ancora un bisogno sociale negato. In occasione di questa giornata, i compagni di Roma lanciano una campagna nazionale, perché nei prossimi mesi si estenda in tutto il paese una mobilitazione contro gli sgomberi voluti da Salvini, a sostegno del diritto all’abitare e al reddito, dei beni comuni e dell’accoglienza solidale.