Lo spirito di Indymedia e della pubblicazione libera torna a vivere nel nodo bolognese della rete decentralizzata Mastodon, che apre oggi le iscrizioni. C’è già il profilo di Zeroincondotta.
“Siamo nella situazione in cui parlare di social network significa solo identificare i social network commerciali”, che “hanno acquisito un ruolo preponderante” nella comunicazione online, anche all’interno dei movimenti sociali, i quali “dopo la chiusura di Indymedia non sono stati capaci di proporre una piattaforma finalizzata all’open publishing non commerciale”. Ma “profilazione di massa, gamificazione, manipolazione delle informazioni e impossibilità della gestione dei propri contenuti sono solo gli elementi problematici maggiormente visibili” dell’uso di Facebook, Twitter &c. E allora perché non provare a ribaltare il tavolo?
E’ questa la considerazione che ha mosso “un gruppo di lavoro di hacktivist* e militant” provenienti da “centri sociali, circoli anarchici, esperienze sociali autogestite e hacklab”, alcuni provenienti proprio dall’esperienza di Indymedia, che a partire da un dibattito sviluppatoso “nelle assemblee del Circolo Anarchico C. Berneri di Bologna, dello spazio sociale Xm24, del collettivo HacklabBo e nelle discussioni della mailinglist Hackmeeting” hanno deciso di mettere in funzione un social network libero e autogestito.
Per la precisione si tratta di un nodo della rete Mastodon, la cui iscrizione (da questa pagina) è aperta a tutti dalla giornata di oggi, e che sarà presentato pubblicamente il prossimo 28 giugno a Xm24, nell’ambito di una delle iniziative di avvicinamento al prossimo HackMeeting: “Mastodon è un social network distribuito – spiegano gli attivisti nel manifesto del progetto – federabile, simile a Twitter, ma amministrato in modo decentralizzato. Ogni server (o ‘instance’) mantiene la propria autonomia e dialoga con altre instance attraverso gli standard aperti Ostatus (usato anche da Gnu Social) e ActivityPub. Vorremmo far vivere Mastodon principalmente come uno spazio di ‘rimbalzo’ verso altri Blog/Siti/Forum e non come un contenitore di contenuti. Ogni instance di mastodon rappresenta un’isola dove gli/le utent* condividono degli interessi e una policy di comportamento”. L’infrastruttura tecnica, con la garanzia di non pubblicare né conservare alcun dato sensabile, a tutela della privacy e dell’anonimato, è supportata dal collettivo Bida, “un gruppo di lavoro hackaro nato all’interno del Circolo Anarchico Berneri di Bologna che collabora con l’HacklabBO”.
Zeroincondotta è stato coinvolto nella fase di sperimentazione, terminata ieri, iniziando a distribuire ai “beta-tester” del nodo i link ai propri articoli. Ha già quindi un profilo attivo sul nuovo server, sottoscrivibile da questo indirizzo una volta aperto il proprio account. Si può continuare a seguire tutti i “Toot” (così si chiamano i messaggi, e a differenza dei Tweet possono raggiungere i 500 caratteri) anche installando un’applicazione sul proprio smartphone. Ce ne sono parecchie, Tootdon (per iPhone e Android) e Mastalab (per Android) sono quelle provate con soddisfazione della redazione.
Si legge inoltre nel manifesto: “Crediamo che i movimenti sociali che sono impegnati quotidianamente per creare delle alternative reali allo stato di cose presente debbano dotarsi di strumenti il più possibile autonomi. Per questo, nel corso degli anni, abbiamo partecipato e supportato molte iniziative e progetti mirati a sviluppare le conoscenze e i mezzi per organizzarsi ed agire in maniera indipendente. In particolare, abbiamo contribuito a progetti orientati a costituire tecnologie e infrastrutture digitali che siano gestite collettivamente e, parallelamente, abbiamo lavorato per diminuire il divario tra tecnici e non-tecnici che caratterizza questo tipo di ambito. Troviamo che le piattaforme e i gruppi capaci di gestire un server o servizi autogestiti siano una richezza per tutto il movimento e che tali infrastrutture debbano essere incentivate nel modo più decentralizzato e federato possibile. Troviamo che la formazione e l’autoformazione siano indispensibili e possibili solo con il coinvolgimento di tutt* i/le compagn* anche nella gestione di una infrastruttura informatica. Troviamo che, per la nostra attività e per la libertà di tutte e tutti, l’anonimato sia da difendere. Non vogliamo che vengano sostituiti i blog/siti di movimento, né le assemblee reali con assemblee virtuali. Troviamo però preoccupante che diverse realtà usino esclusivamente dei social network commerciali, abbandonando i propri Blog/Siti, esponendo così maggiormente le proprie militanti a una vera e propria schedatura di massa. Ci sono molti strumenti per comunicare all’esterno e all’interno, per organizzarsi, per collaborare e condividere idee e progetti. Non pensiamo ci sia un’unica soluzione per tutto ma un set di differenti strumenti coi quali potere rispondere ad esigenze specifiche. Attualmente non esistono alternative autonome a strumenti commerciali che permettano di pubblicare contenuti e socializzarli con altre persone all’interno della stessa piattaforma. Crediamo invece che sia importante che esista un mezzo capace di permettere, anche a chi ha poche competenze tecniche, di potersi esprimere senza che qualcuno lo possa facilmente identificare. Crediamo che sia importante offrire uno strumento semplice e il più possible sicuro per poter seguire eventi importanti: come avveniva e avviene nei media-center di indymedia. Non ci interessa attribuire etichette, ma per facilità chiameremo questo insieme di funzioni ‘social network’. Crediamo che un social network così definito debba avere una sua comunità con una policy ben definita, amministrato attraverso una mailing-list ed assemblee periodiche non virtuali”.
Come è ovvio non sono ammessi messaggi “razzisti, sessisti e fascisti (meme, tags e rappresentazioni allusive comprese)”, “propaganda partitica istituzionale”, pubblicità, “messaggi offensivi e denigratori, finalizzati al semplice insulto o alla minaccia personale nei confronti di altri utenti”. Ma sono malvisti anche “messaggi che facciano riferimento a contenuti di Facebook”: meglio piuttosto aprirsi un blog, “siamo disponibili a fornire supporto”.
Un’ultima avvertenza: “Il gruppo di lavoro che sta dietro a mastodon.bida.im non ha assolutamente lo scopo di diventare l’unico nodo in lingua italiana di mastodon vicino ai movimenti. Anzi, non vogliamo essere gli unici a dover amministrare questo strumento e per questo alla nostra attività di admins affianchiamo degli incontri per aiutare la nascita di nuove istanze”.