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Quando Almirante fu cacciato da Bologna

Un tocco di memoria storica alla vigilia della calata “fascio-leghista” in città. Nel 1969 il capo del Msi fu accolto con una sollevazione nelle strade, due anni dopo seguì lo storico sciopero dei lavoratori di Cantagallo.

07 Novembre 2015 - 17:09

_DSC7023 copiaAvere un po’ di memoria storica e diffonderla non guasta mai. Da questo punto di vista, il giorno prima della calata dei “fascio-leghisti” a Bologna, ci va da raccontare alcune “accoglienze” che vennero fatte, qualche decennio fa, al caporione missino, Giorgio Almirante, nella nostra città. La prima si verificò nel 1969, quando, all’annuncio di un suo comizio in Piazza Maggiore una larga parte della città si sollevò. Migliaia di studenti, operai, ex partigiani e antifascisti impedirono l’ingiuria alla Resistenza e resistettero per ore alle cariche della Polizia in tutte le strade del centro storico. La seconda avvenne ai primi di giugno del 1971, nell’area di sosta dell’Autostrada del Sole Bologna-Firenze, al Cantagallo, nelle vicinanze di Casalecchio di Reno. Un barista dell’autostazione vide Almirante con i suoi uomini avvicinarsi al banco dell’Autogrill per mangiare, fece girare la voce e tutti i lavoratori (dai baristi ai benzinai) incrociarono le braccia e scesero in sciopero: “Né un panino né una goccia di benzina al fucilatore di Partigiani”, fu il passaparola. Forse, Almirante e i suoi non avevano considerato che il Cantagallo distava pochi chilometri da Marzabotto, il paese martire per la strage nazista del 1944, o forse non pensavano che, pur se erano passati tanti anni da quel massacro di innocenti, l’orrore e il ricordo della complicità dei fascisti non si erano ancora cancellati. Almirante se ne dovette andare senza nemmeno un panino e per il pieno di benzina dovette rivolgersi ad un’altra stazione di servizio.

«Pr’ i fasesta an’ gn’ è gnanc un panein», per i fascisti non c’ è nemmeno un panino, il Canzoniere della Lame ci fece pure una canzone. «C’è il capo dei fascisti, facciamo sciopero. /Per fascisti e fucilatori / gli gridavan: qui posto non c’ è / nelle fogne può dir quel che vuole / ma a Bologna non deve parlar».