Il sociologo Maurizio Bergamaschi, docente dell’Alma Mater, commenta la decisione del Comune di dare precedenza ai senzatetto residenti in città per l’accesso ai dormitori.
Priorita’ ai residenti nei dormitori di Bologna? “Una scelta fuori luogo ed estremamente discutibile”. Il sociologo Maurizio Bergamaschi, docente dell’Universita’ di Bologna e studioso dell’emarginazione, commenta così la decisione del Comune di dare precedenza agli homeless residenti in città.
Più in generale è l’intera riforma dei servizi sociali bolognesi (avviata nel 2008 dalla giunta Cofferati e basata sul decentramento) che “mostra delle crepe quando si tratta di senza dimora e stranieri”, soprattutto se l’accesso ai servizi viene legato alla residenza. Per Bergamaschi “avvicinare i servizi al territorio e’ giusto, ma il sistema non funziona per alcune fasce deboli”. La nascita degli sportelli sociali di quartiere, ad esempio, ha comportato la chiusura del front office del servizio sociale adulti: cioè il punto che piu’ di tutti faceva da riferimento per le persone ai margini. Lo dimostra l’indagine che Bergamaschi ha condotto a febbraio con Caritas e Antoniano sugli utenti delle mense per le fasce deboli: il 21% entrava in contatto con i servizi tramite il front office, mentre solo il 2% si rivolgeva ai servizi sociali di quartiere.
E i 1.000 utenti delle mense sono gli stessi che si rivolgono ai dormitori. Soprattutto senza dimora o persone che vivono in strutture di accoglienza: “La maggior parte di loro non ha la residenza- aggiunge Bergamaschi- anche se spesso vivono qui da anni e sono a tutti gli effetti abitanti della città”. Però il decentramento, unito al principio della residenza, rischia di escluderli dall’accesso ai servizi. “C’e’ il timore che mostrarsi ‘troppo’ accoglienti produca un effetto calamita, attirando a Bologna persone da fuori citta’- aggiunge il docente- ma questo e’ un mito da sfatare: tutte le metropoli, per loro natura, hanno questa capacita’ di attrazione, non dipende dai servizi che si offrono”. In conclusione, “dare la precedenza ai residenti equivale a mettere fra virgolette l’accoglienza, rendendola selettiva- sottolinea Bergamaschi- certo la mancanza di risorse esiste, ma quello della residenza è un concetto superato, fuori dalla storia, un retaggio dell’epoca moderna. Oggi viviamo un’era di estrema mobilità: chi amministra deve tenerne conto”.
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