Acabnews Bologna

“Presto dossier sugli sgomberi a Corte Ue per i diritti umani”

Lo annuncia Social Log durante un presidio effettuato oggi in Comune: le storie degli occupanti. Asia: famiglia sgomberata a Casalecchio. Sabato assemblea all’ex Beretta e lunedì picchetto in via Gandusio. Adl: “Diritto alla casa difeso dall’autorganizzazione”.

11 Dicembre 2015 - 17:11

IMG-20151211-WA0002L’annunciato esposto alla Corte europea dei diritti umani sullo sgombero dell”ex Telecom “è pronto, lo presenteremo la settimana prossima”. E a breve potrebbe arrivare anche un secondo dossier sulle “scene di violenza e brutalità” da parte della “celere al trotto” vissute anche durante lo sgombero di via Agucchi. Lo ha annunciato Social Log durante un presidio che si è svolto oggi nel cortile del Comune. “Non avremmo voluto fare un altro dossier coi referti medici. Lo sgombero dell’ex Telecom è stato un sacrificio, perchè non si ripetessero più quelle situazioni. Anche dai piani alti di questo palazzo è stato detto che non ci sarebbero più stati sgomberi con la forza. E invece in via Agucchi abbiamo visto le stesse scene di violenza e brutalità”. Social Log, inoltre, respinge di nuovo come “gravi e pretestuose le accuse di strumentalizzare i minori”, alcuni presenti anche al presidio di oggi in Comune. “Chi lo dice spieghi quali politiche fa tutti i giorni per l”infanzia. Noi abbiamo avviato un anno fa una campagna per l’infanzia felice, cercando di dare la possibilità ai bambini di stare al caldo in inverno e vivere in modo dignitoso. All’ex Telecom c’erano educatori, maestri e la possibilità di ricevere cure. Per noi questa calunnia è insostenibile”. Tra l’altro “molti sono stati traumatizzati dallo sgombero all’ex Telecom e per questo in via Agucchi hanno portato i bambini sul tetto, per non far rivivere loro quelle violenze”.

La responsabilità politica di questa situazione è “di chi non ha accettato il tavolo immediatamente proposto” su via Agucchi. “Se invece della celere si fosse aperta una trattativa nessuno sarebbe salito sul tetto e adesso ci sarebbero famiglie al caldo, in una struttura che è uno sputo in faccia alla povertà. La lotta per la casa è una questione politica e sociale, basta affrontarla come problema di ordine pubblico. E noi siamo sempre disponibili, anche adesso, ad aprire un tavolo. Quante case si sarebbero potute prendere in affitto con i soldi spesi per questi sgomberi?”. Social Log poi rilancia per il prossimo 19 dicembre il corteo che partirà alle 15 in piazza dell’Unità per ribadire la richiesta di una moratoria degli sfratti e degli sgomberi, oltre all’abolizione dell’articolo 5 del Piano casa.

Durante il presidio alcuni occupanti hanno raccontato le proprie storie. Raman, un medico persiano, è stato ospitato al Beltrame dopo lo sgombero di via Fioravanti: “Il Comune ci aveva promesso una casa ma l”1 dicembre ci hanno cacciato dicendo che per restare dovevamo pagare 200 euro per un posto letto in camera da otto”. Giorgia, a cui durante lo sgombero di via Agucchi è stato strappato il documento, testimonia “i modi violenti della Polizia”. Lo stabile delle Poste era la sua prima occupazione, con la figlia e il compagno (sul tetto). “Sono stata sfrattata e gli assistenti sociali mi hanno chiuso la porta in faccia- dice- sono stata in albergo sette giorni, a 50 euro al giorno, e poi sono stata costretta ad andare in via Agucchi. Ora sono ospite di un’altra occupazione”. Poi c’è Stefano, che dall’ex Telecom è passato al Galaxy di via Fantin: “Quella è stata una conquista di Social Log – dice – era spontaneo andare in aiuto in via Agucchi”. Delle famiglie ospitate al Galaxy e trovate in via Agucchi, precisa, “nessuno è stato cacciato” dallo stabile di via Fantin come invece pareva fosse stato minacciato in un primo momento, “ma non abbiamo comunque la certezza di restare al Galaxy. Di 30 famiglie, solo 10 finora hanno firmato il contratto con l’Asp”.

E intanto non si fermano gli sfratti. Racconta Asia-Usb: “Un altro sfratto eseguito, un’altra famiglia mandata fuori dalla propria abitazione ed abbandonata dalle istituzioni che non vogliono dare alcuna risposta. Ancora una volta a pagare è chi a causa di un affitto troppo alto e della difficoltà di trovare un occupazione stabile, si ritrova nell’impossibilità di riuscire a mantenere un tetto sulla testa. Una situazione che coinvolge sempre più persone e che si sta diffondendo nelle grandi città, ma che ormai diventa la quotidianità anche nelle piccole città di provincia. Oggi infatti, a Casalecchio di Reno una madre insieme alle due bambine è stata costretta a lasciare l’appartamento in cui viveva e a consegnarne le chiavi, obbligata dall’aria pesante che si respirava intorno al suo appartamento, le forze dell’ordine pronte a rendere esecutivo lo sfratto e l’impossibilità di una trattativa con la proprietà. Emerge ancora una volta l’incapacità dei servizi sociali che hanno deciso di non presentarsi allo sfratto, di proporre soluzioni concrete invece di fornire risposte inadeguate e che portano il più delle volte a separare il nucleo familiare e diventano spietate quando a pagare sono anche i minori. Ma oggi la determinazione e la forza di lottare per far valere i propri diritti non si ferma davanti al no della proprietà o all’assenza degli assistenti sociali. Proprio ora ci dirigiamo al Comune di Casalecchio per chiedere risposte adeguate e reali a chi vive l’emergenza abitativa e non soluzioni tampone che di fatto non garantiscono alcuna tutela”.

L’Adl-Cobas invece ricorda di aver bloccato due sfratti negli ultimi due giorni, “rispettivamente a Bologna (quarto accesso) e a Bellaria (terzo accesso). Le storie delle due famiglie coinvolte si assomigliano, nonostante comuni diversi e diversi background: perdita del lavoro, problemi di salute, amministrazione che non risponde… Due famiglie che si ritrovano ad un passo dalla strada, con lo sfratto per morosità sulle spalle, come moltissime famiglie e singoli nelle stesse condizioni. Ma non si tratta solo di disagio abitativo. Lo sfratto per morosità avviene quando non si ha più la capacità di pagare l’affitto per cause non dirette del locatario, ovvero la perdita del lavoro. Le politiche sul lavoro portate avanti dal governo nazionale pesano molto su questa condizione, ma spesso si tende a vedere il tutto come problematiche separate. Un esempio: con l’introduzione del pagamento a voucher, nessun proprietario di casa li accetta come garanzia, non essendo garanzia di pagamento neanche per il lavoratore stesso”. E in questa situazione “è l’autorganizzazione dal basso che difende il diritto all’abitare: in tanti, attivisti di Adl Cobas, occupanti, simpatizzanti hanno messo i propri corpi di fronte a questa ingiustizia sociale, creando nuovi modi difendersi e continuando con il mutualismo dal basso che ci ha contraddistinto negli ultimi anni”.

Il Comitato inquilini di via Gandusio convoca un picchetto per lunedì 14 dicembre alle 5,30: “Due famiglie rischiano di essere sfrattate dagli alloggi popolari di via Gandusio. I funzionari di Acer e del Comune di Bologna ormai si presentano solo per l’esecuzione degli sfratti. Di manutenzione dei palazzi fatiscenti e di assegnazione dello sfitto non si parla ancora. E’ necessaria la massima partecipazione per impedire quest’ennesimo sopruso”.

Infine l’Ex Beretta occupato, Usb e Cispm lanciano un’assemblea per sabato 12 dicembre alle 16: “Nelle scorse settimane gli abitanti dell’ex clinica Beretta, aderenti alla Coalizione Internazionale Migranti e Rifugiati e al sindacato Usb hanno avanzato alla proprietà dell’immobile una proposta tesa a regolarizzare la situazione di grande precarietà nella quale si trovano a vivere. Della proposta ne abbiamo tanto discusso insieme nelle scorse riunioni ed alla fine è stata inoltrata con la mediazione del Comune di Bologna.  La novità è che essa è stata rifiutata dall’Ausl proprietaria della struttura! I signori dell’Ausl hanno preferito seguire una procedura (creazione di un fondo immobiliare da affidare a una Società di Gestione Risparmi ) che difficilmente consentirà l’uso dell’ex Villa Sabaudia in tempi brevi o medi. Di sicuro tale procedura, ( che tra l’altro comporta dei costi) impedirà qualsiasi uso pubblico futuro di un luogo che appartiene a tutta la cittadinanza!!! Il rifiuto non arresta però la nostra lotta, che anzi più determinata continua verso la riappropriazione di diritti e dignità negati! Per discutere di tutto questo e di altro ancora ti invitiamo caldamente a partecipare all’assemblea che avrà luogo sabato 12 dicembre alle ore 16.00 presso la sala comune dell’Ex clinica Beretta in via xxi aprile 1945″.