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Preghiere antiabortiste, “Comune e azienda sanitaria sono responsabili”

Mujeres Libres: devono tutelare diritto all’aborto, invece permettono “che con pratiche intimidatorie un gruppo di persone cerchi di spingere le donne a revocare una decisione che riguarda, e deve riguardare, solo loro”.

11 Dicembre 2014 - 14:00

Era il mese di maggio quando noi del collettivo femminista Mujeres Libres abbiamo portato all’attenzione la questione dei rosari antiabortisti davanti all’ospedale S.Orsola. Sono passati vari mesi, ma la questione è rimasta sostanzialmente irrisolta: ogni settimana, infatti, l’ associazione Comunità Papa Giovanni XXIII organizza regolarmente gruppi di preghiera di fronte al reparto di Ginecologia, nei giorni e all’ora in cui le donne che hanno deciso di interrompere una gravidanza vanno a mettere in pratica la loro scelta.

Come abbiamo più volte sottolineato, ciò che il gruppo di preganti va a fare quelle mattine in quel preciso marciapiede è infatti questionare sulla libera scelta delle donne (che, non lo si dimentichi mai, esercitano un diritto conquistato ben 36 anni orsono con la legge 194 e che, favorevoli i venti reazionari, è sempre più gravemente messo in discussione dai numeri esorbitanti di obiezione di coscienza). Fra la primavera e l’inizio dell’estate scorse, come Mujeres Libres, siamo più volte andate lì di buon mattino per porre all’attenzione di tutti e tutte (istituzioni comprese) l’illegittimità di tali preghiere; ma spinte dal silenzio dell’azienda sanitaria competente da una parte, e dell’istituzione comunale dall’altra, a fine settembre abbiamo interrotto una seduta del consiglio comunale per chiedere come mai questa istituzione accetti di fatto che sul suo territorio sia messo in discussione l’esercizio di un servizio pubblico, e perché, inoltre, si accetti senza nessun tipo di contrasto che le donne che intendono praticare una IVG vengano liberamente esposte a pressioni e violenze psicologiche. Neanche in seguito a ciò, però, il Comune ha deciso di chiarire la propria posizione. Ci siamo viste costrette, così, a rivolgerci formalmente al Comune di Bologna e all’azienda sanitaria con una lettera dove si chiede esplicitamente di affrontare la questione e porvi rimedio, per rammentare la responsabilità che esse hanno nel garantire la tutela dell’esercizio del libero diritto all’aborto, responsabilità a cui vengono meno ignorando, e di fatto permettendo, che con pratiche intimidatorie un gruppo di persone cerchi di spingere le donne a revocare una decisione che riguarda, e deve riguardare, solo loro. Intimidatorie sono infatti quelle preghiere che si svolgono in un luogo e in un’ora niente affatto casuali, con chiaro intento di colpevolizzazione, essendo infatti spesso accompagnate da striscioni e scritte che sottolineano la crudeltà del gesto che stanno per compiere.

Qual è la posizione delle istituzioni? Cosa scelgono fra l’alleanza e la condanna? Confidiamo che almeno la richiesta formale possa spingerle a prendere finalmente posizione e in seguito provvedimenti, perché in caso contrario saremo costrette a continuare a valutare l’evidenza che trasforma di fatto il loro silenzio in una legittimazione, così come è stato finora.

Mujeres Libres