In città “si sa poco del progetto e ancor meno delle sue conseguenze”, sottolinea Bologna for climate justice diffondendo un video che affronta l’impatto dell’opera sul territorio. E il Passante è uno dei temi al centro della marcia “I sollevamenti della terra”, che partirà da Ponticelli il 2 settembre in direzione Corno alle Scale.
“Allargamento del Passante di mezzo? Le/i bolognesi hanno pochissime informazioni al riguardo. Nonostante la retorica sulla partecipazione, infatti, a Bologna si sa ben poco del progetto di allargamento di autostrada e tangenziale, e ancor meno sulle sue conseguenze”, sostiene Bologna for climate justice che, con un video di poco più di tre minuti, affronta “le principali conseguenze sulla città del progettato allargamento. A partire dall’aumento del traffico e delle code: importanti casi studio internazionali hanno infatti dimostrato che la realizzazione di ulteriori corsie ha portato all’allungamento dei tempi di percorrenza. Quelle presenti nel video dovrebbero essere informazioni fornite dagli amministratori ai cittadini. Invece, ci si nasconde dietro a slogan come ‘l’opera simbolo della transizione energetica nazionale’ per non ammettere che le/i bolognesi pagheranno un prezzo altissimo in termini di traffico, inquinamento, consumo di suolo e peggioramento della qualità della vita. Tutto ciò avrà delle conseguenze gravi sulla salute delle/dei cittadine/i. Tuttavia, il sindaco Matteo Lepore rifiuta di promuovere la Valutazione di impatto sanitario dell’infrastruttura richiesta con una lettera al primo cittadino a febbraio 2022 da decine di associazioni. Cosa c’è da nascondere?”.
Il Passante, intanto, è uno dei temi al centro dell’iniziativa “I sollevamenti della terra. Una marcia per dire no a opere dannose e imposte”, che partirà dalla Casa del popolo di Ponticelli il 2 settembre alle 8 con arrivo previsto al Corno alle Scale il giorno 11 (info e tappe). Perché la marcia? Spiega l’assemblea promotrice che si è riunita lo scorso 5 giugno 2022: “La Regione Emilia-Romagna ha stanziato 5,8 milioni di euro per il progetto di un nuovo impianto di risalita al Corno alle Scale. Il progetto prevede lo smantellamento della seggiovia esistente e il suo prolungamento di circa 200 metri su un tratto di montagna ripido e battuto da forti venti. Siamo contrari a questa nuova opera, e tali restiamo anche di fronte alle immaginarie ‘varianti’ che talvolta vengono proposte. Ci sono evidenti motivi di tutela della montagna a giustificare la nostra contrarietà, ma anche considerazioni ambientali di ordine più generale. A causa dei cambiamenti climatici la neve naturale non è sufficiente a garantire piste innevate sotto i 2000 metri, e quindi deve essere ‘sparata’ una quantità esorbitante di neve artificiale, che ha costi energetici elevatissimi e comporta il prelievo e la contaminazione delle acque. Il principale promotore dal lato imprenditoriale della nuova opera, Marco Palmieri (Piquadro), secondo ‘Un’idea di Appennino’ (maggio 2022) si dice soddisfatto dalla stagione sciistica al Corno, ma, scrive il mensile, ‘la siccità […] ha obbligato ad un massiccio impiego di neve artificiale’ e dunque ‘c’è bisogno delle conferme dei denari pubblici nonché di ulteriori misure, magari per quanto riguarda le bollette dei consumi energetici, cresciute oltremodo negli ultimi mesi’. Nel pieno della crisi climatica, e con costi dell’energia sempre in crescita, mettere soldi pubblici (cioè nostri) su operazioni di questo tipo ci sembra sconsiderato. Sulle modalità con cui vengono stanziate le risorse pubbliche torneremo più avanti”.
“Perché la risaia (e perché il Passante)” è il secondo punto su cui si concentra il comunicato: “La marcia è la modalità di lotta che abbiamo deciso di intraprendere contro quanto descritto. Una marcia lenta, sentendo la terra sotto i piedi, attraverserà la provincia bolognese da Ponticelli di Malalbergo fino al Corno alle Scale. Il punto di partenza non è casuale, ma si ricollega a una battaglia vinta da attivisti/e e militanti della pianura raccolti nella Rete No Hub, che ha impedito la cementificazione di un’antica risaia che stava per essere sacrificata sull’altare della logistica. Altro progetto ‘simbolico’ che incontreremo lungo il cammino è quello del Passante di Bologna, ovvero l’allargamento del sistema Autostrade/Tangenziale fino a 16/18 corsie. Il progetto è voluto da governo nazionale, Regione, Città Metropolitana e Comune capoluogo ed è ampiamente riverniciato di ‘green’ e ‘partecipazione’. Tuttavia, le istituzioni che lo propongono non hanno neppure risposto alla richiesta di sottoporlo a una Valutazione di impatto sanitario. Al servizio degli attesi 65 milioni di veicoli/anno saranno costruiti otto nuovi distributori di benzina, gran parte dei quali su terreno agricolo”.
Segue il paragrafo “logistica e cemento contro l’agricoltura”, che recita: “Colto o incolto che sia, un terreno cementificato è perso per sempre. La terra ci nutre, trattiene l’acqua, immagazzina il carbonio. Un quarto della biodiversità del pianeta si trova nel suolo. Non possiamo restare insensibili! Fra il 2019 e il 2020 il suolo consumato in Italia è aumentato di 56,7 chilometri quadrati, ovvero un equivalente di circa oltre venti campi di calcio al giorno (fonte Sole 24Ore, 2/12/2021). A ondate successive, le costruzioni industriali, residenziali e ultimamente per la logistica hanno proseguito l’opera di distruzione (e la logistica, come le vicende dell’Interporto dimostrano, ha spinto in avanti anche le dinamiche di sfruttamento della manodopera). Nulla di concreto viene fatto per recuperare le aree dismesse, e si preferisce, per avidità, cementificare aree verdi. Avremmo invece bisogno di agricoltura di prossimità per poter mangiare cibo sano e locale, non dipendente da catene di fornitura lunghe, inquinanti, costose e fragili. La cementificazione conviene solo agli speculatori immobiliari, alle multinazionali dell’agroalimentare, alle catene dei supermercati e alle potentissime aziende della logistica”.
Infine, parlando di “terra sprecata, soldi buttati”, l’assemblea promotrice scrive: “Le promesse degli amministratori quando promuovono opere inutili e nuovi scatoloni per la logistica sono sempre due: crescita economica del territorio e lavoro. Sono promesse false. Molti di più sarebbero i posti di lavoro e il benessere sociale promuovendo e finanziando sanità pubblica, cultura e lavori sostenibili e utili. Dopo decenni in cui ci hanno detto che ‘i soldi non ci sono’, ora è evidente che mentivano. Il nuovo modo per nasconderli è vincolarli a una destinazione. Così succede per il Passante, così per il Pnrr, e così per i 5,8 milioni destinati al nuovo impianto di risalita. Che dovrebbero trovare destinazioni assai migliori. Sta all’intelligenza sociale individuarle e imporle. Non ci aspettiamo più nulla dai governanti che hanno accelerato il disastro. Nessuno può ignorare la catastrofe che ne consegue. Si tratta ancora una volta di riprendere in mano il nostro destino e di organizzarsi per passare all’azione”.