Attualità

Pisa / L’Ex Colorificio sfida ancora il Comune

Dopo lo sgombero del 26 ottobre il Municipio dei Beni Comuni occupa la Mattonaia, appartamenti pubblici per emergenza abitativa mai assegnati e lasciati nel degrado.

30 Ottobre 2013 - 16:50

di Massimo Lauria da Popoff

L’avevano detto, «non si sequestrano le idee. L’ex Colorificio Liberato è proprietà collettiva». E nemmeno ventiquattro ore dopo lo sgombero forzato di via delle Cascine a Pisa, domenica 7 ottobre il collettivo Municipio dei beni comuni ha occupato ancora, lanciando una nuova sfida al sindaco Marco Filippeschi e a tutta l’amministrazione comunale. Questa volta i ragazzi hanno occupato un vecchio stabile pubblico, abbandonato da anni nel degrado: la Mattonaia. Quella sarà la loro base operativa fino al 16 novembre, giorno della manifestazione nazionale contro le Grandi Opere Inutili (Tav in primis) e data in cui – hanno annunciato – si riprenderanno l’ex Colorificio Toscano. La Mattonaia è un complesso mai finito, che comprende anche 11 appartamenti, tutti in attesa di essere assegnati a chi è stato sfrattato.

Il sindaco Filippeschi è accusato dagli occupanti di non aver preso posizione chiara nei confronti della proprietà dell’ex Colorificio Toscano, che chiedeva indietro lo stabile occupato. La J Colors S.p.a. ha chiuso i battenti diversi anni fa, licenziando decine di lavoratori. Mentre un anno fa il Municipio dei beni comuni ha occupato e salvato dal degrado lo spazio, creando un polo di attrazione sociale e culturale, riconosciuto anche dall’Unione europea. Alla J Colors la cosa non è andata giù, perché in ballo c’è un progetto di riqualificazione urbanistica, con cambio di destinazione d’uso. Lì – secondo James Junghanss, consigliere delegato della multinazionale – dovranno nascere «residenze collettive riservate a studenti e anziani».

Secondo il collettivo e l’Unione inquilini di Pisa, che sostiene l’iniziativa degli occupanti, si tratta di un progetto di speculazione edilizia in piena regola. Con questa operazione si dà «modo ad una multinazionale di costruire un altro bel dormitorio per studenti a prezzo di libero mercato», scrive in una nota Virgilio Barachini, presidente dell’Unione inquilini di Pisa. Sono parole al vetriolo che arrivano dirette all’indirizzo del sindaco e dell’assessore alla Casa, Ylenia Zambito. «Se l’assessore all’Urbanistica e alla Casa non vuole fare la figura barbina del sindaco – scrive ancora Barachini -, dovrebbe cogliere l’occasione dell’apertura ai cittadini della Mattonaia per rendere finalmente abitabili tutti gli 11 alloggi».

L’obiettivo della Giunta, spiega ancora Barachini, dovrebbe essere quello di «assegnarli alle famiglie sfrattate in attesa di esecuzione con la forza pubblica». Ma l’amministrazione comunale Pd-Sel si dimostra determinata a non darla vinta agli occupanti, invocando nuovamente il principio della legalità. In una breve nota fa sapere: «La Mattonaia è un bene di proprietà del Comune, che vuole venderlo per finanziare opere pubbliche per la cittadinanza: lungarno Pacinotti, via Pietrasantina e la fognatura nera di Tirrenia. L’occupazione è un vero e proprio atto ostile che non agevola il dialogo. Il Comune si ritiene parte lesa e farà tutto quello che deve per tutelare la proprietà dell’immobile».

Da anni le amministrazioni pubbliche ci hanno abituato guardare le emergenze sociali come un problema di legalità e ordine pubblico. La politica, sempre più incapace di trovare vere soluzioni ai problemi concreti delle persone, è la convitata di pietra al tavolo delle questioni. Per questo, quando gli amministratori non sanno più come rispondere alle richieste dei cittadini, ricorrono alla magistratura e poi alle forze dell’ordine. È quanto accaduto anche sabato scorso a Pisa, quando la Digos ha sgomberato gli occupanti dell’ex Colorificio Liberato. Ma almeno in quel caso – anzi è la seconda volta che succede, dopo la manifestazione del 19 ottobre scorso a Roma – manifestanti e forze dell’ordine hanno trovato un dialogo civile, condividendo problematiche etiche e pratiche tra gente comune.

Incredibilmente la Questura di Pisa si è fatta portavoce di un dialogo con chi occupava, diventando la controparte politica. Mentre l’amministrazione è rimasta chiusa nelle sedi istituzionali, riuscendo solo a dire che “con lo sgombero non c’entriamo niente, si tratta di una ordinanza del Tribunale, che la polizia deve rendere esecutiva. E poi l’edificio è di proprietà privata”. Un po’ troppo poco da parte di chi rappresenta l’istituzione della città.