Pugno chiuso: “Case popolari sono nostre”. Tour di Social Log verso il referendum: “Lotta per il diritto all’abitare prima a sollevarsi contro il Governo”. E Hobo di nuovo contro Pd: “Tappa bocca a giovani”.
Erano almeno due le famiglie del quartiere San Donato che questa mattina temevano di essere buttate fuori dalla loro casa. Ma, come rende noto l’associazione Pugno chiuso, grazie alla solidarietà messa in campo con un picchetto in via Gandusio lo sfratto è stato rinviato al 19 gennaio del 2017. “Basta sfratti, aumenti e contratti a tempo. Le case popolari sono nostre. Acer e comune abusivi, potere agli operai”, rivendicano gli attivisti di Pugno chiuso. “La lotta per il diritto all’abitare non si ferma!”, commenta anche Asia-Usb, rilanciando l’appuntamento per un nuovo presidio antisfratto in programma per giovedì 17 novembre in largo Brescia 6.
Intanto, in città, la lotta per la casa si esprime anche nella mobilitazione per il “no sociale” in vista del referendum costituzionale. Sabato, ad esempio, il collettivo Social Log ha avviato il il tour “C’è chi dice no” con banchetti quotidiani. “La lotta per il diritto all’abitare è stata la prima istanza che si è sollevata contro il governo Renzi quando portammo con grande determinazione e in cortei di massa il nostro secco no al Piano casa firmato dall’allora ministro Lupi, vogliamo quindi assumerci la responsabilità di aprire a tutte le istanze dei no sociali- scrive Social Log- uno spazio politico di agitazione che chiaramente indichi come votare il 4 dicembre. Ma vogliamo aggiungere che dopo la bella manifestazione di contestazione alla Leopolda del sì dello scorso sabato, a cui abbiamo partecipato, rilanciamo la sfida a questo infame governo dando appuntamento a Roma il 27 novembre per la manifestazione nazionale ‘C’è chi dice no”, di cui siamo tra gli organizzatori, e che punta a riempire Piazza del Popolo”.
Sempre in tema di referendum, Hobo torna ad attaccare il Pd: anche ieri sera, “come già successo la settimana scorsa, hanno cercato di togliere la parola a giovani studenti intervenuti a quello che avevano chiamato incontro pubblico. Una settimana dopo che era stato negato l’intervento in un dibattito con il ministro Orlando, questa volta il teatro di regime ha avuto luogo al centro sociale Stella, in via Savioli, dove il Pd aveva organizzato un ‘incontro pubblico’ su riforma costituzionale e servizi socio-sanitari”. Durante l’ininiziativa, racconta Hobo, “una studentessa neo-laureata in Giurisprudenza ha preso la parola per spiegare ciò che la settimana prima non aveva potuto dire all’incontro con Orlando. Dopo poco, quando hanno capito che la studentessa stava criticando il sì e spiegando le ragioni del no, dal tavolo della presidenza e dalla sala gli organizzatori (quasi tutti over 50, alla faccia della rottamazione) hanno tentato ripetutamente di interrompere la ragazza e di toglierle il microfono. Mentre parlava della disoccupazione giovanile, alcuni funzionari del Pd hanno iniziato a insultare e urlare ‘c’è troppo benessere! andate a lavorare!’, ‘zitti, questa è casa nostra!’, ‘tu non puoi parlare perché non hai titoli per farlo’, e via di questo passo. Una dozzina di giovani presenti, gli unici nella sala, hanno impedito che alla studentessa venisse tolto il microfono; la stessa cosa hanno fatto altre persone, schierandosi per la possibilità di ascoltare una voce fuori dal coro. Dopo alcuni minuti di isteria e urla scomposte, in cui si è palesato cosa il Pd intende per democrazia e diritto di espressione, gli studenti e i giovani precari presenti hanno deciso di andarsene, lasciando gli ormai pochi tesserati del Pd soli ad autorappresentare la propria propaganda”.