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Piazza Verdi, smobilita il presidio fisso delle forze dell’ordine

Il Cua sul provvedimento della Prefettura: “Era una presenza ridicola che, evidentemente, comincia ad essere insostenibile agli occhi della città”.

08 Marzo 2014 - 16:17

Per fortuna parliamo due alfabeti diversi!

“Mentre la procura di Bologna dispone il divieto di dimora a 12 persone (tra cui 8 militanti del Cua) nel comune di Bologna per i fatti relativi alle giornate di tensione del maggio scorso in piazza Verdi il nuovo prefetto dispone la smobilitazione del presidio fisso delle forze dell’ordine che, dall’era Kofferati in poi, aveva funestato il paesaggio della Zona Universitaria con la sua ingombrante presenza accanto al Teatro Comunale”. Lo scrive il Cua alla luce delle notizie sul passaggio da “fisso” a “mobile” del presidio delle forze dell’ordine in zona universitaria. “Blindati, camionette, defender, forze combinate di polizia, carabinieri e guardia di finanza in assetto anti-sommossa e con giubbotti anti-proiettile erano, come nella Kabul dei momenti peggiori, il pane quotidiano di chi vive attraversa questa parte di città. Una militarizzazione ostentata frutto dell’escalation della paranoia securitaria, della mitizzazione del discorso del degrado e dello studente-fannullone che rovina la città. Una gestione criminale dell’ordine pubblico che in tanti anni ha portato solamente all’esasperazione di situazioni assolutamente gestibili, rendendo piazza Verdi teatro delle scorribande autorizzate delle forze dell’ordine che portavano in questura chi si azzardava a mangiare un panino seduto in piazza, oppure chi stava pericolosamente discutendo in un gruppo superiore alle 5 persone. Un parossismo che si alimentava di ordinanze folli, forze dell’ordine allo sbando guidate da una questura corrotta e campagne mediatiche devianti al servizio del tornaconto politico di qualche uomo di partito piuttosto che foriere di un dibattito che fosse utile alla città di Bologna”.

Per il Cua “è questa la storia delle giornate del 23 e 27 maggio 2013 in cui le istituzioni mandavano allo sbaraglio le forze dell’ordine nel tentativo di impedire due assemblee pubbliche rispettivamente in via Zamboni e piazza Verdi, ottenendo in tutta risposta una resistenza attiva che ha conquistato il diritto di assemblea e di libertà di parola per gli studenti e le studentesse in quella che è una zona, pedonalizzata, su cui si affacciano quasi esclusivamente edifici dell’università, scuole e biblioteche. Quello che sembrava relegato ad un passato di autoritarismo cileno, l’abbiamo visto con i nostri occhi: nel 2013 a Bologna la possibilità di sedersi in cerchio a discutere davanti ad una facoltà non era per nulla scontata! Abbiamo conquistato questo diritto a spinta, vedendo la polizia scappare a gambe levate mollando sul posto per via della fuga precipitosa parte del proprio equipaggiamento anti-sommossa. Addirittura il sempre silente rettore Dionigi pronunciò parole preoccupate sulla negazione di questi diritti nel cuore di una piazza universitaria”.

Ora, finalmente “il discorso sulla Zona Universitaria è tornato con forza ad interessare il piano politico sottraendolo alle dinamiche mediatiche e di fazione del gioco partitico cittadino che ormai non dà più risposte su niente. Infatti gli effetti cominciano a vedersi e quel ridicolo e ostentato presidio militare comincia ad essere insostenibile agli occhi della città costringendo il prefetto a rimodulare la presenza delle forze dell’ordine in maniera ‘mobile’. Da parte nostra sappiamo che non è con gli interventi della polizia che si danno risposte concrete alla situazione in Zona Universitaria e siamo molto curiosi di vedere queste ‘truppe mobili’ in azione, ma il dato politico resta: quella giornate hanno riportato su un piano concreto e di sicuro beneficio per chi non ha mai potuto far sentire la propria voce in città”.

Continua il comunicato del collettivo: “Riprendiamo con forza quelli che sono i percorsi sulla Zona Universitaria contenuti nelle proposte per piazza Verdi che a nostro modo di vedere sono l’unica strada percorribile per dare voce a studenti e precari non come un problema, ma come una ricchezza consentendo di misurare questa parte di città sulle esigenze di chi tra università-azienda e politica dei sacrifici non è più rappresentato da questa classe partitica corrotta. Noi le risposte le stiamo già mettendo in campo dal basso con la collaborazione di centinaia di persone contro delle istituzioni che trincerate dietro mille scartoffie burocratiche sanno solo denuciare, reprimere e mandare via. Ma la legittimità di questi percorsi non la dà un pezzo di carta, ma la cooperazione di tanti soggetti che si mettono in gioco davvero.

A-rredo urbano: riqualificazione del Teatro Comunale con sagome inerenti a opere di musica classica che ha sbloccato il comune che chiacchierava da anni a vanvera. Piantumazione di Photinia, albero della libertà di piazza Verdi, murales nella facoltà di Lettere a soggetto poetico, ritinteggiatura della stazione di Bologna-San Vitale con la sistemazione della bacheca di quartiere.

B-isogni: occupazione dell S.tudentato Taksim per dare un tetto agli studenti (l’università mette a disposizione solo 1465 posti-letto a fronte di 40.000 fuori sede). Lo stabile era un ex-convitto in perfette condizioni inutilizzato da anni e sottratto alla collettività. Campagna #OccupyMensa contro la mensa più cara d’Italia, da mesi centinaia di studenti si autoriducono il pasto a 3 contro i 6 del prezzo ufficiale. Allestimento di una sala per lo studio collettivo nella biblioteca di discipline umanistiche del 36. Progetto Datastorm con migliaia di testi universitari disponibili gratuitamente in file-sharing per rendere i libri di testo accessibili a tutt*. Più di 1000 firme raccolte a sostegno di questi progetti.

C-ultura: apertura serale delle facoltà per eventi e manifestazioni di arte, musica e cultura. Da quest’anno anche la facoltà di Lettere ci sta seguendo su questo percorso. Grandi nomi della cultura in piazza in maniera gratutita e no-profit come Stefano Benni, Erri de Luca, Zerocalcare… Teatro in piazza libero e gratuito, simposi poetici e reading. Mercato biologico di Campi Aperti per un rapporto col cibo e la sua produzione che sia orientato al buen vivir. Seminari di Autoformazione allo Spazio Occupato Z-32 con la collaborazioni di docenti Unibo ed esperti internazionali per costruire un sapere critico.

D-emilitarizzazione: basta presidio militare accanto al teatro comunale. Fatto!
E-univercity: università al servizio di studenti e precari. Wireless libero e gratuito in tutta la Zona Universitaria come in tutte le grandi città europee, all’oggi non funziona bene neanche nelle facoltà.

E su alcune di queste lotte abbiamo anche strappato un tavolo di confronto con l’università che ha costretto l’Alma Mater ad interessarsi di queste questioni”.

In questo quadro, conclude il Cua, “la giornata dell’11 marzo, data dell’uccisione di Francesco Lorusso per mano delle forze dell’ordine di Kossiga e Andreotti, assume un’importanza che va al di là della semplice ricorrenza. Da quei giorni della primavera del ’77 ad oggi, la partita su una Zona Universitaria meticcia e solidale, che si misuri sulle esigenze di studenti, precari e quanti la vivono, resta tutta aperta e non sarà certo qualche misura cautelare a chiuderla. Continueremo con determinazione e tenacia a costruire un presente ed un futuro diverso, consapevoli che i diritti si conquistano a spinta. E’ per questo che invitiamo, martedì 11 marzo, la Bologna degna a scendere in piazza”.

Sempre per quanto riguarda l’anniversario della morte di Lorusso, alle iniziative già segnalate si aggiunge un “incontro di autoformazione sulla militanza autonoma a Bologna negli anni Settanta”, proposto da Hobo: martedì 11 marzo alle 21 in via Filippo Re. “Non si tratta di semplice memorialistica, ma di legare i fili tra le generazioni militanti, analizzare la genealogia del presente e affermare l’attualità della rivoluzione. Parteciperanno Valerio Guizzardi e Giorgio Lavagna, militanti dell’Autonomia bolognese”, spiega il collettivo. Inoltre, c’è in calendario anche la presentazione del video “Rivolta”, con l’autore Maurizio ‘Gibo’ Gibertini e lo scrittore Valerio Evangelisti: “Testimonianze e riflessioni personali, alternate, sulla militanza personale/politica di alcun@ compagn@ dell’Autonomia Operaia di Bologna, la cui appartenenza è il filo conduttore del racconto negli anni dal 1968 al 1980”. In questo caso l’appuntamento è per venerdì 14 marzo dalle  21 a Vag61, in via Paolo Fabbri 110.