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Piazza Verdi, dieci le denunce per giovedì

Contestati, a vario titiolo, resistenza, lesioni, manifestazione non preavvisata, accensioni pericolose, danneggiamento. Sei persone identificate per entrambe le serate di tensione. Hobo: “Procura si sostituisce a politica incapace”.

31 Maggio 2013 - 14:51

Come annunciato, oggi è arrivato in procura il secondo rapporto della Digos su piazza Verdi, quello relativo agli scontri di giovedì 23. Dieci gli attivisti denunciati, tutti ricondotti a Crash, Cua e Cas. Sei di loro sono tra i denunciati per i successivi fatti di lunedì 27.

I reati contestasti, a vario titolo, sono i medesimi: manifestazione non preavvisata, resistenza aggravata a pubblico ufficiale, lesioni finalizzate alla resistenza, getto pericoloso di cose, accensioni ed esplosioni pericolose, danneggiamento e uso di mezzi che rendono difficoltoso il riconoscimento.

Diversi gli episodi ricostruiti dagli investigatori: un ragazzo che colpisce con un casco gli agenti, chi li spintona, chi lancia bottiglie, un persona che lancia una bicicletta. Un attivista è stato visto mentre rovesciava a terra un bidone del vetro e raccoglieva le bottiglie. La lista dei denunciati è destinata ad allungarsi, con il proseguire delle indagini.

> Il comunicato di Hobo:

Siete circondati, arrendetevi

Lo abbiamo detto lunedì scorso dalla Piazza Verdi appena liberata: abbiamo vinto. Ora lo ripetiamo: insieme a poliziotti e carabinieri, abbiamo cacciato i loro mandanti politici. Parlano di “dietrofront”, è una disfatta. Come da copione, allora, ecco che la Procura si sostituisce a un potere politico incapace e alle corde: 25 denunce per aver difeso e praticato il legittimo diritto a riunirsi e discutere, a respingere i tentativi di militarizzazione degli spazi urbani e della zona universitaria. A queste si aggiungono le veline su misure repressive per altre iniziative politiche di mesi e anni trascorsi, come quando nello scorso dicembre insieme ai lavoratori della logistica in lotta picchettammo il punto vendita Ikea di Bologna. I giornali parlano senza troppo pudore della “controffensiva della Procura”, mostrando involontariamente la vera natura di queste ennesime denunce: si tratta di un maldestro tentativo di intimidazione mafiosa contro il diritto di resistenza e di espressione collettiva. Dal canto nostro, rivendichiamo con ancora più forza tutto ciò che abbiamo fatto con tante e tanti e che continueremo a fare: dalla prima sedia messa in via Zamboni per difendere lo svolgimento di un’assemblea fino all’ultimo poliziotto cacciato da Piazza Verdi, dalle campagne per la riduzione dei costi della mensa alle iniziative di discussione e socialità, politiche e culturali, con cui stiamo costruendo una nuova università e spazi metropolitani da vivere in comune. É con questa determinazione che sabato 1 giugno saremo alla manifestazione contro la Granarolo e le cooperative della logistica (h. 15 da Piazza Nettuno) e martedì 4 giugno al corteo da Piazza Verdi alle 18, per poi continuare a riempirla di assemblee e iniziative.

Perché le lotte dei facchini e degli studenti hanno in comune la battaglia contro le condizioni di sfruttamento e di precarizzazione, contro il restringimento degli spazi di agibilità politica e sociale (dal diritto agli spazi metropolitani a quello di sciopero), per la dignità e per trasformare collettivamente le nostre vite.

Denunce e misure repressive, dunque, dimostrano solo una cosa: la debolezza di un potere politico in crisi e privo di legittimità. Noi ve lo ripetiamo, ancora una volta: toglietevi di mezzo, perché non potete fermare il vento.

31 maggio 2013 da Piazza Verdi liberata

Hobo – Laboratorio dei Saperi Comuni