I letti scendono da 287 a 261. Coordinamento Migranti: salta l’accordo che prolungava l’accoglienza nei Cas, che evitava ai migranti di dover andare in “dormitori, strade o parchi a morire di freddo”.
Dopo l’approvazione martedì scorso alla Camera del decreto sicurezza, il Coordinamento Migranti dice la sua sulle scelte che le nuove direttive nazionali in materia di immigrazione stanno già determinando sul territorio, segnalando che ci sarà una brutta “novità nell’inverno bolognese”. Se infatti “dal primo dicembre sarà attivato il ‘piano freddo’, il sistema di servizi che il comune predispone per far fronte alle necessità di chi vive per strada”, in concomitanza del quale “fino all’anno scorso Prefettura ed enti gestori (le cooperative che gestiscono i centri di accoglienza) avevano stretto un accordo che permetteva il prolungamento dell’accoglienza all’interno dei Cas oltre i termini previsti”, per quest’anno invece “l’accordo è saltato, a dimostrazione di come gli effetti del governo giallo-verde non si facciano attendere”, nonostante “questo piano straordinario, inizialmente pensato per le persone senza fissa dimora, rappresenti da anni una delle poche soluzioni per i migranti che sono esclusi o vengono buttati fuori dai percorsi di accoglienza durante i mesi invernali”. L’accordo infatti determinava anche “di fatto la sospensione delle uscite dai Cas durante il periodo invernale, evitando così il riversamento dei migranti nei dormitori, nelle strade o nei parchi a morire di freddo”. Per il Coordinamento è il segnale che “il nuovo clima del razzismo di governo si preannuncia più freddo del solito”.
Sull’attuazione del piano freddo – che l’anno scorso prevedeva 287 posti e che per quest’anno saranno ridotti a 261, secondo quanto dichiarato dal Comune – “peseranno quindi – spiega il Coordinamento – le misure di un governo razzista che ha dato un’accelerata sostanziale al clima di violenza, istituzionalizzando di fatto la clandestinità. Peseranno le espulsioni dall’accoglienza, così come i blocchi nell’accedervi, che inevitabilmente seguiranno alla trasformazione in legge del decreto Salvini. Agli esuli dei Cas si aggiungeranno i migranti che non potranno più avere accesso alla protezione umanitaria e coloro che stanno già diventando clandestini grazie all’aumento esponenziale del numero dei dinieghi da parte della Commissione territoriale. E si aggiungerà chi, ottenuto un permesso di soggiorno, dovrà abbandonare il Cas entro 5 giorni, ma senza un lavoro o con un lavoro povero non potrà pagare un affitto, sempre che riesca a trovare chi è disposto ad affittargli una stanza o una casa. Un’impresa difficile per studenti e lavoratori italiani, figuriamoci per un migrante. Inoltre, i migranti che al momento sono accolti negli Sprar in attesa di avere una risposta alla loro richiesta di protezione umanitaria si troveranno in un vicolo cieco: se non potranno convertire il permesso umanitario in permesso per lavoro cadranno nella clandestinità”.
Per questo – conclude il Coordinamento – “una volta criminalizzata la solidarietà tra migranti, abolita la protezione umanitaria, moltiplicati i casi di diniego, ristrette le possibilità di accedere all’accoglienza, i migranti non avranno altra possibilità che recarsi agli sportelli del piano freddo e affidarsi ad Asp (Azienda pubblica di servizi alla persona) e assistenti sociali, ma difficilmente riusciranno ad avere accesso ai pochi posti letto dei dormitori. Se prima risultava inaccettabile che un notevole numero di migranti e italiani fosse lasciato per la strada, se non altro per motivi di decoro urbano, quest’anno il fatto che dei migranti vengano sbattuti per strada in pieno inverno non fa più impressione, né notizia, diventa semplicemente la prassi. E tutto questo accade mentre il sindaco e la sua opposizione di sinistra si vantano dell’accordo di cooperazione e accoglienza stipulato con Barcellona e la sua sindaca Ada Colau. Ma, in questo slancio di umanitarismo, Merola si è reso conto che con il mancato accordo tra Prefettura ed enti gestori rischia di trovarsi la Montagnola piena di tende? Dovremo scendere nuovamente in piazza perché il Comune si ponga il problema? Che risposta politica ha intenzione di dare? L’anno scorso l’inventiva si era fermata al Daspo urbano, appositamente introdotto da Minniti. Quest’anno a che cosa pensano il sindaco e la sua amministrazione? Non penseranno mica che un gesto meramente simbolico come la sospensione comunale del decreto Salvini possa risolvere il problema dell’insufficienza del piano freddo?”
Segnaliamo, infine, quali saranno le strutture coinvolte nel ‘Piano freddo’ per quest’anno: Casa del Riparo Notturno Zaccarelli (“Capannoncino”) in via del Lazzaretto 15 (33 posti, solo accoglienza maschile); Rifugio Notturno in via del Gomito 22 (un posto con la possibilità di ospitare cani nella zona esterna attrezzata); Casa Willy in via Pallavicini 12 (80 posti, accoglienza maschile e femminile). Centro Beltrame in via Sabatucci 2 (25 posti, accoglienza maschile e femminile); Villa Serena in via della Barca 1 (35 posti, solo accoglienza maschile); Fantoni in via Fantoni 15 (33 posti, solo accoglienza maschile); moduli abitativi di via del Lazzaretto 15 (quattro posti, uomini e donne); Centro Rostom, via Pallavicini 12 (10 posti, uomini e donne); strutture dedicate del Pronto Intervento Sociale-Pris (cinque posti). Ci sono poi i posti messi a disposizione da sei parrocchie della citta’ (solo per uomini): Sant’Antonio di Padova in via della Dozza 5/2 (12 posti); San Bartolomeo della Beverara in via della Beverara 90 (quattro posti); Sant’Andrea di Bondanello a Castel Maggiore (sei posti); Santa Rita in via Massarenti 418 (quattro posti); Capanna di Betlemme a Funo di Argelato (sei posti); San Domenico Savio in via Andreini 36 (tre posti). È prevista poi un’ammissione per le situazioni di emergenza riscontrate dalle forze di polizia o dai pronto soccorso cittadini, tramite il Pris, il Pronto intervento sociale, che potrà usufruire di posti dedicati che si andranno ad aggiungere a quelli già individuati.