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Per saperne di più su Tper

L’azienda di trasporto, di proprietà pubblica, è nata dalla fusione tra Atc e Fer. Al primo anno di vita è già in rosso di 9,4 milioni di euro, eppure i conti delle due aziende erano positivi. Tra presidente e direttore quasi 200.000 euro all’anno di compensi.

14 Marzo 2013 - 17:00

I dipendenti di Tper, questa mattina, con uno sciopero selvaggio hanno mandato in crisi la mobilità cittadina e mandato su tutte le furie enti locali, commercianti e compagnia bella. Ovviamente durissima la reazione della stessa Tper, che però ha poche lezioni da dare visto che proprio ieri aveva annunciato un buco in bilancio di ben 9,4 milioni di euro. Un biglietto da visita niente male, visto che si tratta del primo bilancio della società, nata circa un anno fa con la fusione di Atc e Fer: due aziende che, quanto meno, fino al momento della fusione presentavano conti positivi. L’azienda e il Comune di Bologna si sono affrettati a dire che il buco in bilancio non c’entra nulla con la fusione e che verrà ripianato. Come? Manco a dirlo, per l’assessore comunale Andrea Colombo la prima strada da battere è quella di intensificare i controlli contro chi non paga il biglietto. Tanto per non scaricare tutto sui cittadini meno facoltosi, evidentemente…

Tper, intanto, è una società giovane che però ha già avuto diverse occasioni per farsi notare anche sul nostro giornale: dalla campagna “Io vado e non evado” ai lavoratori delle biglietterie che rischiano il posto, passando per i milioni che la vecchia Atc deve al fisco 1,5 milioni tra tasse non pagate e mora.

Ci sembra utile, dunque, fare un piccolo viaggio nei meandri di questa azienda ricordandone, innanzitutto, la natura integralmente pubblica: le quote principali sono in capo a Regione Emilia-Romagna (46,13%), Comune di Bologna (30,11%) e Provincia di Bologna (18,79%).

Il presidente è Giuseppina Gualtieri, con un compenso di 80.000 euro lordi all’anno. Prima di arrivare in Tper è stata presidente della società che gestisce l’aeroporto Marconi: venuto a mancare un bis su quella poltrona, il Comune l’ha prontamente nominata alla guida di Tper. Lunghissimo l’elenco delle realtà in cui svolge o ha svolto incarichi: Hera, Seabo, PromoBologna, Nomisma, Unicredit Factoring, Il Mulino, ministero dell’Industria…

Il vicepresidente è Paolo Natali (30.000 lordi), già consigliere comunale del Pd. Il direttore generale è invece Claudio Ferrari. Con un passato da amministratore locale del Pds reggiano, è stato amministratore delegato di Seta (l’azienda dei trasporti di Modena, Reggio Emilia e Piacenza) ed è ancora nel suo Cda. In Tper il suo compenso è pari a 110.000 euro lordi, mentre in quanto consigliere di Seta si aggiungono 10.845 lordi annui ed un gettone di presenza pari a 150 euro per ogni seduta del Cda. Tra gli altri dirigenti, poi, ce ne sono ben due per gestire le relazioni sindacali e uno di questi arriva dalla Cgil di Parma. Anche un altro manager ha un passato in Cgil, ma è stato anche assessore con il centrosinistra a Bologna. Pd e Cgil spuntano spesso, insomma, nell’organigramma Tper: sarà un caso, ovviamente.

Nel frattempo, lo sciopero a sorpresa di questa mattina continua ad alimentare il dibattito cittadino. All’elenco dei “fustigatori” si aggiunge, immancabile, la segreteria del Pd: “Un atto irresponsabile che non esitiamo a condannare. Al fianco dei lavoratori, invece, si schiera il comitato No People mover: “Si è trattato di un’azione dura e necessaria per porre all’evidenza della popolazione cittadina la scellerata gestione dell’azienda da parte della direzione, con la complicità di Comune, Provincia e Regione. Le burocrazie dei sindacati confederali si sono dimostrate inadeguate a sostenere la lotta, per questo motivo questa notte un’assemblea di 400 lavoratori ha deciso di agire in autonomia e senza preavviso”.