Contestata per la prima volta (a due ragazzi di 21 e 23 anni) un’aggravante che tiene conto della candidatura a patrimonio Unesco. Intanto, ecco il ‘business del decoro’: il Comune partecipa alla promozione di un’azienda privata che si propone ai proprietari dei palazzi per pulire i muri.
Fino a un anno di carcere e fino a 3.000 euro di multa. E’ quanto rischiano due ragazzi di 21 e 23 anni, incensurati, che qualche notte fa sono stati fermati dalla Polizia con l’accusa di aver realizzato una scritta su un portico all’angolo tra via Mazzini e piazza Trento e Trieste. I due writer sono stati denunciati per imbrattamento aggravato dal fatto di essere stato commesso “su cose di interesse storico o artistico”: questo perchè i portici di Bologna puntano al riconoscimento di patrimonio Unesco. E’ la prima volta che viene contestata questa aggravante. A causa di ciò, i due ragazzi potrebbero essere condannati a una pena compresa fra i tre mesi e un anno e al pagamento di una multa fra i 1.000 e i 3.000 euro. Inoltr, il giudice potrebbe obbligare i ragazzi a ripulire il portico o in alternativa a pagare al Comune le spese per la cancellazione della scritta.
E nel frattempo, nella lunga crociata contro i graffiti arriva anche un’altra novità: il Comune partecipa alla pubblicizzazione di un’azienda privata che si propone sul mercato per ripulire le mura dei palazzi. Si tratta di un’impresa specializzata, di Lugo. E’ l’Ascom che nei giorni scorsi ha organizzato una conferenza stampa per presentare pubblicamente i servizi offerti dall’azienda in questione, che si rivolge ai proprietari degli edifici per realizzare interventi di ripristino e restauro. Si tratta insomma di accordi commerciali tra privati. Dovrebbe suonare un po’ strano, quindi, che alla presentazione di questa azienda (di fatto un’operazione di marketing) abbia partecipato anche l’amministrazione comunale, nella persona dell’assessore alla Sicurezza, Alberto Aitini. I graffiti “sono uno dei problemi principali della città. La pulizia è un’assoluta priorità”, ha dichiarato. Nulla di nuovo. Ma perchè il Comune promuove i servizi proposti da un’azienda privata? Sul cosiddetto “business dell’accoglienza” si sono sprecate un sacco di parole, forse varrebbe la pena di farsi qualche domanda anche sul “business del decoro” .