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Per il Consiglio di Stato benedizioni in classe legittime, ma non in orario scolastico

I ricorrenti non si arrendono: “Impugneremo la sentenza presso la Corte europea dei diritti dell’uomo”. Intanto Sgb firma un’intesa sui servizi scolastici e al Righi gli Studenti Antifascisti cancellano le svastiche, criticati dalla presidenza.

28 Marzo 2017 - 15:54

Prete a scuolaIl Consiglio di Stato ha emesso ieri “una sentenza che accoglie il ricorso del Miur e ritiene legittime le benedizioni pasquali effettuate nel 2015 presso l’Ic 20 di Bologna al di fuori dell’orario scolastico. Evidenziamo che anche il Consiglio di Stato conferma l’illegittimità di  svolgimento di atti di culto in orario scolastico e che la sentenza ha valenza nazionale! Ci riserviamo il diritto di chiedere il pronunciamento della Corte europea dei diritti dell’uomo sulla legittimità di svolgere atti di culto in ambiente scolastico”. E’ l’informazione resa nota dal Comitato bolognese scuola e Costituzione, che ricostruisce così l’intera vicenda: “Il 9 febbraio 2015, facendo seguito alla richiesta dei parroci delle tre chiese che operano nei territori dei tre plessi dell’Istituto comprensivo n. 20 di Bologna: scuole elementari Carducci e Fortuzzi, scuola media Rolandino, il consiglio di Istituto deliberò a maggioranza di ‘concedere l’apertura dei locali scolastici di tutti e tre i plessi dell’Ic 20 per le benedizioni pasquali richieste dai parroci del territorio’.  Il 2 marzo 11 insegnanti e 9 genitori, sostenuti dal Comitato bolognese scuola e Costituzione presentarono ricorso d’urgenza per chiedere la sospensiva della delibera. Il Tar fissò l’udienza per il 26 marzo. In risposta alla richiesta fatta per iscritto dai legali dei ricorrenti di attendere il parere del Tar del 26 marzo il Consiglio di Istituto dell’Ic 20 volle forzare i tempi deliberando il 12 marzo con 11 voti favorevoli e 4 contrari che le benedizioni pasquali richieste dai tre parroci interessati si tenessero il 20 marzo alle scuole Fortuzzi e il 21 marzo sia alle scuole Rolandino che alle scuole Carducci. Riti che svolsero con una partecipazione di famiglie e studenti irrisoria. A questo punto il Tar procedette al giudizio di merito. La sentenza n. 166 del 9/02/16 annullò la delibera del Cdi in base alla considerazione che non è legittimo che la scuola sia ‘coinvolta nella celebrazione di riti religiosi che sono essi sì attinenti unicamente alla sfera individuale di ciascuno – secondo scelte private di natura incomprimibile – e si rivelano quindi estranei ad un àmbito pubblico che deve di per sé evitare discriminazioni’. Il Ministero dell’istruzione il 29/02/16 presentò appello al Consiglio di stato contro la sentenza, prima chiedendone la sospensione e successivamente, in considerazione del fatto che le benedizioni si svolsero regolarmente, aderendo alla richiesta di giudizio di merito. L’udienza di merito davanti al Consiglio di Stato si è tenuta il 20 dicembre 2016”.

Nel merito della sentenza, ecco le contestazioni del Comitato: “1) L’affermazione che ‘Il fine di tale rito, per chi ne condivide l’intimo significato e ne accetta la pratica, è anche quello di ricordare la presenza di Dio nei luoghi dove si vive o si lavora, sottolineandone la stretta correlazione con le persone che a tale titolo li frequentano’. Ci sembra invece che i luoghi di lavoro e di studio gestiti dallo Stato italiano debbano restare estranei a ogni iniziativa confessionale in nome del principio supremo della laicità dello Stato. 2) L’interpretazione capziosa del Dpr 275/99 per cui ‘l’espressione «riconoscono e valorizzano le diversità», si riferisca a’ tutte quelle iniziative che si rivolgano, piuttosto che alla generalità unitariamente intesa degli studenti, soltanto a determinati gruppi di essi, individuati per avere specifici interessi od appartenenze, per esempio di carattere etico, religioso o culturale, in un clima di reciproca comprensione, conoscenza, accettazione e rispetto, oggi tanto più decisivo in relazione al fenomeno sempre più rilevante dell’immigrazione e della conseguente necessità di integrazione’. Ci sembra che questa posizione rischi di far precipitare le scuole statali nella logica delle scuole private di tendenza, in contrasto con lo spirito e la lettera degli art. 1,2,3, 33 e 34 della nostra Costituzione. E sosteniamo con forza la sentenza del Tar Emilia Romagna del 29/02/16. Per questi motivi intendiamo ricorrere contro la sentenza del Consiglio di Stato presso la Corte europea dei diritti dell’uomo”.

Restando in ambito scolastico, intanto, Sgb fa sapere di aver firmato con l’amministrazione comunale un verbale d’accordo che prevede alcune linee guida per il prossimo bando per i servizi educativi a supporto degli alunni disabili e integrativi. Scrive il sindacato di base: “In premessa crediamo necessario ribadire che come Sgb non condividiamo quella che è una prassi ormai consolidata degli enti pubblici di redistribuire i soldi pubblici a cooperative, spesso ‘sociali’. Le lavoratrici e lavoratori Sgb sono ben coscienti che a questa gestione del bene pubblico corrisponde l’impossibilità di godere delle stesse condizioni lavorative e salariali di quelli pubblici , pur svolgendone le stesse mansioni ; corrisponde a flessibilità e ad una precarietà perenne data dai continui cambi d’appalto; e infine può corrispondere a gestione di malaffare che nella città di Roma hanno portato ad esempio a Mafia Capitale. Fatta questa premessa come Sgb ci siamo comunque scelti un ruolo, quello della difesa dei diritti dei lavoratori e del miglioramento delle condizioni di lavoro nel concreto e per questo abbiamo deciso dopo molte iniziative e 3 incontri con l’amministrazione comunale, di sottoporre ai lavoratori in assemblea, un accordo che per la prima volta viene fatto prima dell’uscita del bando e che inserisce alcune tutele e migliorie. I lavoratori ci hanno dato mandato per firmare con una apposita nota a verbale che alleghiamo. Entrando nel merito possiamo sicuramente dire che l’accordo prevede che il bando contenga un innalzamento dell’inquadratura contrattuale, a tutti coloro che lavorano in questi servizi , che fino ad ora , allo scopo di risparmiare l’amministrazione aveva differenziato tra educatori e assistenti ; ora saranno tutti educatori; un riconoscimento del lavoro dal punto di vista qualitativo e salariale. Rimane invece aperta, dal nostro punto di vista, la certezza sulla continuità occupazionale durante l’estate per la quale si è ottenuta solamente una formula premiale per la coop. che introdurrà nel proprio progetto, anche l’interesse per la gestione di centri estivi. Riteniamo importante il fatto che l’Accordo metta per la prima volta per iscritto il riconoscimento dell’importanza del pasto e delle ore di programmazione , la garanzia della continuità occupazionale e puntualizzi la non obbligatorietà ad associarsi alla cooperativa vincente l’appalto. Tutti intenti che secondo Sgb avrebbero potuto trovare formule più stringenti, come richiesto, purtroppo in solitudine, ai tavoli di confronto. Su queste criticità si è focalizzata di conseguenza la nostra nota a verbale. Su questi temi Sgb vigilerà e non intende smobilitare”.

Questo il testo della nota allegata al verbale: “Sgb puntualizza che se la clausola sociale sarà quella del Protocollo di intesa in materia di appalti di lavori, forniture e servizi sugli appalti siglato nel 2015, potrebbe non essere sufficiente a garantire la continuità lavorativa in caso di cambio d’appalto; che nell’affidamento del servizio sarebbe necessario, per far prevalere l’aspetto tecnico-qualitativo della proposta progettuale rispetto a quello economico, adottare una proporzione pari al 90% – 10%. che la formula sulla continuità lavorativa, nei mesi estivi, non è sufficiente a garantire la totalità delle lavoratrici e dei lavoratori per i quali sarà necessario individuare ulteriori soluzioni che, rispetto alla nuova figura educativa prevista dall’ Accordo di programma metropolitano, sarebbe necessario definirne il totale delle ore di programmazione nel capitolato d’appalto; che in merito al diritto al pasto per tutti lavoratori sarebbe necessario che l’a.c. definisse un apposito accordo con i gestori dei pasti, congiuntamente ai gestori dei servizi educativi e Oo.ss, mettendo a disposizione le risorse economiche che saranno necessarie”.

Per finire, qualche giorno fa gli Studenti Antifascisti hanno comunicato di aver “eliminato le croci celtiche e le svastiche dal muro davanti al liceo Augusto Righi. Con questa azione iniziamo il nostro percorso sull’antifascismo verso il 25 aprile. Faremo ogni settimana un’azione o un evento culturale o sociale! Stay tuned”.

La dirigenza del Righi ha risposto sulla stampa criticando questa iniziativa ed accusando chi l’ha messa in campo di aver imbrattato i muri per realizzarla.

La replica degli Studenti Antifascisti: “Rivendichiamo con forza l’azione di venerdì pomeriggio all’ingresso del liceo, dalle cui pareti abbiamo eliminato le croci celtiche e le svastiche. Riteniamo questa azione necessaria in primis poiché prima di noi nessuno era intervenuto per rimuovere questi simboli di matrice fascista e soprattutto per il significato politico che questa azione porta con se. Resta il fatto che per noi la discussione tra studenti è il fulcro cardine per distruggere ideologie che professano odio e discriminazione. Siamo disponibili e invitiamo ad aprire spazi di discussione su questo tema all’interno dello stesso liceo Righi e di tutte le altre scuole che condividono come noi questa necessità. Contro ogni fascismo, sempre antifa!”.