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Per i minori, pure neonati, il permesso di soggiorno è precario

Il Coordinamento migranti: “Forse la Questura vuole dare loro un assaggio della vita dopo i 18 anni. Deve avere una grande fantasia o un istinto pedagogico represso. Oppure vuole integrarli alla crisi e alla precarietà”.

05 Dicembre 2016 - 12:51

Immagine Coordinamento MigrantiI paradossi della burocrazia per chi chiede il permesso di soggiorno a Bologna non conoscono età, e a pagarne lo scotto sono anche i minori. Come denuncia il Coordinamento migranti: “Fino a questa estate, quando consegnava al genitore il permesso di soggiorno Ue di lungo periodo (la durata è 5 anni), ne allegava anche un altro, uguale per tipologia e durata, per il figlio. Ora, invece, se il minore non risiede qui da almeno cinque anni, gli viene consegnato un semplice permesso di soggiorno di un anno. Anche se è nato in Italia!”.

Un cortocircuito che, come lo stesso gruppo spiega, andrebbe contro perfino ai regolamenti: “L’art. 31 del Testo unico è chiaro: il minore segue la condizione giuridica del genitore. La direttiva europea che stabilisce che al minore spetta un permesso di soggiorno individuale e separato non cambia il fatto che egli ha diritto alla stessa tipologia di permesso”.

Nonostante le norme prevedano il rilascio dello stesso documento sia per il genitore che per il bambino per la stessa durata di cinque anni, la questura di Bologna costringe i figli al rinnovo annuale provocando un esborso maggiore per la famiglia che deve pagare ogni anno la tassa.  A spiegarlo è il coordinamento: “La questura rovescia il senso della direttiva e la utilizza contro i minori e contro i genitori costretti a pagare il permesso dei figli ogni anno. La questura considera il bambino – anche quando appena nato in Italia – alla stregua di un familiare aggiunto per il quale richiede 5 anni di residenza prima di concedere il permesso di lungo periodo. Così facendo la questura produce razzismo istituzionale perché è difficile che un neonato possa avere una permanenza di 5 anni! Dicono di farlo per l’integrazione, perché la permanenza è una condizione importante per essere integrati ma la verità è che fino al compimento del quinto anno la sua integrazione si riduce al pagamento annuale del permesso. Non riusciamo quindi a immaginare come la consegna di permessi di un anno faciliti l’integrazione”.

Così gli attivisti sottolineano la gravità della condizione delle famiglie migranti in questo sistema:”Forse la questura vuole dare ai minori un assaggio di come sarà la loro vita compiuti i 18 anni, a inseguire lavori con salari da fame, permessi di soggiorno precari e attese infinite per averli? La questura deve avere o una grande fantasia o un istinto pedagogico represso. Oppure, semplicemente, quella della questura è un’integrazione a pagamento che vuole integrare i migranti, anche quando neonati, alla crisi e alla precarietà”.