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Parigi / Scontri alla marcia Anti-Cop21, 317 arresti

Accusati di “partecipazione a manifestazione non autorizzata” i manifestanti che ieri hanno sfidato lo stato d’urgenza. Riproponiamo un commento da Infoaut: “Quando la generazione Bataclan esce dalla terrazza del bistrot, partono le manganellate”.

30 Novembre 2015 - 16:42
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Foto da Malgré l’interdiction des miliers de personnes ont manifesté à Paris contre la Cop21, Paris-luttes

Ieri, nonostante il divieto di assembramento imposto dalle autorità francesi in osservanza dello stato d’urgenza, circa quattro mila persone di sono ritrovate in place de la Rèpublique a Parigi per manifestare contro la Cop21, la conferenza Onu sul clima. Come riportato dal sito di informazione Paris-luttes, il corteo è stato da subito bloccato dalla polizia che ha lanciato gas lacrimogeni e granate sui manifestanti. “Stato d’urgenza, stato di polizia; non ci impedirà di manifestare” è stato uno degli slogan ripetutamente lanciati dalla piazza verso le forze dell’ordine che aggressivamente si scagliavano contro i manifestanti colpendoli con i tonfa e sfoderando le bombolette di gas irritante sulle loro facce. Per tutto il pomeriggio, mentre gli scontri andavano avanti, le pattuglie di polizia continuavano a bloccare e far salire sulle camionette numerosi manifestanti conducendoli nei diversi commissariati della città. Inoltre, prima ancora che la manifestazione cominciasse, già nelle prime ore della mattina una cinquantina di persone erano state fermate in via preventiva dalle forze dell’ordine.  A fine giornata a dare i numeri della repressione è il ministro degli Interni Bernard Cazeneuve: 208 arresti e 174 fermi. Un numero impressionante che in realtà viene ricorretto dalle agenzie il giorno dopo: 341 arresti di cui 317 gardes à vue (una sorta di custodia cautelare). Per molti di loro il reato contestato: “partecipazione a una manifestazione vietata”. 

 

> Ripubblichiamo un commento da Infoaut:  

La generazione Bataclan deve restare al Bataclan” 

Ieri più di 5’000 persone si sono date appuntamento per far sentire la propria voce durante la COP21 nonostante la manifestazione fosse stata vietata in nome dello stato di emergenza post-attentati. Il governo francese aveva intimato ai cittadini di restarsene a casa propria, martellando a mezzo stampa di black-bloc e altri esseri mitologici. Ma anche, più prosaicamente, mettendo preventivamente agli arresti domiciliari diversi attivisti anti-cop21 grazie allo strapotere concesso alla polizia dallo stato di emergenza. Non ha funzionato, quindi, la strategia della paura del presidente con l’elmetto, François Hollande.

Dopo il concentramento i manifestanti partono in corteo ma vengono immediatamente caricati. Cominciano tre ore di follia in cui la polizia in assetto di guerra cerca di disperdere i manifestanti a colpi di lacrimogeni e granate stordenti. Qualcuno cerca di difendersi per tenere lontani gli uomini armati dal corteo con i propri corpi, vola qualche oggetto sugli scudi degli agenti ma il bilancio è pesante, si parla ormai di 317 fermi di polizia in tutto tra manifestanti, curiosi e giovani col look un po’ sbagliato.

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Foto da Malgré l’interdiction des miliers de personnes ont manifesté à Paris contre la Cop21, Paris-luttes

Questo è ciò che successo, nonostante ciò che raccontano i media francesi (ripresi a pappagallo al di qua delle Alpi), mostrandoci bene che la propaganda in tempo di guerra non ammette pericolose deviazioni dalla versione ufficiale.

A due settimane dagli attentati ci viene mostrato in maniera didascalica cosa c’è dietro la pomposa retorica sulla democrazia sotto attacco con cui si sono riempiti la bocca i potenti del mondo: per difendere la “libertà dell’occidente” niente di meglio che manganellare chi viola il divieto di manifestare in tempo di guerra.

“L’Occidente è sotto attacco perché la nostra libertà fa paura” titolava a qualche giorno dagli attentati Ezio Mauro, il direttore di Repubblica. Come dargli torto? Quanto fa paura una società in cui l’unica libertà difesa è quello di consumare – con la birretta al bar elevata a gesto di resistenza contro i terroristi – mentre la polizia arresta indiscriminatamente centinaia di persone sparando lacrimogeni sulla folla? La vostra libertà è l’economia che gira e i manganelli sulle teste dei dissidenti. Oggi i media nostrani continuano a dare il peggio di sé. “Oltraggio alle vittime” gridano i giornali, scandalizzati più dalla sorte delle candele del memoriale a Place de la République che dallo scricchiolare delle loro benamate libertà democratiche sotto legge marziale. “Parigi ostaggio dei violenti” ripetono in coro i TG, senza nemmeno rendersi conto dell’indecenza di tali iperboli in una città dove solo qualche giorno fa uomini armati hanno davvero sequestrato e ucciso centinaia di persone.

Libération, il giornale che meglio rappresenta la parabola di una certa sinistra post-sessantottina, all’indomani degli attentati titolava “generazione Bataclan”. Un’espressione fortunata, immediatamente ripresa nel discorso presidenziale di Hollande perché è proprio questo è il ruolo edulcorato a cui la politica vuole relegare chi oggi ha tra i 20 e i 35 anni. Quella delle vittime. E quella dei consumatori.
Quando la generazione Bataclan esce dalla terrazza del bistrot, partono le manganellate democratiche a difesa dei valori dell’occidente.  Vive la république!

DTG per infoaut