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Otto marzo: sciopero transfemminista, sciopero contro la guerra [foto]

Interventi e azioni comunicative di Non Una Di Meno, che ha dato il via alla giornata di mobilitazione con un presidio in piazza Maggiore, mentre lo sciopero ha attraversato i luoghi di lavoro e altre iniziative si sono svolte in diverse zone della città. Intanto, aumentano le donne che chiedono sostegno ai Centri antiviolenza dell’Emilia-Romagna.

08 Marzo 2022 - 14:00

Oggi, 8 marzo, lo sciopero femminista e transfemminista indetto da Non Una Di Meno è anche uno sciopero “contro la guerra e per il disarmo”, con interventi e azioni comunicative dislocate in diversi momenti della giornata. Esprimere un netto rifiuto della guerra “significa rifiutare di schierarsi da una parte o dall’altra di due potenze mondiali in competizione per affermare il proprio potere. Le femministe condannano Putin e un governo invasore che usa la violenza di stato e il nazionalismo con le parole d’ordine di casa, patria e famiglia, ma anche chi in Europa e in Italia strumentalizza questa condanna per fomentare una corsa agli armamenti e giustificare un intervento bellico”, sottolinea Non Una di Meno: “Mentre le sanzioni economico-finanziarie non scalfiscono il potere degli oligarchi russi ma stanno già duramente colpendo la popolazione civile, la guerra russo-ucraina sta rimettendo in discussione il già problematico progetto di rilancio economico europeo, avviato con NextGeneration Eu e con il Pnrr. Le sue conseguenze saranno gravi anche in Europa e innescheranno una nuova pesantissima crisi economica globale. A pagarne il prezzo più alto saranno coloro che sono già stati pesantemente colpiti dalla crisi pandemica, le persone più povere, le donne, chi rifiuta i ruoli di genere, le persone migranti bloccate ai confini. Non Una Di Meno si oppone a chi, anche in Ucraina, utilizza il nazionalismo come strumento di oppressione e discriminazione, e alla logica di un’accoglienza diversificata per i profughi, che ai confini dell’Ue respinge o accetta in base al colore della pelle e alla nazionalità di provenienza”.

Le femministe “esprimono la loro solidarietà- continua Non Una Di Meno- a chi sta subendo le violenze della guerra, allə migranti, ucraine e non, che fuggono dalle devastazioni, a tuttə coloro che in Russia si stanno ribellando al governo autoritario di Putin e sfidano la repressione più dura, alle donne ucraine in Italia, spesso costrette a condizioni di sfruttamento e emarginazione dal vincolo del permesso di soggiorno. Lo sciopero femminista e transfemminista mette anche in discussione le condizioni violente della pace che produce violenza istituzionale, sui confini e gerarchie. Insieme alle femministe russe e in tutta Europa, Non una di Meno chiede una cessazione immediata delle operazioni militari, di avviare le politiche di disarmo e di rifiuto dei patti miliari, un trasferimento delle spese militari al welfare, all’istruzione e alla sanità, libertà di movimento e un permesso di soggiorno europeo incondizionato per tutte e tuttx”.

Parole d’ordine che Non Una Di Meno, in attesa del corteo che partirà stasera da piazza XX Settembre, ha cominciato a rilanciare fin da stamattina con il presidio, con microfono aperto e laboratori, convocato in piazza Maggiore “per dare voce a coloro che vivono le diverse forme di violenza”. Ma ci sono anche diverse altre mobilitazioni messe in campo in città per l’8 marzo e annunciate da realtà sociali e sindacali nei giorni scorsi.

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8 marzo 2022

In via Marconi, per cominciare, in occasione dello sciopero delle lavoratrici e dei lavoratori delle biglietterie Tper, sono “in corso da stamattina il presidio e l’occupazione della biglietteria Tper“, fa sapere Usb lavoro privato, “a sostegno dello sciopero delle lavoratrici in appalto alla Holachek. Una iniziativa di denuncia contro la pratica aziendale di sostituire sistematicamente le scioperanti con personale esterno alle biglietterie. Pratiche di crumiraggio ancora più odiose nella giornata di sciopero dell’otto marzo”. Per questo, “le lavoratrici e i lavoratori delle biglietterie Tper puntano il dito contro la gestione padronale e patriarcale di Holacheck, che utilizza personale precario e sottoinquadrato per sostituire le lavoratrici che si autodeterminano nella piattaforma dello sciopero dell’8 marzo, contro la violenza economica, che mette costantemente sotto ricatto le lavoratrici con licenziamenti imposti e part-time obbligatori, contro la violenza sulle donne nella sua accezione fisica e psicologica, contro i femminicidi che continuano ad aumentare esponenzialmente”

I Si Cobas fanno inoltre sapere sui social di avere occupato la sede di Coop Alleanza di Villanova di Castenaso, “nella giornata di lotta dell’otto marzo”, contestando che sia stata lasciata a casa Erika, “madre, donna, operaia con due figlie a carico” dopo dieci rinnovi contrattuali in due anni negli appalti del colosso della grande distribuzione. I manifestanti rivendicano il suo reintegro come quello di Angelo, delegato sindacale del magazzino EasyCoop.

Laboratorio Cybilla e Cua, invece, hanno animato via Zamboni al grido di “blocchiamo l’Università”, con momenti di comunicazione e volantinaggi, mentre all’interno e all’esterno della Scuola di Lettere sono apparse numerose scritte a spray a sostegno dello sciopero transfemminista. Invece, Sgb, Cobas e Usi-Cit hanno manifestare contro la violenza sulle donne e contro la guerra prima in piazza Roosevelt davanti alla Prefettura e poi nel cortile di Palazzo d’Accursio.

“È un fatto vergognoso e senza precedenti quello avvenuto oggi alla Gd di Bologna”, segnala poi l’Usb. “Per il sesto anno consecutivo Usb ha sostenuto l’appello di Non Una Di Meno- spiega il sindacato di base- proclamando lo sciopero generale di tutte le categorie del pubblico e del privato per tutta la giornata di lavoro. Uno sciopero che per Usb non è un semplice rito, ma è un momento di lotta a sostegno della questione di genere, contro la violenza sulle donne, le discriminazioni ed il patriarcato. Come in tutte le aziende anche in Gd, una delle più grandi ed importanti fabbriche metalmeccaniche d’Italia, lo sciopero è stato proclamato dalla Rsu Usb presente in azienda e che fra l’altro nella recente proposta di integrativo aziendale ha inserito un capitolo riguardante proprio le tematiche di genere. Apprendiamo però che oggi, Fim Cisl Fiom Cgil e Uilm Uil di Bologna, in sfregio a questa giornata hanno indetto delle assemblee in azienda, ben cinque assemblee in un giorno! Non pensiamo sia stato un caso, ma la riteniamo una scelta precisa, una volontà di inibire e ridimensionare in azienda la portata di questa giornata. Per non parlare del vergognoso atto di boicottare uno sciopero, fatto grave di per sé e che a nostro avviso potrebbe pure configurarsi in comportamento antisindacale, degno della peggior Confindustria”.

Resistenze in Cirenaica ha pubblicato su Telegram la foto di un tazebao raffigurante VIolet Gibson, la donna che il 7 aprile 1926 attentò alla vita di Benito Mussolini a Roma, accompagnata dalla didascalia: “L’8 marzo se ne vedono di tutti i colori”

Nel frattempo, il Coordinamento dei Centri antiviolenza dell’Emilia-Romagna segnala che relativamente al 2021 i dati relativi agli accessi delle donne a queste strutture risultano in aumento. Lo scorso anno sono 4.350 le donne che si sono rivolte ai 15 Centri della regione: il 91% (pari a 3.957 donne) “ha chiesto aiuto perché vittima di violenza, il 5,2% (228 donne) lo ha fatto per ragioni diverse e per il 3,8% (165 donne) non è stato possibile verificare se aveva subito violenza”. Il confronto con i dati del 2020 evidenzia “un aumento di 274 donne, pari a un +6,7%”. Nel corso del 2021, le donne che hanno preso contatto per la prima volta con i 15 Centri perché vittime di violenza “sono state 3.022, pari al 76,4% di tutte le donne accolte vittime di violenza, mentre le donne in percorso da anni precedenti sono 935, pari al 23,6%”.