Acabnews Bologna

Ora “una fase 2 delle lotte”

Adl Cobas, Sgb e Si Cobas: “In Emilia-Romagna mobilitazione diffusa già dal 4 maggio” per “salute, reddito, casa, un nuovo welfare”. Sgb su soci-lavoratori Coop Dolce: il 20 aprile ricevute buste paga fra zero e venti Euro. Rete Bessa lancia inchiesta online su lavoro nell’istruzione.

23 Aprile 2020 - 20:31

Ancora 11 decessi e 54 casi di positività al Coronavirus nel territorio metropolitano, in totale sono 3.612. Complessivamente in Emilia Romagna a fronte di 146.146 tamponi (+5.272 da ieri) si sono registrati 23.723 contagi (+289) , quelli attualmente in essere sono 12.845 (-239), dei quali 266 sono in terapia intensiva (-16).I pazienti dichiarati guariti dopo due test negativi sono 5.163 (+354).  Altre 65 persone hanno perso la vita, il conteggio delle vittime è salito così a 3269.

I casi nelle altre province: 3586 a Piacenza (53 in più), 2999 a Parma (26 in più), 4482 a Reggio Emilia (45 in più), 3490 a Modena (18 in più), 857 a Ferrara (24 in più), 956 a Ravenna (15 in più), 841 a Forlì (8 in più), 630 a Cesena (9 in più), 1.911 a Rimini (37 in più).

Intanto, un nuovo documento è stato prodotto all’interno della piattaforma unitaria presentata dai sindacati di base Adl Cobas Emilia-Romagna, Sgb Emilia-Romagna e Si Cobas Regionale nelle scorse settimane: “La crisi Covid-19 noi non la paghiamo: mobilitiamoci per una fase 2 delle lotte. In questi 45 giorni di quarantena sociale l’Italia ha vissuto due realtà parallele. Da un lato milioni di persone hanno visto pesanti limitazioni alle proprie vite quotidiane, con drammatiche conseguenze di natura economica e sociale. Dall’altro, alla faccia del lockdown, moltissime attività economiche tutt’altro che essenziali hanno proseguito indisturbate, costringendo milioni di lavoratori e lavoratrici ad esporsi inutilmente al rischio di contagio e contribuendo così alla crescita della propagazione del virus, con l’emergenza sanitaria che ad oggi sembra purtroppo tutt’altro che risolta. Eppure da giorni assistiamo al macabro balletto di Ministri, Presidenti di Regione, imprenditori e politici che scalpitano per ripartenze e riaperture anticipate, mentre, al di là dei comizi social, il Governo italiano ha varato misure economiche di sostegno assolutamente insufficienti per ampi strati della popolazione. In queste ore milioni di lavoratori e lavoratrici in Cig/Fis hanno ricevuto buste paga vuote a causa del mancato anticipo da parte delle aziende, tempi di liquidazione Inps lunghi e incerti e anticipazione bancaria piena di complicazioni e di fatto largamente bloccata. Senza pensare all’insufficienza delle misure una tantum (indennità autonomi e parasubordinati, buoni spesa) già svanite tra affitti, bollette, spese in genere.  In pratica, in un paese dove il patrimonio del 5% più ricco degli italiani è superiore a tutta la ricchezza detenuta dall’80% più povero, l’altissimo prezzo di un’emergenza sanitaria divenuta ormai conclamata crisi economica e sociale è ancora una volta addossato a chi negli anni ha già visto progressivamente negate garanzie di reddito, salute, welfare”.

Continua il comunicato congiunto: “In questo senso, l’Emilia-Romagna non fa eccezione. Il presidente Stefano Bonaccini è in prima fila nella richiesta di scioglimento anticipato del lockdown e, insieme all’assessorato al Lavoro, si è fatto alfiere di un rinnovato ‘patto dei produttori’ con al centro il primato della produzione ad ogni costo. Nel frattempo, però, poco o nulla si è fatto per rispondere ai bisogni sociali più impellenti: garantire veramente per tutti e tutte diritto alla salute, al reddito, alla casa ed a un nuovo welfare. Non è un caso che la Regione abbia deliberatamente relegato nel dimenticatoio le istanze di quei settori e ambiti lavorativi e sociali tra i primi e più colpiti dall’attuale emergenza sanitaria ed economica, come il terzo settore, la logistica, la pubblica amministrazione e i servizi a rete, il turismo e il lavoro precario in genere, espresse da organizzazioni sindacali conflittuali e da esperienze di autorganizzazione in forma diffusa e spontanea. La tanto agognata fase 2 è già un presente dove il prezzo sarà salatissimo per i settori sociali del precariato e del mondo del lavoro in genere e si acuiranno le contraddizioni che già prima della pandemia generavano costantemente disuguaglianze, sfruttamento, precarietà e povertà strutturali, assenza di tutele e di diritti sociali. La nuova normalità rischia certo di essere una versione ancora peggiore di quella condizione che già in tante e tanti vivevano. Contro questa ipotesi è necessario organizzare una forte capacità di reazione. Ecco perché con la ripartenza ufficiale della gran parte delle attività produttive è necessario che riprendano apertamente e in forma pubblica e organizzata le lotte nei luoghi di lavoro e nelle piazze. Lanciamo dunque un appello ad intraprendere un piano di mobilitazione diffuso già a partire dal 4 maggio ed individuando in quella settimana una giornata di scadenza unitaria presso la Regione Emilia-Romagna”.

Queste pertanto le rivendicazioni dei sindacati di base: riforma radicale e strutturale del sistema di welfare. Stop alle privatizzazioni in sanità, reinternalizzazione dei servizi pubblici in appalto e piano straordinario di rifinanziamento ed assunzioni nei sistemi sanitari e socio-assistenziali pubblici; tutela del diritto all’abitare attraverso il blocco di mutui, affitti e utenze, la moratoria sugli sfratti e stanziamento straordinario di risorse per il “Fondo sociale per l’affitto” e per la ripresa dell’Edilizia Residenziale Pubblica; diritto alla salute pubblica e nei luoghi di lavoro, individuando adeguate e vincolanti condizioni igenico-sanitarie per lo svolgimento delle attività lavorative, prevedendo controlli da parte delle autorità sanitarie e impianto sanzionatorio per i datori di lavoro inadempienti; difesa del lavoro precario e in genere, del salario e del reddito per tutti. Semplificare il quadro degli ammortizzatori sociali e garantirne il pagamento in tempi rapidi, e istituire un dispositivo di Reddito garantito universale e incondizionato a copertura di tutte le figure del lavoro precario; tutelare l’occupazione prolungando il divieto di licenziamenti. Aumento delle risorse finanziarie e riconversione in senso ecologico del modello produttivo . Patrimoniale e tassazione del profitto e della ricchezza; stop alle opere inutili e dannose e impiego di quelle risorse per welfare e sostegno al reddito e al salario; riconversione ecologica della produzione, delle infrastrutture e dei trasporti”.

Sgb denuncia la situazione delle buste paga di molti soci-lavoratori della Società Dolce, in particolare quelli dei servizi scolastici sospesi a causa del coronavirus: Venti euro e cinquanta centesimi. O, in alternativa, quattro asterischi, che equivalgono a ‘zero’. Questi gli importi delle retribuzioni ricevute il 20 di aprile. Spiega il sindacato di base: “Tutto questo però non è stata una sorpresa: infatti l’amara conferma è stata preceduta da diverse comunicazioni dell’eterno presidente di questa cooperativa”, spiega Sgb, riferendo che Piero Segata ha scritto il 7 aprile ai dipendenti facendo presente che l’impegno dei vertici della cooperativa è “diretto a garantire stipendio e sicurezza a coloro che sono rimasti a lavorare nelle varie strutture ancora aperte, come per esempio quelle dedicate alla assistenza degli anziani” e che per questo non può essere anticipato il trattamento di Fis a quanti stanno usufruendo degli ammortizzatori sociali. Continua Sgb: “In deroga al regolamento interno, il presidente riduce il termine da cinque a tre anni per poter chiedere un anticipo del trf. Contestualmente invita i lavoratori ad affidarsi alle banche perchè queste eroghino la quota del Fis come previsto dagli accordi. Intanto i lavoratori che si rivolgono agli istituti bancari conosciuti, non hanno nessuna risposta certa, anzi in molti casi se non hanno già un conto corrente, vengono liquidati con un nulla di fatto: e l’angoscia sale. Non si tratta infatti di persone che guadagnano abbastanza da avere qualche risparmio da parte per tirare un po’ avanti e il 20 del mese si avvicina”. “La dura realtà – spiega ancora il sindacato- è che l’invito della cooperativa-azienda rivolto ai lavoratori è stato quello di arrangiarsi, ognuno per conto proprio e ognuno come può. Di fatto le dichiarazioni pompose della Regione Emilia-Romagna sull’aver messo in sicurezza gli stipendi dei lavoratori tramite accordi con banche non equivale a realtà e la politica regionale ha la grande responsabilità insieme a Comuni e aziende di non aver riprogettato i servizi in appalto, non garantendo, in questo modo servizi ai cittadini e stipendi ai lavoratori del settore. Anche per questo da lunedì 4 maggio in poi andremo a bussare di persona alle porte dei responsabili di questo macello sociale per rivendicare reddito e servizi”, promette Sgb.

Infine segnaliamo l’appello inviato in redazione da Rete Bessa per dare il via a “un’inchiesta sui cambiamenti che le misure approntate per fronteggiare l’emergenza stanno portando nelle nostre vite”. Queste le parole diffusa dalla Rete di insegnanti e lavoratori dell’educazione: “L’emergenza del Covid ha cambiato radicalmente le nostre vite e con esse il modo di lavorare di molte persone. La scuola è uno dei settori più investiti da questo cambiamento e la sensazione è che alcune delle modifiche al nostro lavoro che stiamo conoscendo siano viste di buon occhio da chi governa e che possano rimanere al termine dell’emergenza. Pensiamo che questo cambiamento vada interrogato. Insieme ad un gruppo di ricercatrici e ricercatori provenienti da diversi ambiti disciplinari abbiamo dato via ad un’inchiesta sui cambiamenti che le misure approntate per fronteggiare l’emergenza stanno portando nelle nostre vite. La ricerca non investe solo investe l’ambito scolastico, ma anche quello del terzo settore e quello della sanità. Lo scopo del progetto, non finanziato e privo di fini di lucro, non è solo analitico. Pensiamo i mutamenti debbano essere interrogati anche in chiave politica, nell’intento di confrontare le nostre rivendicazioni politiche con il nuovo scenario. Vi invitiamo a visitare il blog di Ricerca sociale in Emergenza e a partecipare all’inchiesta dedicata all’Istruzione”. Si può partecipare al questionario a questo indirizzo web: ricercasocialeinemergenza.wordpress.com/istruzione/