Opinioni

Opinioni / Sugli ultimi fatti polizieschi a danno dei movimenti

Riceviamo e pubblichiamo una riflessione del Circolo Anarchico Berneri

05 Giugno 2011 - 11:57

Repressione. solidarietà, violenza

Gli anarchici e le anarchiche del Circolo Berneri di Bologna sugli ultimi fatti polizieschi a danno dei movimenti

Maggio 2011

La realtà in cui viviamo

Spesso ci troviamo a ragionare sul contesto sociale ed economico che muta, anche molto velocemente, e sulla necessità di adeguare le analisi, le lotte, eventualmente anche gli strumenti e i linguaggi, al “nuovo” entro cui la nostra critica all’esistente si sviluppa.

Se ci fermiamo un momento e cerchiamo di fotografare l’attuale situazione sociale italiana, ma non solo – che è di conflitto, non c’è dubbio – vediamo che il potere corre veloce, insieme al capitale, ai flussi finanziari e di dati, aggiornando, tecnologizzando e tessendo nuove forme di controllo, normalizzazione e repressione.

Da tempo in una Italia che sembra sopita, il conflitto sociale si va in realtà acuendo e da nord a sud, da est a ovest, si dipanano lotte, spesso dal basso, alle quali i cittadini sono quasi costretti, lotte che non possono più aspettare, che sono una necessità ormai impellente, pena la perdita del lavoro, del reddito, della casa, della possibilità di vivere in un ambiente non contaminato da nocività di varia natura.

Dalle contestazioni delle politiche monetarie internazionali alle meschine guerre per il petrolio, dal No Dal Molin al No Tav, dalle mobilitazioni contro la privatizzazione dell’acqua a quella contro il ponte sullo stretto di Messina, dalle migliaia di operai che sempre più si oppongono con scioperi, picchetti e occupazioni a cassa integrazione, licenziamenti e ricatti, alle migliaia di studenti medi e universitari ben determinati a non farsi portar via ciò che di buono e pubblico è rimasto nell’istruzione. E ancora dalla rivolta dei migranti sfruttati di Rosarno, Brescia, Reggio Emilia, Massa ecc. ai roghi di rifiuti in Campania, alle rivolte nei Centri di Identificazione ed Espulsione e a Lampedusa, dalle mobilitazioni contro il “ritorno” al nucleare alle occupazioni delle scuole elementari, dall’indignazione per le infamie commesse attorno al terremoto in Abruzzo allo schifo delle leggi ad personam, dalle situazioni insostenibili nelle carceri e negli Ospedali Psichiatrici Giudiziari ai morti ammazzati dalle forze dell’ordine… E ancora guardando appena fuori dai confini italiani vediamo malcontento, scioperi e rivolte: succede in Francia, in Spagna, e poi in Grecia, in Libia, in Egitto, in Tunisia, in Siria e chissà dove ancora.

È difficile elencare in maniera completa le situazioni di conflitto che si vanno via via scatenando, alcune le conosciamo, altre no: quel che è certo è che ormai molti si stanno rendendo conto che “chissenefrega della crescita del PIL se tanto poi stiamo tutti peggio”.

Ecco che in un quadro del genere le sicurezze dei governanti tentennano, soprattutto davanti ad una perdita di consenso nei confronti della politica tutta, che a destra, al centro come a sinistra, non è più in grado di intercettare con la propria retorica da propaganda le istanze sociali. Il popolo che sovrano non è, e non è mai stato, sta invece sperimentando forme di autorganizzazione, forme autogestionarie e di cooperazione, forme di rivendicazione, di lotta ed emancipazione, tutte dal basso, che fanno paura al potere…

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