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Opinioni / Scritte razziste al San Donato, “i seguaci di Salvini rivogliono le crociate”?

Riceviamo e pubblichiamo: “Il vuoto politico di questi anni lasca aperto il varco ai peggiori istinti di coloro che, se va bene, non hanno gli strumenti culturali per comprendere il contesto che hanno intorno, e se va male sono dei pericolosi fascisti o agitatori di possibili picchiatori”.

26 Giugno 2019 - 12:42

Da alcuni mesi la zona compresa tra piazza Spadolini (Centro Zanardi) e via Isabella Andreini è interessata dalla comparsa di numerose e sempre nuove scritte razziste del tipo “no spaccio stop islam e degrado”, “un Dio unico e uguale per tutti, Salvini il suo profeta”, oppure “i musulmani sono i più ignoranti del mondo” o ancora “stop islam e terroni parassiti, più bolognesi doc”.

Le scritte sono fatte a marker e si trovano soprattutto sui cubi alla fermata dell’autobus ‘Centro Zanardi’ e nelle sedute di cemento del Giardino Vittime di Marcinelle.

Diverse le considerazioni che sorgono:

1) l’islamofobia che compare in tutte le scritte mostra l’ignoranza di chi scrive (dimostrata anche dalla grafia stentata e dalla poca dimestichezza con la lingua italiana), per il quale l’Islam è sinonimo di degrado, e tutte le persone musulmane sono spacciatori. Come se l’Islam fosse la mafia, anziché un fenomeno religioso e culturali complesso, millenario e variegatissimo al suo interno, come lo sono tutte le religioni e i fenomeni sociali e culturali.

Tale accostamento deriva direttamente dagli immaginari che i media e la politica dei partiti hanno costruito per determinare un unico nemico pubblico: lo straniero povero, il migrante, associato però fastidiosamente e sempre al “terrorista” e al fanatico religioso, come se tutti i migranti a prescindere dal Paese di provenienze fossero tutti dell’Isis. Per i media e i partiti tutto è uguale a tutto e l’importante è per i primi fare profitti attraverso la “notiziabilità” e per i secondi avere consenso elettorale e seguire la “pancia” dell'”opinione pubblica”, opportunamente manipolata dai primi;

2) “un Dio unico e uguale per tutti, Salvini il suo profeta”: questa è la frase più inquietante perché evoca le immagini del ministro con la statua della madonna e mentre bacia un rosario, immagini che riportano al Ventennio e all’uso strumentale e identitario che della religione e dei suoi simboli fecero Mussolini e i suoi sodali fascisti.

(Chissà poi se Salvini sarebbe contento di fare il profeta di Dio… credo preferisca continuare a twittare foto in cui mangia e imbraccia mitragliatrici!)

E quindi i seguaci del ministro rivogliono le crociate? Combattute da chi, dai bolognesi doc? Tralasciando il famoso editto dell’imperatore Costantino che sanciva la libertà religiosa, ma se i seguaci della “Salvini s.r.l.” vogliono un “Dio unico” vuol dire che anche le persone atee fra un po’ saranno nuovamente oggetto di attacchi, o che continueremo a vedere cose ridicole come le “battaglie” di Giorgia Meloni per il presepe? Spero di no, la situazione è già abbastanza deprimente, sia a livello locale che a livello nazionale e internazionale.

L’ossessione identitaria che pervade il discorso politico dei nuovi nazionalisti usa la religione come strumento per attirare il consenso e schiacciarlo dentro categorie semplici e controllabili, così da non doversi occupare della complessità e sistematicità dei problemi legati al vivere in società, come ad esempio il lavoro, la salute e il benessere della comunità, l’inclusione o “recupero” dei soggetti marginalizzati, o l’ambiente, sempre più devastato da antropizzazione selvaggia e capitalista, argomenti dimenticati da questi “nazionalisti identitari”, che come si sa tanto devono allo “zar” Putin.

Ed ecco perché chiedo l’anonimato: perché non si può più sostenere queste tesi a viso aperto se non con la certezza di provvedimenti giudiziari; con i decreti sicurezza di questo governo (poco)grillino-(molto)leghista con gli ultimi due decreti sicurezza sta aggravando la repressione del dissenso già pesante situazione di mancanza di libertà di espressione politica, sancita anche dai decreti Minniti. L’abbiamo visto anche nel caso degli striscioni contro Salvini, o nel caso della prof. Dell’Aria di Palermo, vittima di un barbaro gioco politico fatto per alimentare il culto della personalità di un uomo che è diventato brand e che detiene grande potere senza possedere un’etica né tantomeno il “buonsenso” – ovvero la “giusta misura” – che tanto declama;

3) dietro al discorso del “decoro” e del “degrado” si nasconde un processo politico volto a giustificare le forti spinte repressive e autoritarie, e questo vale sempre: basti pensare all’uso politico del cosiddetto Daspo urbano;

4) come in zona Andrea Costa-S.Isaia in cui due anni fa comparvero moltissime scritte fasciste e svastiche – opera di una coppia di sessantenni poi fermata – si nota come il vuoto politico di questi anni lasci aperto il varco ai peggiori istinti di coloro che, se va bene, non hanno gli strumenti culturali (evidente nel richiamo ai “bolognesi doc” e ai “terroni parassiti della società”) per comprendere il contesto che hanno intorno, e se va male sono dei pericolosi fascisti o agitatori di possibili picchiatori, di cui la regione e il Paese intero sono già pieni;

5) è simbolico che queste scritte razziste compaiano in un giardino dedicato alle vittime di Marcinelle, vittime (soprattutto italiane, ma conta poco la loro nazionalità) di una strage figlia del capitalismo e delle sue dirette conseguenze come sfruttamento, precarietà, disuguaglianza e fame, necessità di migrare per la necessità di lavorare a prescindere dalle infami condizioni sociali, salariali, igieniche a cui questi emigranti erano costretti. Una strage dunque che ha in comune con l’attualità le cause che spingono le persone a spostarsi – legittimamente – per il globo in cerca di condizioni migliori rispetto allo schifo di mondo che potenti, politicanti e guerrafondai hanno lasciato loro.

Un diritto – quello alla mobilità di tutte e tutti – che questi nuovi fascisti o “sovranisti” o “identitari” non possono capire perché hanno il privilegio (fattore c.) di essere nati in un’isola tutto sommato ancora “ricca” economicamente e per questo a partire da un pregiudizio storico si pensano superiori; ma i cambiamenti climatici e le dinamiche globali ci impediscono di prevedere cosa ci riserva il futuro, e se un giorno ci troveremo anche noi a dover migrare. Forse allora riscopriremo il valore della solidarietà, e smetteremo di richiamarci a qualsiasi insensata idea di purezza dell’identità.

lettera firmata

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Con il contributo che pubblichiamo abbiamo ricevuto diverse foto delle scritte, che abbiamo preferito non pubblicare per non dare immeritata visibilità a chi le ha vergate.

La redazione