Editoriale

Opinioni / Quale sicurezza per piazza Verdi?

“Il cuore della zona universitaria si è trasformato per l’ennesima volta nel campo di battaglia che la città conosce, dove è l’idiozia della repressione a mostrarsi nella sua espressione più grottesca”.

29 Luglio 2012 - 13:19

Snervante, inquietante… ridicolo.
In questo modo ci piace leggere e riassumere il recente dibattito pubblico apertosi riguardo la storica piazza bolognese e le vicende che la animano nell’eterna disputa tra chi vive gli spazi e chi vorrebbe ridurre il centro storico di Bologna a un dormitorio.

Che la “degrado-fobia” fosse da sempre un punto di forza del programma politico del centrosinistra bolognese era risaputo e dagli anni dello sceriffo ad oggi il “writer” è sempre stato considerato il principale nemico delle giunte che si sono succedute.

Eppure questa volta pare non basti un imbianchino a porre fine ai problemi estivi del sindaco Merola.

Da mesi infatti sono i “comitati ” ad essersi rifatti avanti proponendo a Comune ed Università di condividere quella che sarebbe diventata una delle più sensazionali crociate anti-degrado degli ultimi anni.

E così, tra denunce e poesie, blindati e tornei di calcetto, piazza Verdi si è trasformata per l’ennesima volta nel campo di battaglia che la città conosce, dove è l’idiozia della repressione a mostrarsi nella sua espressione più grottesca. E chi, osservando la presenza costante di blindati e volanti e ascoltando le recenti notizie sul caso, credeva che ogni limite fosse stato raggiunto, si sbagliava poiché qualche giorno fa il sindaco ha annunciato che “abbiamo deciso di intensificare i controlli nella zona di piazza Verdi, che verranno svolti da agenti della Polizia di Stato, Carabinieri e Polizia Municipale tutti i giorni a partire dalle ore 15”.

E’ un vero e proprio avviso quello che esce da Palazzo d’Accursio: Piazza Verdi non è un luogo sicuro, nemmeno dalle 15.

Ma che non fosse un luogo sicuro non è certo una novità per chi quotidianamente attraversa la zona universitaria con l’intento di viverla e renderla spazio di condivisione e confronto. Piazza Verdi non è sicura perché quello spazio da tempo è negato a chi vive le strade di Bologna.

Come potrebbe definirsi “sicura” una zona presidiata dalle forze armate bolognesi? Quale genitore manderebbe i propri figli a giocare nella stessa piazza in cui trascorrono i pomeriggi i colleghi di uomini resisi famosi negli ultimi tempi per i furti ai danni di immigrati e gli stupri in cambio del permesso di soggiorno? In quanti nella notte provano quel brivido passando di fronte a quelle auto blu appostate che già significarono la morte di Federico Aldrovandi, Stefano Cucchi, Giuseppe Uva e tanti altri ancora?

Continuiamo a pensare che la sicurezza stia altrove, nello scambio di parole, nella musica e negli sguardi che rendono vive le piazze.

In questo torrido fine luglio lasciamo alla Giunta sproloqui e investimenti in blindati augurandoci che da settembre il rientro dei tanti studenti che vivono
Bologna possa ridare a piazza Verdi la “sicurezza” che merita.