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Opinioni / Otto marzo, “non una festa né un giro di giostra”

Riceviamo e pubblichiamo un contributo dal Collettivo femminista Mujeres libres, che ha partecipato domenica scorsa al presidio di piazza Maggiore in solidarietà alle donne kurde.

10 Marzo 2015 - 15:56

Non una festa da celebrare né un giro di giostra per festeggiare, bensì un tempo e uno spazio per rilanciare le lotte delle donne verso una parità reale di diritti. Parità reale che, con responsabilità dello stato e dei suoi rappresentanti di ogni partito, a braccetto con secoli di diffusione di una cultura eterosessista e patriarcale portata avanti a suon di stereotipi, sembra essere ancora lontana dal nostro vivere quotidiano, dal sentire del corpo di ognuna di noi. Uno spazio condiviso per rinforzare la solidarietà tra donne e scambiarsi pratiche di resistenza e costruzioni di immaginari alternativi.

Domenica 8 marzo come collettivo Mujres Libres abbiamo aderito alla piazza in solidarietà alle donne Kurde. Una piazza autorganizzata, chiamata da un’assemblea di donne e lesbiche di Bologna, unite da percorsi di lotta e solidarietà. Eravamo presenti con un banchetto, e un cartellone dove invitavamo tutt* a scrivere “Sono femminista perché…”.

Le nostre riflessioni

Abbiamo conservato un po’ di energie per questo 8 marzo, e non è stato facile metterle da parte tra precariato, lavori estenuanti, orari assurdi, relazioni da migliorare, sogni da riscaldare. Siamo stanche, ma la voglia di gridare anche questo 8 marzo ce l’abbiamo! Vogliamo gridare il nostro amore per la libertà che si manifesta nella solidarietà alle straordinarie donne di Kobane che lottano contro il capitalismo e le forze reazionarie, che non vedono nell’occidente chissà quale via d’emancipazione ma che sparano, studiano, riflettono per una società davvero di libere ed uguali; quell’amore che ci ha accompagnato sotto al S. Orsola a gridare ai preganti anitabortisti e agli infami medici obiettori che sul nostro corpo decidiamo solo noi; quell’amore che ci ha visto scendere in piazza contro le disgustose manovre governative che ci vogliono sempre più povere e ricattabili; quella voglia di non arrenderci mai che ci ha visto strette sotto gli striscioni di “Bologna Antifascista” per rivendicare il nostro odio verso tutti i fascismi.

Di motivi per essere arrabbiate ne abbiamo ancora e i pezzi di tempo sottratti alla ricerca di una condizione migliore li dedichiamo alle nostre battaglie contro povertà e sessismo, orgogliose del fatto che di femminismo ce n’è ancora tanto bisogno. Il femminismo mette in discussione i rapporti di potere fra i generi, e noi di imposizioni di genere non ne possiamo più, così come non ne possiamo più di schifose pubblicità sessiste come quella dell’IBS in via Rizzoli che vede una donna, bianca perfetta e magrissima, leggere il retro di un detersivo; non ne possiamo più del Movimento per la vita gruppo reazionario fondamentalista cattolico che dipinge le donne che vogliono abortire come assassine; non ne possiamo più di quei lavori che ti stigmatizzano se sei lesbica, se sei madre, se sei appariscente, se ti vesti come ti pare; non ne possiamo più della scusa della crisi; non ne possiamo più di un welfare scadente che ancora si rifà al familismo. I soldi per fare i figli non sono la soluzione se il lavoro domestico ricade ancora sulle donne, se ci sono ancora uomini violenti che rendono le case insicure, se i pregiudizi verso le donne che non rispecchiano i modelli di madre e moglie devota sono ancora pesanti.

Vogliamo avere i mezzi per decidere cosa fare delle nostre vite, ma anche la libertà di essere ciò che vogliamo, senza ruoli e senza permessi. Con l’autocoscienza prendiamo consapevolezza di ciò che ci piace e ciò che vorremmo, con le piazze rivendichiamo l’urgenza di un mondo nel quale ogni donna abbia i mezzi e soprattutto la libertà senza compromessi per essere ciò che desidera.

Da Kobane a Bologna,
viva il femminismo!

Mujeres Libres