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Operatrici/ori sociali scrivono Regione e Comune: “Lavoro essenziale, ma senza vaccino”

La lettera promossa dall’Adl Cobas è stata indirizzata anche a Asp, Asl, Prefettura e cooperative: “Basta invisibilità. Non siamo più’ disposti a prestare il nostro operato, sacrificando i nostri corpi e le nostre menti, in una condizione di stress continuo, a costante rischio di burnout”.

12 Marzo 2021 - 12:43

“Basta all’invisibilità di opeatrici ed operatori sociali!”. E’ il messaggio contenuto in una lettera mandata a Regione Emilia-Romagna, Comune di Bologna, Direzione Asp e Asl, Prefettura e cooperative. Lo rende noto l’Adl Cobas, che spiega: “Parliamo di operatori e operatrici di comunità per minori, centri di accoglienza, strutture residenziali. Eppure allo stato attuale gli operatori sociali non rientrano ancora nelle liste da vaccinare, quando invece molte altre categorie lo sono. Come sempre la nostra è una categoria di invisibili, ma il nostro lavoro è stato riconosciuto come ‘essenziale’ da un anno (pandemico) a questa parte. Il problema della sicurezza sanitaria sul luogo di lavoro è una questione che ci portiamo dietro da moltissimo tempo; anche prima di questo maledetto virus, in tante strutture dove ci siamo trovati ad operare, centri di accoglienza, strutture socio-sanitarie, comunità di qualsivoglia tipo, non veniva tutelata la nostra salute. Potremmo raccontare di disinfestazioni effettuate senza alcun genere di protezioni (cimici da letto, scabbia) piuttosto a livelli di pulizia non adeguati a certi contesti, per non parlare poi di situazioni in cui vengono avanzate richieste che vanno oltre le normali mansioni di operatore, in cui si richiederebbero misure e Dpi di protezione straordinari. Essere così esposti, lavorare con l’alta possibilità di contrarre il Covid-19 in queste situazioni e non essere considerati categoria da tutelare al pari di insegnanti, forze dell’ordine o vigili del fuoco, è stata semplicemente la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Non siamo più’ disposti a prestare il nostro operato, sacrificando i nostri corpi e le nostre menti, in una condizione di stress continuo, a costante rischio di burnout”.

Continua la lettera: “Se non rientriamo nelle categorie da vaccinare con priorità probabilmente dipende da una scarsa consapevolezza di in che cosa consista il nostro lavoro: ci interfacciamo, quotidianamente e in presenza, con soggetti fragili, che per i motivi più svariati hanno difficoltà a rispettare il distanziamento sociale, persone con limiti, persone con le vulnerabilità e le difficoltà di comprensione più disparate. Il nostro è un mestiere che si svolge in dimensioni residenziali, fatto di accompagnamenti, contatti e relazioni interpersonali, di rado concretizzabili da remoto: entrare dentro la casa delle persone, gestire dinamiche di gruppo (che sfociano anche in risse) e molteplici vulnerabilità. Per questo a maggior ragione esigiamo di poter lavorare in sicurezza. Chiediamo quindi di vedere garantite le condizioni minime necessarie per affrontare situazioni di tensione che (sfidiamo chiunque lavori nel settore a dire il contrario) vanno sempre più aumentando, soprattutto a causa delle restrizioni che ormai persistono, a fasi alterne, da un anno a questa parte. Tutto questo non può continuare ancora a lungo, o a rimetterci, talvolta anche con gravi conseguenze, saranno tanto i beneficiari, quanto i lavoratori e le lavoratrici del settore. È una questione di dignità, nostra, e delle persone con cui, con generosità, impegno e professionalità, ci interfacciamo tutti i giorni. Inoltre, in molte cooperative la turnazione del personale è ormai arrivata al capolinea. Sono ormai decine e decine le colleghe e i colleghi che rinunciano a ferie, gli straordinari non si contano, e, a maggior ragione in questa terza ondata che sta colpendo Bologna con inaudita violenza, si faticano a garantire alcuni servizi; tanti operatori e operatrici hanno contratto il Covid-19 e certi servizi vengono ormai garantiti con grosse difficoltà. Quanto ancora siamo disposti ad accettare tutte queste condizioni, rischiando continuamente di portare nelle nostre case, oltre che stress, frustrazioni e condizioni psicologiche decisamente al limite, pure il fantasma del Covid-19? Anche per questo diciamo BASTA, e chiediamo alle istituzioni di farsi carico di un piano straordinario di assunzioni per fare fronte a quella che è una vera e propria ‘emergenza nell’emergenza’. Senza contare che nuove forze saranno imprescindibili, dato molti servizi, vista la povertà sociale ed economica che andrà sempre aumentando, vedranno un ampliamento della platea di potenziali utenti. È per questo chiediamo anche alle cooperative sociali di farsi voce verso le committenze delle condizioni in cui determinati servizi stanno continuando ad operare. Draghi, Bonaccini, Merola dichiarano: ‘…uscite solo per lavorare…’. Beh, cari presidenti, caro sindaco, veniteci voi a lavorare in queste condizioni, noi il nostro dovere lo stiamo ampiamente facendo, con etica e professionalità, raccogliendo tutte le forze a nostra disposizione, ma ora non siamo più disposti a continuare a lavorare così. La misura è colma”.

Per sottoscrivere la lettera, l’Adl invita a mandare un’email all’indirizzo operatricioperatori.sociali@gmail.com con nome, cognome e tipo di lavoro.