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Occuparono il Senato accademico: nove studenti a rischio sospensione

Hobo, Libertà di studiare e LabAgraria: “E il codice Unibo neppure consente di potersi difendere nella sede opportuna”. Giovedì 29 novembre’018 presidio in piazza Scaravilli. Raccolta firme, intanto, per la conferma dello spazio Rizoma.

22 Novembre 2018 - 12:10

“Il 26 ottobre 2018 il ‘Magnifico Rettore’ Ubertini invia nove lettere ad altrettanti studenti di diverse facoltà, minacciando l’applicazione di misure disciplinari”. I fatti contestati risalgono al 23 maggio 2017, “quando un nutrito gruppo di studenti e studentesse occuparono il Senato accademico per impedire che il Tribunale Unibo (Ubertini e i suoi senatori scagnozzi) potesse cominciare impunemente la sua nuova funzione specifica: mettere a tacere ogni forma di dissenso e pratica di sapere critico all’interno dell’università”. La segnalazione è diffusa su Facebook da Hobo, Libertà di studiare e LabAgraria. In quella giornata del 2017, “il Senato accademico avrebbe dovuto decidere l’entità della sospensione di uno studente di filosofia- continua il comunicato- accusato di aver contestato pubblicamente il prof. Angelo Panebianco, noto editorialista del Corriere della Sera, per le sue posizioni guerrafondaie e razziste. A seguito di quella mobilitazione sono stati avviati dei procedimenti penali contro gli studenti e le studentesse che parteciparono. Ad un anno di distanza, l’impavido Rettore decide di schierarsi contro la richiesta di archiviazione del pm, cercando di soddisfare la sua sete di vendetta e potere, attraverso l’emanazione di nove avvisi di potenziali sospensioni. Nulla sfugge al Tribunale Unibo”.

Ancora dal comunicato: “Questa situazione palesa la tattica doppiogiochista dell’Unibo, che prima organizza dibattiti in piazza Verdi su fantomatici ‘Saperi pubblici’, invitando la composizione universitaria tutta a prendere posizione sull’attuale scenario politico, poi punisce chi questa posizione la prende di fatto. Non bastasse ciò, il codice Unibo neppure consente di potersi difendere nella sede opportuna (il Senato accademico che si riunisce mensilmente), ma soltanto attraverso delle ‘giustificazioni’ scritte. In buona sostanza, il procedimento disciplinare funziona pressappoco così: il Rettore utilizza il fascicolo delle indagini preliminari – già vediamo l’orrore negli occhi di chi mastica diritto -, propone l’avvio del procedimento, impedisce allo studente o alla studentessa – persino al loro avvocato! – di partecipare all’udienza, dirige il procedimento e, infine, levitando da terra, si pronuncia. Ciò che vogliamo bloccare non sono solo le sospensioni, ma l’atteggiamento dispotico e inquisitore del Rettore, che non perde tempo per sospenderci ma ne trova per alzare lo stipendio (a lui!) e le tasse (a noi!). Sappia, il Rettore, che essere sospesi da qualche esame per aver contestato chi ha stretto la mano a Salvini, aprendogli le porte dell’Università di Bologna, non è un onore ma un onere. Da oggi, sino a quando sarà necessario, si apre una campagna contro le misure disciplinari e la loro applicazione, ogni contributo in merito è ben accetto, da foto sino a testi da riprendere e pubblicare a favore della libertà di contestare questo clima di tensione. Giovedi 29 saremo in piazza Scaravilli per denunciare i fatti pubblicamente con una conferenza stampa e presidio comunicativo”.

Da LabAgraria, intanto, viene anche segnalato quanto segue; “Da mesi stiamo raccogliendo le firme per confermare lo spazio in cui possiamo dare vita alle nostre attività nella zona universitaria: Rizoma autogestito. Purtroppo l’università non ha accettato tutte le firme che abbiamo presentato. Entro giovedì (oggi, ndr) ci serve il vostro aiuto perchè non ci sia tolto lo spazio”. Dalla pagina di Rizoma: “Anche quest’anno siamo arrivati all’ultimo giro di raccolta firme per sostenere lo spazio Rizoma in zona universitaria. Un luogo di socialità, dibattito e costruzione di sapere autonomo, che vive grazie a studentesse e studenti. Sostienici e firma anche tu”.