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::: Notizie brevi :::

Si Cobas: contagi Brt “saliti a 118” e casi anche in altre società, “Giunta ci incontri” | Centri estivi 0-3, 140 all’assemblea dei sindacati di base | Cobas: “Rizzoli condannato a risarcire lavoratrice” | Aule studio sovraffollate, attacchinaggio Cua in Università | Docenti Ic20 e Ic14: “Dad strettamente emergenziale” | Cobas: “Riconosciuti diritti sindacali Rsu”.

01 Luglio 2020 - 18:25

“Sono saliti a 118 i contagi tra i lavoratori Brt delle Roveri, e altri casi sono stati individuati negli impianti Sda, Tnt, Dhl, Palletways e Ctl”, scrivono i Si Cobas, che hanno chiamato un presidio domani in piazza Maggiore per chiedere “un incontro urgente con la giunta comunale perché, ascoltando lavoratori, responsabili per la sicurezza e sindacato” siano “chiusi, sanificati e riorganizzati non in funzione del profitto ma della salute” i luoghi in cui “non sia garantita la sicurezza di chi lavora”. Il sindacato ricorda che “sono 130 i lavoratori che in Bartolini alle Roveri, al cambio turno, condividono gli spogliatoi e alle 19.30 la mensa. I bagni sono in totale 10, utilizzati anche dai corrieri e dagli oltre 30 lavoratori delle agenzie interinali, che cambiano di giorno in giorno. Dopo i primi casi è solo il Si Cobas a fermarsi in due scioperi, a chiedere fin dal 15 giugno interventi drastici, come la chiusura, all’Azienda, alle Ausl e alla Prefettura, senza esito alcuno”.

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Centoquarante persone hanno patrtecipato ieri all’assemblea online indetta da Sgb, Adi e Cobas sui centri estivi per i bambini da zero a tre anni, di cui il comune ha disposto la riapertura per tre settimane a luglio: “Non ha senso”, secondo i sindacati, dato che contando il tempo dj ambientamento e re-inserimento, alla fine “non è di grande aiuto” alle famiglie. Insomma, “una soluzione propagandistica”, ma anche una situazione “surreale e di pura illegalità”, perché essendo stato disposto 1il 19 maggio che l’anno educativo era chiuso se i nidi non avessero riaperto entro il 30 giugno, “non c’è il monte ore per fare attività in più” a luglio.

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Il Tribunale del Lavoro di Bologna ha accolto il ricorso di una lavoratrice dell’Istituto ortopedico Rizzoli, condannando quest’ultimo “a corrisponderle la somma di 202.818,46 euro a titolo di differenze retributive, oltre interessi legali”. L’Istituto ha però già fatto appello, quindi per il momento verserà alla donna solo 100.000 euro. Soldi che, scrivono i Cobas, “saranno presi dal bilancio dell’Istituto, cioè soldi pubblici”. In attesa dell’esito dell’appello, comunque, i Cobas preannunciano- dopo “i nostri esposti alla Procura e all’Ispettorato del lavoro di Bologna riguardo a doppi turni, doppie notti, turni giornalieri e settimanali non rispettosi delle norme contrattuali e altro”- una denuncia contro i dirigenti “per aver recentemente condotto in maniera illegittima e umiliante per i lavoratori una selezione per le progressioni economiche orizzontali”.

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Attacchinaggio del Cua in via Zamboni e dintorni. Scrive il collettivo: “Siamo andate e andati a far vivere i muri delle zona universitaria, proprio vicino alle inefficienti e non sicure aule studio, per dire che vogliamo: l’annullamento delle tasse del prossimo anno e delle more di questo; un servizio bibliotecario efficiente e la riapertura di tutte le aule studio nella reale tutela della salute; un semestre aggiuntivo gratuito per tutt*!”. Dopo le contestazioni delle scorse settimane, con aula studio autogestita all’aperto e blitz al rettorato, l’ateneo “si è ritrovata costretto ad aprire tre aule studio”, aggiunge il Cua, che parla di “ennesima presa in giro”, dato che “per forza di cose hanno posti limitati per il distanziamento sociale”. Il risultato? “Luoghi sovraffollati”e studenti costretti a “far la fila per dover studiare in uno spazio che non è sicuro per la salute”.

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Riceviamo e pubblichiamo il testo di una mozione votata il 30 giugno dal Collegio docenti dell’Ic 20 di Bologna con 92 favorevoli, due astenuti e zero contrari. Esso rietiene che “ogni forma di didattica adottata in tempo di sospensione della didattica in presenza, debba essere considerata una misura strettamente emergenziale. Richiede che a settembre la scuola riapra in sicurezza e in presenza, escludendo qualsiasi forma ibrida”. Servono quindi “investimenti significativi per garantire interventi urgenti per modifiche, anche provvisorie, alla struttura interna degli edifici scolastici per accogliere le classi in condizioni di sicurezza” e “un significativo aumento degli organici”. Senza, è “impossibile garantire il diritto allo studio” e “pertanto il Collegio sollecita il ministero, principale responsabile di tale diritto, a fornire al più presto certezze rispetto alle risorse economiche e al personale indispensabili”.”.

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Anche dal Collegio docenti dell’Ic 14, con una settantine di firme in calce, arriva un documento in cui si afferma che la Didattica a distanza “debba essere considerata una misura strettamente emergenziale” perché “non sono in grado in nessuna maniera, per la quasi totalità dei nostri alunni, di sostituire l’appartenenza alla società educante della scuola e delle classi, dove si impara dalla relazione, dal confronto, dalla diversità”. I docenti chiedono “che a settembre la scuola riapra in sicurezza e in presenza, facendo anche uso di giardini e altri spazi all’aperto, escludendo qualsiasi forma ibrida, metà classe in presenza e metà a distanza, per consentire, a fini sanitari, il distanziamento tra le persone”. Sono pertanto “necessari investimenti significativi per garantire interventi urgenti per modifiche, anche provvisorie, alla struttura interna degli edifici scolastici, con ampliamento delle aule e reperimento di ulteriori spazi, con l’impiego immediato di ogni edificio idoneo” disponibile.

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I Cobas scuola di raccontano il caso di un una propria Rsu “a cui era stato reiteratamente negato l’accesso all’informativa completa sull’utilizzo del bonus dell’a.s. 2018-19 (contenente nominativi, importi e motivazioni dell’attribuzione del riconoscimento economico). Un’ulteriore e ancora più grave violazione dei diritti sindacali e in particolare dell’autonomia della Rsu, aveva portato nei mesi scorsi all’allontanamento dall’Istituto del rappresentante territoriale dei Cobas invitato all’assemblea delle lavoratrici e dei lavoratori. Di fronte al, per noi, palese comportamento antisindacale messo in atto, prima della fine del giudizio in tribunale, è stato raggiunto un accordo di conciliazione in cui si riconosce la piena legittimità delle richieste dei Cobas con impegno del Dirigente scolastico a fornire l’elenco nominativo dei docenti che hanno percepito nell’a.s. 2018-19 il bonus premiale” e a “non reiterare ulteriori divieti di partecipazione del rappresentante Cobas, qualora invitato dalla Rsu d’Istituto, alle assemblee indette dalla stessa”.