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::: Notizie brevi :::

Di Maio continua a promettere, Riders Union: “Ora i fatti” | Docenti delle Farini si schierano per l’accoglienza | Otto marzo: stanotte attacchinaggi sui locali, venerdì presidi a Inps e Miur. Due donne migranti raccontano perchè non potranno scioperare. Diffuso un nuovo studio sulle diseguaglianze.

06 Marzo 2019 - 15:22

“Noi stiamo lavorando a far sì che i riders abbiano le stesse tutele del lavoro subordinato”, ha dichiarato in questi giorni il ministro del Lavoro, Luigi Di Maio. “Riteniamo che questo sia il momento della verità- commenta Riders Union– in cui il ministero del Lavoro debba tradurre in fatti e quindi in legge le promesse fatte, in cui l’insieme delle forze politiche debba approvare lo Statuto dei diritti dei riders – una norma che parta dalla nostra condizione per estendere universalmente le tutele ad ogni precario e ad ogni invisibile di questo paese. La politica deve dimostrare che ha un’utilità, che un’istituzione pubblica ha il compito di regolare l’economia e non quello di girare la testa dall’altra parte o di servire la fame di profitto delle multinazionali. Noi, in ogni caso, non faremo un passo indietro e saremo dove siamo sempre stati: domenica abbiamo dimostrato che, nonostante tutto, la voce delle lavoratrici e dei lavoratori ha dalla sua la forza e la ragione. Chi ha responsabilità politiche è bene che lo tenga in conto”.

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Dopo quelli del Copernico e di altri istituti, anche i docenti delle scuole medie Farini prendono l’iniziativa sul tema dei migranti e dell’accoglienza: un appello è stato firmato dal 95% degli insegnanti del plesso ed è in cantiere un “evento aperto al territorio”, che si svolgerà a breve. “Non siamo più disposti ad essere accecati dall’indifferenza”, scrivono i docenti: per questo, “chiediamo di poter offrire a tutti i livelli esempi di coerenza ai nostri alunni, a cui ci sforziamo di trasmettere il valore supremo della vita, della libertà dell’individuo, il gusto dell’accoglienza, l’impegno per l’integrazione”.

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Nuove iniziative si aggiungono a comporre il quadro dello sciopero globale delle donne dell’8 marzo. L’Assemblea antirazzista in università questa notte ha affisso locandine con scritto “Non viviamo per servirvi, l’otto marzo sciopero” all’esterno dei locali della zona universitaria, “quegli stessi locali – spiegano gli studenti – che si approfittano della nostra condizione precaria di studentesse e studenti per offrire lavori con paghe da fame” e che “prediligono sorrisi e belle presenze femminili dietro ad un bancone o in strada per attirare clientela.  Riteniamo inaccettabile che la figura della donna venga abusata anche in questo modo sui luoghi di lavoro”. Venerdì stesso, invece, Sgb invece sarà alle 9 in presidio all’Inps di via Gramsci 6, alle 11 al Miur in via dei Castagnoli. Alle 19.30 cena solidale al Circolo Guernelli di via Gandusio per Daniela e la sua idea di società più giusta e inclusiva.

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Sempre in vista dell’otto marzo, il Coordinamento Migranti pubblica una nuova intervista, stavolta a F. e S., madre e figlia: due donne migranti che “parlano della loro voglia di scioperare e del perché l’8 marzo non potranno farlo”. F., badante, afferma: “Magari! Vorrei, tanto, ma non posso. Non posso lasciare la signora sola. Se anche chiedo un permesso c’è sempre qualcuno che mi chiama per chiedermi di stare con lei. Ho paura che cada, è un po’ agitata, non sta bene. Ci sono molti problemi nella sua famiglia e di fatto il peso è tutto sulle spalle di un solo figlio che lavora molto, perché la sorella è andata via e lasciato tutto nelle sue mani”. S., invece, pulisce le camere in un albergo: “Per gli orari che faccio non potrò scioperare, ma proverò a esserci almeno per il corteo serale. Non ho paura di perdere il lavoro, anche perché lo odio questo lavoro. La cosa che più mi pesa è che se lo facessi sarei sola a farlo e penalizzerei le mie colleghe che non possono o non vogliono permetterselo per questione di soldi e dovrebbero lavorare il doppio per coprirmi”.

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Analogamente, Usb, confermando la partecipazione allo sciopero, segnala di avere pubblicato “Donne sull’orlo di una crisi di numeri”; uno “studio sulla disuguaglianza di genere nel mondo del lavoro da cui emergono alcune caratteristiche precise che connotano il lavoro delle donne nel nostro Paese: differenziazioni salariali, cattiva occupazione e segregazione occupazionale, per cui le donne sono impiegate maggiormente in settori specifici, sulla base di pregiudizi e stereotipi di genere. Le politiche sul lavoro di questi anni, anziché contrastarle, hanno favorito la diffusione di queste pratiche, basti pensare alla differenza salariale a parità d’inquadramento, le scarse tutele occupazionali, i bassi salari oltre che la privatizzazione del Welfare, se da un lato scarica sulle donne il costo del suo smantellamento d’altro ne ostacola i percorsi di autonomia lavorativa”.