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Non Una di Meno in piazza: “Ci tolgono il tempo, ci riprendiamo tutto!” [foto+video]

In tante in piazza del Nettuno mentre si tenevano altre manifestazioni in tutta la penisola: “L’epidemia del Coronavirus non ci ha costrette al silenzio”, ma ha “esasperato disuguaglianze, sfruttamento e violenze determinate dal sistema capitalista, patriarcale e razzista”. Replicata anche la performance del violador en tu camino.

26 Giugno 2020 - 22:07

Una manifestazione convocata da Non Una di Meno Bologna si è tenuta nel pomeriggio di oggi in piazza del Nettuno, in forma di presidio, mentre in tutta la penisola si tenevano analoghe dimostrazioni organizzate dai nodi territoriali della rete transfemminista, con le parole d’ordine “ci tolgono il tempo, riprendiamoci tutto”. E’ la prima volta dall’inizio del lockdown dovuto al coronavirus che le attiviste tornano in piazza, spiegando con queste parole le ragioni della convocazione: “Fin dall’inizio dell’emergenza sanitaria causata da Covid-19, come movimento femminista e transfemminista abbiamo sottolineato come questa crisi non fosse uguale per tutt* e, purtroppo, così è stato. La pandemia ha esasperato le disuguaglianze, lo sfruttamento e le violenze determinate dal sistema capitalista, patriarcale e razzista nel quale viviamo, tratteggiando pesanti conseguenze che stiamo già sperimentando sulla nostra pelle”. Nel corso della manifestazione le attiviste hanno messo nuovamente in scena il flash-mob un violador en tu camino (lo avevano già fatto in via Rizzoli lo scorso 8 dicembre e in gennaio durante un corteo a sostegno del Rojava), la performance ideata lo scorso autunno da un collettivo femminista cileno impegnato nelle proteste contro il governo del paese sudamericano e che è stato replicato in tantissime piazze di tutto il mondo.

> Guarda il video raccolto dagli inviati di Zic,it (l’articolo prosegue sotto):

Ancora dal testo di convocazione le attiviste spiegano come “la violenza domestica è aumentata moltissimo durante il lockdown, mentre i centri antiviolenza hanno cercato di continuare a garantire supporto alle donne che vi si rivolgono, nonostante le difficoltà imposte dal distanziamento sociale e dalla mancanza strutturale di finanziamenti. Tantissime persone si sono ritrovate senza lavoro e senza reddito, tra cassa integrazione in ritardo di mesi, bonus di 600 euro assolutamente insufficienti, nessun tipo di sussidio per tutti i lavori in nero e non riconosciuti. Nei settori considerati come “essenziali”, dalla sanità ai servizi sociali, dalla sanificazione alla grande distribuzione, dalla logistica alle troppe fabbriche rimaste aperte, tantissime donne si sono trovate spesso senza dispositivi di protezione individuale, mettendo a rischio la propria salute e quella delle persone a loro vicine in cambio dei soliti salari bassissimi, accompagnate dalla retorica che le voleva ‘eroine’ o ‘angeli’ e pronte a sacrificarsi per il paese con il sorriso”, mentre “razzismo e sessismo istituzionali si rendono evidenti nell’ultimo provvedimento del governo: una sanatoria che esaspera le condizioni di ricattabilità in cui versano le donne e le soggettività migranti, la cui unica possibilità di regolarizzarsi è vincolata all’arbitrio di chi da anni le sfrutta nei campi o in casa con contratti precari o in nero”.

Per questo, dicono le attiviste, “non possiamo più parlare di emergenza: le conseguenze di questa pandemia saranno pesanti e stabili e stiamo già sperimentando nelle nostre vite le conseguenze di questa crisi. Nonostante il distanziamento sociale, sappiamo che non siamo sole, ma parte di una lotta che in tutto il mondo si oppone alla violenza maschile e di genere, al razzismo e allo sfruttamento in casa e sul lavoro. L’epidemia del Coronavirus non ci ha costrette al silenzio. Le donne e le soggettività dissidenti, le persone migranti e razzializzate hanno continuato e continuano a scioperare e a ribellarsi alla violenza con cui ci vorrebbero zittire, rimettere al nostro posto, ancorare ai ruoli che ci sono imposti e che noi invece rifiutiamo”.

Durante il presidio le attiviste hanno inoltre messo in scena una performance in cui hanno acceso fumogeni viola e indossato magliette con lettere che componevano la scritta sciopero.