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Non solo smog: idrocarburi nelle acque del Reno

Nei giorni scorsi è stata avvistata una chiazza oleosa nel tratto di fiume tra Bologna e Ferrara: le analisi hanno confermato la presenza di idrocarburi ma è mistero sull’origine dello sversamento. Diffuso intanto il rapporto annuale sulla qualità dell’aria: le criticità principali da ozono e polveri sottili.

10 Gennaio 2023 - 11:30

Inquinata l’aria dell’Emilia-Romagna, inquinata pure l’acqua: quella del Reno, dove nei giorni scorsi è stata avvistata una chiazza oleosa nel tratto che corre tra Bologna e Ferrara. La chiazza è stata segnalata da un cittadino e, in seguito, le analisi eseguite su un campione contaminato hanno confermato “l’ipotesi della presenza di idrocarburi nelle acque, sebbene in concentrazioni ridotte”. A dirlo è l’Arpae, ma l’origine della chiazza non è stata ancora chiarita: i sommozzatori dei Vigili del Fuoco hanno scandagliato l’area ma non hanno rinvenenuto nulla sul fondale, è stato quindi utilizzato anche un escavatore sia sull’argine sia sul fondo del corso d’acqua ma non sono state rilevate prove sulla possibile origine dello sversamento. Per arginare la contaminazione sono state collocate diverse barriere galleggianti assorbenti e ieri, intanto, la portata del Reno è salita per cui le tracce visibili di idrocarbure sono sparite. Oggi comunque l’Arpae proseguirà il monitoraggio sulla qualità delle acque, con ulteriori rilevazioni in diversi punti del territorio coinvolto.

Sempre l’Arpae, intanto, ha diffuso anche il Report annuale sulla qualità dell’aria e dal documento emerge che a livello regionale i problemi maggiori sono dati da ozono e polveri sottili. Va meglio con il biossido di azoto: l’anno scorso non si è registrato alcuno sforamento, un risultato mai raggiunto prima se non nel 2020, quando fu imposto il lockdown per la pandemia. In generale, le concentrazioni in aria di quasi tutti gli inquinanti sono “in linea con quelle dell’ultimo quinquennio” e dalle rilevazioni risultano “pienamente rispettati” nel 2022 i valori di biossido di zolfo, benzene e monossido di carbonio. Criticità invece per quanto riguarda l’ozono, in particolare nel periodo estivo e nelle aree rurali. L’anno scorso si sono registrati “superamenti diffusi dei valori obiettivo per la protezione della salute umana”, cioè una massima media mobile giornaliera sulle otto ore di 120 microgrammi per metrocubo. I valori di ozono risultano invece in calo nell’area di pianura ad est del territorio regionale, con nove stazioni che hanno rispettato il limite per tutto l’anno. Passando alle polveri sottili, i limiti di legge per i valori medi annuali di Pm10 e Pm2,5 “sono stati pienamente rispettati”, ma sforamenti della concentrazione giornaliera (50 microgrammi per metrocubo) si sono registrati in 12 delle 43 stazioni di rilevazione in Emilia-Romagna per oltre 35 giorni all’anno, superando dunque il tetto massimo fissato dalle norme europee.