Ieri sera presidio itinerante transfemminista verso la mobilitazione del 6 maggio ad Ancona per un aborto libero, sicuro e gratuito. Adinolfi? “Non sapeva rispondere alle nostre istanze con tesi che abbiano una qualche forza”, sferza Non una di meno.
“Ieri siamo scese nelle strade per lanciare la manifestazione nazionale che si terrà il 6 maggio ad Ancona per un aborto libero, sicuro e gratuito e per rivendicare una genitorialità libera dalla retorica conservatrice. Tutti i nodi di non una di meno nella altre città hanno fatto o stanno facendo lo stesso. Noi per il lancio avremmo dovuto avere un ospite speciale! Avrebbe dovuto essere qui Mario Adinolfi per la presentazione del suo libro ‘Contro l’aborto – con le 17 regole per vivere felici’. Beh, ha preferito annullare l’evento perchè evidentemente non è in grado di accettare contestazioni o rispondere alle nostre istanze con tesi che abbiano una qualche forza. Ma noi siamo qui lo stesso perchè vogliamo dettare le nostre regole per essere felici, che sono e saranno molte di più di 17!”. Lo scrive Non una di meno Bologna all’indomani di un presidio itinerante tra via Santo Stefano e i Giardini Margherita.
Proseguono le transfemministe: “Ribadiamo che le regole ce le facciamo noi! Non permettiamo a nessunx, per di più ad un maschio etero cis, di indicarci la via della felicità, soprattutto se si pensa che questa passi attraverso la legiferazione sui nostri corpi e la negazione della nostra capacità di autodeterminazione! Abbiamo sempre abortito e sempre abortiremo! Il 6 maggio saremo nella regione Marche, governata dal partito che oggi è al governo di questo paese. Questa regione è stata dichiarata più di una volta “laboratorio” delle nuove politiche di una destra estrema, conservatrice e misogina. Al momento allx compagnx marchigianx è praticamente negato il diritto all’aborto e quel modello può facilmente essere esportato su tutto il territorio nazionale – come vediamo sta già accadendo in Molise dove il livello di obiettori sfiora il 100 %. Questo succede perchè in Italia la legge non tutela chi vuole abortire ma gli obiettori. Meloni e sodali hanno più volte esplicitato che non attaccheranno la legge 194, ma non ce ne sarà bisogno per come è strutturata, basterà manometterla a poco a poco dall’interno e continuare ad usare strumentalmente il diritto dei medici all’obiezione per costringerci a fare figl, calpestando il nostro diritto di scelta rispetto alla maternità. Neanche portare a termine una gravidanza e decidere comunque di non essere madri mette al riparo dalla gogna pubblica: l’attacco alla privacy e alla leggittimità della scelta della donna che qualche giorno fa ha deciso di affidare il bambino che aveva partorito a una struttura protetta lo dimostra. Dimostra che non siamo liberə e che i nostri corpi non sono davvero nostri, quando perfino giornali, personaggi pubblici, personale medico sanitario ecc si sentono in diritto di condannare, ricamare ipotesi sulle nostre scelte, darci consigli non richiesti”.
“Gli individui che operano nelle Marche – si legge poi – sono gli stessi che siedono nei posti più alti delle istituzioni pubbliche di questo Paese, incarnando un governo interventista in una guerra che non vogliamo, che distrugge anche le più misere briciole di welfare grazie a cui potevamo permetterci vite meno marginalizzate e meno violente, che lede i diritti dellə persone lgbtqia+ , che si rifiuta di riconoscere lx figlix delle coppie omogenitoriali, portando avanti il concetto eterocispatriarcale di famiglia volto da un lato alla riproduzione sociale e all’obbiettivo di risolvere il problema demografico, e dall’altro ad una visione capitalista del lavoro di cura delle donne – definite ultimamente da Meloni ‘riserva inutilizzata’: insomma, dobbiamo produrre e riprodurre! Confermano le loro posizioni e la loro incapacità altre dichiarazioni agghiaccianti: Il ministro Lollobrigida parla apertamente di “sostituzione etnica” per poi affermare che non aveva idea di cosa quel concetto portasse storicamente con sé”.
Conclude Non una di meno: “Per opporsi a tutto questo pensiamo sia necessario costruire una forza comune che parta dalla libertà di abortire per costruire un’opposizione trasversale alle politiche del governo Meloni e a tutti i governi che rafforzano la violenza patriarcale. Rivendichiamo insieme un sovvertimento della società che metta al centro la nostra libertà e autodeterminazione! Per questo e molto altro scenderemo in piazza il 6 maggio ad Ancona, per urlare che nessun oltre noi stesse può decidere sui nostri corpi, per urlare che la genitorialità è una scelta, l’aborto è un diritto”.