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“No alla vendetta di Eni”, blitz in solidarietà al cs Rivolta di Marghera

Striscione e fumogeni accesi oggi pomeriggio davanti al negozio di via Ugo Bassi, poche ore dopo le perquisizioni al centro sociale veneziano, scattate in relazione a un’incursione in una raffineria a settembre.

20 Ottobre 2020 - 20:10

Lo scorso 12 settembre attiviste e attivisti per il clima sono entrati in tuta bianca nella bioraffineria di Porto Marghera del colosso petrolifero Eni, rimanendoci circa due ore e sanzionandone le strutture con scritte e vernice, protestando contro il modello di svilippo che rappresenta. Questa mattina, in relazione a questi fatti, è scattata la perquisizione dello storico centro sociale Rivolta di Marghera: fatto che non è andato giù neanche a diverse realtà bolognesi, che nel pomeriggio hanno raggiunto il negozio di via Ugo Bassi aprendovi uno striscione e accendendo fumogeni.

Scrivono  Làbas e Tpo: “Stamattina al cs Rivolta è andata in scena un’operazione di Polizia che dimostra, ancora una volta, come le forze dell’ordine siano alla mercé di Eni e delle grandi multinazionali. Decine di agenti sono entrati negli spazi dove è nata. Rise Up 4 Climate Justice, la piattaforma di coordinamento delle lotte ambientali che ha preso forma durante il VeniceClimateCamp. Il pretesto è il sanzionamento dello scorso settembre alla raffineria di biodiesel di Eni, l’ennesima fabbrica di morte e avvelenamento dei territori. Da Bologna a Marghera non accetteremo la mossa repressiva voluta dalla Questura veneziana, non accetteremo la polizia nei nostri spazi, non accetteremo la vigliacca risposta di Eni! Fuori Eni dalle nostre città! Vogliamo spazi aperti e inclusive non raffinerie che ci avvelenano! Vogliamo città a misura d’uomo, non vendette giudiziarie! Solidarietà alle compagne e ai compagni del centro sociale Rivolta”.

Così invece Utr Ecologia Politica: “Se provano ad intimidirci noi rispondiamo con l’arma della solidarietà! Per questo siamo andatx ad appendere uno striscione sulle vetrine dell’Eni Store di via Ugo Bassi, proprio là dove giusto qualche giorno fa, durante il corteo ambientalista che ha attraversato la nostra città, abbiamo trovato un ingente dispiegamento di celere a difendere il negozio del mostro a sei zampe.  Oggi siamo andatx a dimostrare che se pensano di fermarci si sbagliano di grosso! Vogliamo giustizia sociale, ambientale e climatica e sappiamo chi dobbiamo bloccare per ottenerla!”

C’erano anche gli studenti di Saperi Naviganti: “Questa mattina all’alba è avvenuto l’ennesimo atto repressivo ed intimidatorio. Decine di blindati e centinaia di agenti in antisommossa hanno assediato il Centro Sociale Rivolta per permettere una perquisizione. Il motivo della stessa è la ricerca e il sequestro di materiale probatorio attinente alle azioni nei confronti dell’Inceneritore e del sito Eni a Marghera, avvenute in concomitanza con il Venice Climate Camp e la costituzione del movimento nazionale ecologista e ambientalista Rise Up 4 Climate Justice. Un vero e proprio atto fascista sia nei presupposti che nell’esecuzione: infatti gli agenti hanno creato danni alla struttura, sfondando porte e senza la presenza dei responsabili della struttura e dei legali ( necessaria ai sensi dell’art.250 cpp), cercando nient’altro che vernici e striscioni. Prescindendo dal buco nell’acqua che hanno fatto, questa è una chiara dimostrazione di come le libertà democratiche siano in pericolo, di come viene ritenuto minaccioso un semplice pensiero scritto sopra uno striscione. Inoltre, sono stati sequestrati i dati sensibili raccolti durante l’evento, la cui raccolta era volta al fine precauzionale di tracciabilità, per indagare su chi ha presenziato al campeggio. Dimostrazione di come il Covid sia una scusante per chiudere sempre più le maglie della repressione. Per quanto riguarda l’operazione, sappiamo benissimo che quanto accaduto è un vero e proprio messaggio politico: una vendetta di stato ordinata da Eni e Confindustria, nei confronti di migliaia di attivisti e attiviste che hanno fatto alla luce del giorno e in maniera pacifica azioni dimostrative nei confronti dei diretti responsabili della questione climatica. Una vera e propria dichiarazione di guerra, con l’intento di criminalizzare tutti coloro i quali, nel mondo, si sono schierati a favore di un cambiamento sistemico, di coloro i quali finalmente si stanno mettendo in gioco territorialmente per lottare per il bene del pianeta in cui viviamo. Siamo pienamente convinti che quella di oggi sia stata una prova di Forza ordinata da Eni e da Veritas. Questo perché un movimento nazionale come Rise Up 4 Climate Justice, con migliaia di attivisti e attiviste climatici, che evidenziano le contraddizioni, e che sono pronti ad agire, fa paura. Ma non hanno inteso che facendo così l’unica cosa che avranno sarà un aumento radicale della mobilitazione nazionale e nel mondo. Perché queste reazioni sproporzionate ci fan capire che siamo sulla strada giusta, che siamo dalla parte del vero e che saremo sempre più determinatx”.

Solidarizza con il Rivolta anche il Laboratorio Crash: “Questa mattina è stata messa in atto una ridicola provocazione ai danni del Centro Sociale Rivolta di Venezia. Alle prime luci dell’alba una perquisizione condotta da centinaia di agenti negli spazi del centro sociale ha voluto chiedere conto della sacrosanta contestazione alla raffineria Eni di Marghera dello scorso 12 settembre. Una provocazione pessima di fronte alla fase che stiamo attraversando, dove l’incuria criminale delle istituzioni sul tema Covid viene dunque fatta combaciare con l’attacco a chi critica un modello di sviluppo chiaramente incompatibile e nocivo. Solidarietà da Bologna ai compagni e alle compagne, continua la lotta per la giustizia climatica!”. In mattinata aveva preso posizione il Collettivo Universitario Autonomo: “Ancora una volta vediamo quanta importanza abbia Eni e quanto lo Stato sia in combutta con quel mostro devastatore. Prontamente repressione e intimidazione vengono agite per cercare di spaventare chi lotta per bloccare tutti quegli enti che distruggono l’ambiente. Ancora una volta vediamo che l’unica funzione dello Stato italiano é quella di difendere il profitto delle grandi multinazionali e cercare di sedare le proteste. Ma sicuramente questo non ci smuove nemmeno di un millimetro!”.