I lavoratori e le lavoratrici della Dimac e la RSU di fabbrica ci hanno mandato questo comunicato dove è spiegata la grave situazione occupazionale in cui versa lo stabilimento di Ozzano. Nella nota si annuncia anche un presidio davanti ai cancelli dell’azienda per giovedì 15 ottobre, dalle 16 alle 19. La cosa curiosa è che l’iniziativa di lotta sarà accompagnata anche da letture di testi teatrali di Giuliano Bugani (operaio, poeta e giornalista), accompagnato dalla fisarmonica da David Sarnalli.
Siamo i lavoratori e le lavoratrici della DIMAC, anzi della “AETNA GROUP DIMAC DIVISION”, una delle aziende più importanti di Ozzano, situata a Ponte Rizzoli in Via Rinascita 25.
Chi passa dagli Stradelli Guelfi la vede, e da una decina di giorni vede anche striscioni, le bandiere rosse della Fiom; vogliamo che si sappia perchè siamo in lotta, perchè da due settimane stiamo facendo scioperi articolati, perchè a volte siamo nel piazzale in assemblea.
L’azienda ha avviato una procedura per richiedere Cassa Integrazione Straordinaria per Crisi per 12 mesi. Nella comunicazione inviata alla RSU e alla Fiom si legge che nel periodo di CIGS che dovrebbe decorrere dal 2 novembre l’azienda “rinuncerà ad attività che possono essere espletate nella sede centrale di Aetna Group S.p.A.”. Cosa significa?
La lettera non dice che l’Azienda (che produce macchine automatiche nel settore del packaging), intende attuare una riorganizzazione che prevede lo spostamento definitivo di attività nella sede di Villa Verucchio (provincia di Rimini), attività che invece riteniamo essenziali per il mantenimento e lo sviluppo del sito produttivo di Ozzano che oggi occupa circa 70 dipendenti.
Quello che sta avvenendo alla Dimac e nel gruppo “Aetna” è il frutto dello stesso progetto di riorganizzazione che viene portato avanti da un grande gruppo (la S.C.M. di Rimini) la cui proprietà è la stessa di Aetna. C’è un progetto di accentramento di diverse attività, e si sopprimono numerosi posti di lavoro negli stabilimenti controllati dal gruppo in diverse regioni.
Per noi, per i dipendenti della DIMAC, significa che dal prossimo 2 novembre, 25 dipendenti sarebbero sospesi a zero ore per un periodo di 12 mesi (in concreto: “messi a casa” per non rientrare più in azienda); con questa operazione si apre la strada ai licenziamenti (25 sono del resto gli “esuberi” dichiarati dall’Azienda).
Quello che stupisce ed indigna è che gli ordini ci sono, e parecchi, e se la proprietà avesse intenzione di investire davvero su questo sito, non ci sarebbe bisogno nemmeno di cassa integrazione ordinaria (utilizzata fino ad oggi in maniera leggera e per 13 settimane, durante le quali la produzione ha subito dei rallentamenti ma non si è mai fermata).
L’Azienda sceglie invece la strada di una finta riorganizzazione, che potrebbe portare anche alla chiusura di tutto lo stabilimento, in assenza di un piano industriale e di garanzie per il futuro.
Tutto questo in nome di un recupero di costi immediato, quei costi che derivano da errori e negligenze di dirigenti quantomeno poco attenti che però non pagheranno mai i loro errori.
Dovrebbero invece pagare, e pesantemente, i lavoratori. Come sempre, la Storia si ripete……
Noi non vogliamo e non possiamo subire questa scelta.
La R.S.U. e la FIOM CGIL hanno già richiesto l’apertura di un tavolo di crisi, coinvolgendo Regione, Provincia e Comune di Ozzano.
Quel confronto, che si dovrà avviare, non deve essere sostenuto soltanto da noi lavoratori. Chiediamo solidarietà e sostegno alla nostra lotta a tutti i cittadini, alle forze sociali e politiche di questo territorio che ha già visto, anche in un recente passato, altre aziende coinvolte in processi di crisi (Sinudyne, Orem, Fev Agrati, solo per nominarne alcune del settore metalmeccanico), aziende che più o meno silenziosamente sono sparite dal nostro territorio, lasciando però a Ozzano e nei comuni limitrofi molti lavoratori senza lavoro.
NON POSSIAMO PERMETTERE CHE ACCADA ANCORA!!!!!
I LAVORATORI E LE LAVORATRICI DELLA DIMAC
LA R.S.U. FIOM CGIL