Acabnews Bologna

Niente sfratto per cinque famiglie

Riprende la lotta per l’abitare: esecuzioni rinviate tra ieri e oggi grazie ai picchetti di Social Log, Asia-Usb e associazione Pugno Chiuso.

19 Gennaio 2017 - 12:46

“Un altro rinvio, Gandusio non si piega”, annuncia su Facebook l’associazione Pugno Chiuso, dando notizia del buon esito del presidio antisfratto di stamane. “Abbiamo perso il conto di quanti rinvii siano – aggiunge – Forse il 20°, per le due famiglie che hanno il contratto scaduto in una casa popolare da tre anni e da tre anni resistono allo sfratto. Resistono allo scandalo dei contratti a tempo nelle case popolari di Bologna. Resistono in via Gandusio, che è stata laboratorio di macellerie sociale, per le politiche emergenziali abitative cittadine. Le case popolari di via Gandusio, costruite davanti l’ex-Gasometro e lo stabilimento di Hera dove per decenni è stata sotterrata e stoccata ogni genere di porcheria industriale, sono sempre state un ghetto dove mettere gli ultimi, quelli che anche se crepano chi se ne frega”. C’era anche Asia-Usb, che  scrive: “In via Gandusio da anni negli stabili Acer vengono assegnati appartamenti a tempo determinato con contratti che vanno dai 18 mesi fino al massimo di 3 anni condannando cosi numerose famiglie ad una vita di precarietà. Via Gandusio è stato un laboratorio sociale e politico le cui pratiche di gestione verranno ora estese a tutte le case popolari tramite la nuova riforma regionale dell’Erp che porterà lo sfratto di numerose famiglie assegnatarie. A fronte di un continuo aumento degli sfratti e delle persone senza casa diventa quindi necessario difendere le case popolari dai processi di privatizzazione e dalla nuova gestione emergenziale che verrà introdotta tramite la nuova riforma Erp. Le case popolari non vanno svendute alla speculazione nè devono essere strumento di controllo della povertà tramite il paradigma dell’emergenza ma con la requisizione e l’autorecupero devono essere ampliate per soddisfare le necessità abitative di tutte le famiglie”. Gli attivisti di Pugno chiuso, inoltre, si sono dati da fare anche ieri, alla Barca, ottenendo il rinvio fino al 21 marzo di una famiglia residente in via Pelotti, composta da un’anziana madre e due figli di cui uno invalido del lavoro.

Intanto, a proposito di via Gandusio, il SiCobas esprime “piena solidarietà” a Pugno chiuso e a tutti gli inquilini delle case popolari che rischiano di essere costretti a trasferirsi per il piano di ristrutturazione annunciato dal Comune. Il SiCobas “lotta strenuamente da anni contro le politiche antioperaie dei vari governi di ogni colore- scrive il sindacato- forieri di povertà, disoccupazione e guerre intorno al mondo che costringono alla fuga milioni di persone e promotori dello smantellamento dello stato sociale che vorrebbe garantito il lavoro, la casa, l’accesso all’istruzione ed alla sanità. In tale contesto esprimiamo solidarietà a tutti i proletari minacciati di restare senza un tetto, ben ricordando quanto sia stato messo in campo negli ultimi anni dalla politica per affrontare la questione lavorativa come quella abitativa: repressione poliziesca, violenza anche su minori, sfratti e sgomberi capaci persino di dividere i nuclei familiari”.

Sempre ieri, inoltre, altri due sfratti sono stati rinviati grazie alla presenza del Comitato inquilini resistenti con Social Log, che racconta di essersi “mosso al fianco di Laila, una mamma sola con due figlie nel quartiere san donato, e per una numerosa famiglia con due figli minorenni a cui solo papà Ayle, operatore delle pulizie nella stazione ferroviaria, può provvedere con il suo piccolo stipendio”. I due rinvii sono stati strappati “nonostante i facoltosi avvocati delle proprietà abbiano minacciato e atteso l’arrivo della celere con gli scudi e manganelli. Nella completa assenza di proposte da parte dei servizi sociali e di soluzioni da parte della giunta Merola impegnata recentemente in bugie sulla rivalutazione delle periferie, i due picchetti resistenti vittoriosi rimarcano come oggi la resistenza sia l’unica soluzione per le centinaia di famiglie in attesa di essere sfrattate. Di ritorno da una intensa assemblea nazionale della rete Abitare nella crisi che si è tenuta la scorsa settimana annunciamo che in tutta Italia si vuole rilanciare un percorso importante di attacco contro il Piano Casa dell’ex governo Renzi le cui politiche sociali, dopo essere state battute e delegittimate completamente dal vittorioso ‘no sociale’ al referendum di dicembre, sono ancora attive e fabbricano povertà e sofferenza per molti e molte. Il lasciato del governo Renzi, sostenuto dal nuovo esecutivo, va smantellato pezzo per pezzo cosa che per noi significa: occupare, resistere agli sfratti e lottare per ridare dignità alle nostre periferie in un percorso di lotta e conflitto sociale nel segno del riscatto collettivo!”.