La frase è di Patrizia Impresa, prefetto di Bologna: il colloquio risale al 2017 e si riferisce all’accoglienza dei migranti nel padovano. L’intercettazione rientra in un’inchiesta in cui Impresa non risulta indagata. Lei: “Parole decontestualizzate”.
“È vero che ne abbiamo fatte di porcherie, però quando le potevamo fare”. Il tema è la gestione dell’accoglienza dei migranti (nel padovano) e queste parole sono da attribuire a Patrizia Impresa, da qualche mese prefetto di Bologna. La frase fu pronunciata il 14 aprile 2017, quando Impresa ricopriva l’incarico di vicecapo di gabinetto del ministero dell’Interno dopo aver svolto quello di prefetto di Padova. Le parole di Impresa sono contenute in un’intercettazione (pubblicata da “Il Mattino”) fatta dai Carabinieri nell’ambito di un’inchiesta della Procura padovana in cui si ipotizzano i reati di turbativa d’asta, frode nelle forniture pubbliche, truffa, concussione per induzione, rivelazione di segreti d’ufficio e falso ideologico. Sono indagati diversi funzionari della Prefettura di Padova, i vertici di una cooperativa che si occupa di accoglienza ed un ex consigliere provinciale padovano di Forza Italia. Impresa, invece, non è indagata. Secondo gli investigatori, la coop avrebbe commesso numerose e gravissime irregolarità nella gestione dell’accoglienza, ad esempio barando sul numero dei profughi, riempiendo al massimo i centri di accoglienza, prevedendo programmi di integrazione non realizzati, risparmiando sul numero degli operatori e facendo vivere i profughi in pessime condizioni igieniche pessime. Il tutto, stando alle accuse, sfruttando il silenzio complice della Prefettura, che avrebbe anche avvisato in anticipo la cooperativa delle ispezioni in arrivo.
“Sono amareggiata, sono state pubblicate frasi completamente decontestualizzate”, è il commento di Impresa. “Ho usato il termine ‘porcherie’ non certo per identificare illeciti o fatti vergognosi, ma perchè la gestione del fenomeno degli sbarchi negli scorsi anni ha talvolta richiesto, a chi come me aveva la responsabilità di rappresentare il Governo sul territorio, di assumere decisioni difficili e non sempre coerenti con i propri principi e convincimenti, ma necessarie e inevitabili per il momento in cui sono state attuate e doverose per l’ufficio che ricoprivo e ricopro”. Dunque, “estrapolare solo alcune parole, anticipate, intervallate e seguite da una serie di ‘omissis’- afferma il prefetto- porta solo ad interpretazioni lontane dalla realtà e dal contesto in cui sono state pronunciate”, e “chi mi attacca vuole mettere in cattiva luce l’istituzione prefettizia che mi onoro di rappresentare”.
La diffusione dell’intercettazioni riguardanti impresa, tra l’altro, arriva a pochi giorni da una notizia riguardante il suo predecessore, Matteo Piantedosi, che ha lasciato il ruolo di prefetto di Bologna per assumere quello di capo di gabinetto di Matteo Salvini: il funzionario è stato indagato insieme al ministro er sequestro di persona, arresto illegale e abuso d’ufficio