Acabnews Bologna

Nasce il “Laboratorio per lo sciopero sociale”

Il documento: “Individuare modelli di organizzazione capaci di indicare un percorso verso lo sciopero anche oltre lo sciopero sociale del 14 novembre”. Prossimo incontro martedì 21 ottobre’014 alle 21 all’Xm24.

20 Ottobre 2014 - 11:44

Prende il via il Laboratorio per lo sciopero sociale a Bologna

manifstrike2Dopo il partecipato incontro dello scorso 24 settembre Dallo Strike meeting allo sciopero transnazionale e dopo l’assemblea promossa dal coordinamento transnazionale Blockupy a Bruxelles, il 15 ottobre anche a Bologna si è aperto il percorso di costruzione dello sciopero sociale del prossimo 14 novembre. Le oltre cinquanta persone presenti hanno condiviso in primo luogo il metodo proposto a Roma nel corso dello Strike meeting: questo percorso non intende dare vita all’occasionale convergenza di realtà organizzate in vista di quella scadenza, ma costruire un comune spazio di iniziativa capace di essere espansivo e credibile. L’obiettivo è quello di uscire dai confini di movimento o dall’organizzazione inter-gruppi per dare vita a un processo espansivo e coinvolgere tutti coloro che subiscono il regime del salario in tutte le sue forme.

Tutti i partecipanti e le partecipanti hanno rilevato la necessità di considerare lo sciopero come progetto e come scommessa. Ricominciare a parlare di sciopero significa che non è sufficiente organizzare una manifestazione, per quanto partecipata, ma che si tratta di capire come sia possibile, in una condizione di precarietà generalizzata, «fare male ai padroni» e rilegittimare pubblicamente la parola d’ordine e la pratica dello sciopero. La presenza dei sindacati di base che già condividono il percorso dello Strike meeting a livello nazionale e che anche a Bologna sono parte di questo percorso è certamente importante, ma è necessario essere consapevoli tanto delle difficoltà di coinvolgere i lavoratori dipendenti – dopo gli scioperi della scuola e della logistica organizzati in questi giorni – quanto della condizione di lavoratrici e lavoratori precari– per i quali lo sciopero è spesso impossibile – quanto, ancora, della necessità di creare le condizioni perché anche chi non è dentro a un rapporto di lavoro, pur subendo il ricatto costante dei regimi del salario e dell’occupabilità, possa prendere parte a questo percorso. Soprattutto questo insieme di problemi richiede di capire che cosa s’intenda per sciopero «sociale» e, quindi, di mettere in campo pratiche che, mentre diffondono e rafforzano la prospettiva dello sciopero, siano anche capaci di dare voce e visibilità a posizioni differenti – quelle di lavoratrici e lavoratori dipendenti, degli «occupabili», di precarie e precari, degli operai, dei migranti e degli studenti – facendo valere la loro specificità all’interno di un percorso comune. Si tratta quindi di ricomporre i diversi frammenti in cui oggi è segmentata e gerarchizzata la forza lavoro attorno alla pratica dello sciopero e a parole d’ordine generali che sappiano parlare a chi vuole praticarlo, indicando rivendicazioni concrete.

Nel corso dell’incontro sono state condivise diverse esperienze e proposte: lo sciopero del lavoro migrante, che a Bologna è stato di grande importanza, offre un bagaglio rilevante soprattutto per quanto riguarda il percorso organizzativo che ha permesso di realizzarlo, a partire dalle assemblee e dagli incontri con le RSU delle aziende che vi hanno preso parte. Lo sciopero dei generi, che permetterebbe di porre al centro la questione generale relativa al mancato riconoscimento di prestazioni lavorative – emblematico è il lavoro di cura – e quindi la questione del lavoro non pagato. La possibilità di individuare modalità di comunicazione che rendano visibile il progetto e la possibilità dello sciopero e sappiano coinvolgere chi non è in grado di scioperare. Si tratta solo di alcune indicazioni all’interno di un percorso che si pone il problema di individuare luoghi dove lo sciopero è davvero realizzabile e sia possibile colpire duro – tenendo in considerazione la specificità del territorio bolognese e quindi alcuni nodi strategici (dalla logistica alle fabbriche metalmeccaniche, dove sempre più frequente è la presenza di studenti tirocinanti pagati nulla o poco, al grande progetto di Fico, dove il lavoro non pagato sarà una prassi diffusa) – e modalità di organizzazione capaci di indicare un percorso verso lo sciopero anche oltre lo sciopero sociale del 14 novembre, che riesca a trovare punti di analisi, parole d’ordine e obiettivi comuni, a cominciare dalla dimensione Europea e transnazionale entro cui pensare l’iniziativa, dalla rivendicazione di salario minimo europeo, del welfare e del reddito europeo, già condivise nel corso dello Strike Meeting. La pluralità e le differenze dei soggetti che questo processo punta a coinvolgere ha infatti nell’Europa lo spazio possibile dello sciopero.

Il prossimo incontro del Laboratorio per lo sciopero sociale si terrà martedì 21 ottobre a Xm24, via Fioravanti 24, alle 21.