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Modena / Nuovo sciopero a Italpizza, ancora violenze della polizia

Da lunedì lavoratori in agitazione dopo che l’azienda ha disertato il tavolo previsto al Ministero, firmando invece un’intesa con Cisl e Uil. Lacrimogeni e manganelli contro i picchetti. Le cooperative in appalto cercano di sotituire i lavoratori in sciopero con altri.

23 Maggio 2019 - 08:23

Non si ferma l’attacco ai lavoratori da parte dell’azienda modenese Italpizza e delle forze di polizia, che stanno nuovamente reprimendo con cariche e lacrimogeni i picchetti che si formano davanti alla fabbrica, come già era accaduto a gennaio e febbraio scorsi. Questa volta lo sciopero è nato dopo che Italpizza, Cofamo e Evologica (le due aziende che hanno in appalto parte dell’attività produttiva del sito) hanno disertato l’incontro convocato a Roma dal Ministero del Lavoro con le parti lo scorso 15 maggio, e hanno invece sottoscritto un’intesa con Cisl e Uil che sancirebbe la correttezza delle applicazioni contrattuali. Molti lavoratori, a cominciare da lunedì scorso, sono quindi tornati a incrociare le braccia rivendicando libertà sindacale e rispetto dei contratti, calpestati dall’azienda nei mesi scorsi. Questo il comunicato pubblicato ieri dalla pagina Facebook di S.i. Cobas Modena: “Terzo giorno di sciopero congiunto S.I. Cobas – CGIL davanti ai cancelli di Italpizza, con presidio permanente giorno e notte: delle 5 linee di produzione dell’azienda soltanto una sta funzionando, mentre il reparto di confezionamento è ridotto al 20% della capacità. Oltre alle lavoratrici e lavoratori davanti ai cancelli altre centinaia si sono astenute dal lavoro”. Due giorni fa inoltre – continuano i lavoratori – “Italpizza ha tentato di giocarsi un’altra carta truccata, annunciando 25 milioni di euro di investimenti per un nuovo polo logistico sulle aree verdi adiacenti al già enorme stabilimento (terreni verdi su cui il comune ha già tolto il vincolo ambientale..). Peccato che sia lo stesso piano presentato due anni fa: si tratta quindi di un falso annuncio, che comunque non menziona nemmeno le condizioni contrattuali e lavorative di chi potrebbe essere impiegato in questo nuovo redditizio business. Per aggirare lo sciopero Italpizza tenta poi di far entrare dei lavoratori esterni in sostituzione di quelli davanti ai cancelli, pratica proibita dalla legge italiana come pratica antisindacale: alcuni addetti aprono un cancello provvisorio sul retro dello stabilimento, mentre in uno stradello adiacente i lavoratori esterni aspettano che il padrone della cooperativa li venga a prendere. Ma anche qui il l’esempio della lotta si estende: dopo aver parlato con gli altri operai i lavoratori esterni decidono di unirsi allo sciopero e di non entrare ad Italpizza! Di questo ennesimo illecito sono stati informati l’Ispettorato del Lavoro e la Prefettura. Davanti a questa situazione di sacrosanto conflitto per i propri diritti, la risposta visibile dello Stato è però tutta contro i lavoratori e le lavoratrici: cariche, manganellate, feriti, intossicati. Questa mattina la polizia ha addirittura bloccato alla rotonda della Vignolese un gruppo di lavoratori che tornavano dal bar, simulando un blocco stradale che non c’era. È notizia di pochi minuti fa (tardo pomeriggio di ieri, ndr) il fermo di un delegato S.I. Cobas, attualmente portato in questura”.

Anche S.i. Cobas Bologna ha scritto ieri un comunicato parlando di una “ennesima aggressione squadrista delle forze dell’ordine contro i lavoratori Italpizza in sciopero a Modena. I manganelli di stato si sono concentrati con particolare accanimento sul nostro coordinatore di Bologna Simone Carpeggiani, accerchiato e aggredito da ben 6 poliziotti. La strategia del Ministero degli interni e dei poteri forti modenesi sembra voler replicare quella messa in campo con il processo ad Aldo Milani sulla vertenza Alcar Uno: colpire la testa del SI Cobas per terrorizzare i lavoratori. Ma anche questa volta hanno fatto male i conti. Numerose e violente le aggressioni delle forze dell’ordine, che oltre alle cariche in assetto anti-sommossa contro i lavoratori e le lavoratrici in sciopero, come sempre di fronte alla organizzazione e determinazione operaia devono ricorre all’uso massicio dei gas lacrimogeni, lanciando con frequenza e in gran numero i candelotti col gas contro gli scioperanti per disperdere il loro picchetto e far passare i camion contenenti la merce. Tuttavia, dopo ogni attacco col gas delle forze dell’ordine, gli operai e le operaie in lotta si ricompongono per ritornare a schierarsi compatti dal cancello della fabbrica e continuare la loro protesta”.