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Migranti, “Primo marzo 2011. Per la libertà di scelta, indisponibili al ricatto”

“il primo marzo è un’occasione per tornare in piazza, per affermare il diritto di poter restare dove si è scelto di vivere, per il diritto a non migrare forzatamente”. Il comunciato del Tpo e Ya Basta.

22 Febbraio 2011 - 13:39

Per la libertà di scelta, indisponibili al ricatto

Martedì 1 marzo 2011 – Piazza Nettuno ore 15.30

Stiamo vivendo in un’epoca che ci chiama ad agire e a prendere parola ogni giorno. Ad indignarci perché la crisi continuiamo a pagarla noi migranti, noi studenti, noi precari. La stiamo pagando con le nostre vite, messe sotto ricatto dal modello Marchionne, dalla legge Bossi Fini, dai tagli della riforma Gelmini e private di dignità da finte soluzioni come la sanatoria truffa o la lotteria del decreto flussi.

Lo scorso anno la giornata del primo marzo ha lanciato innanzitutto un monito: una giornata senza di noi. Il noi oggi si moltiplica e cambia di segno, diventa proposta di alternativa per costruire insieme la nostra uscita dalla crisi, nel solco delle tante mobilitazioni che stanno attraversando il paese, che dicono che le donne, i metalmeccanici, gli studenti, i migranti, i precari, sono indisponibili al ricatto di rinunciare ai diritti, ai sogni, al futuro.

Di fronte al razzismo che divide, alla precarietà come unica prospettiva di vita e lavoro, alla clandestinità come processo di messa al bando delle nostre esistenze, il primo marzo è un’occasione per tornare in piazza, per affermare il diritto di poter restare dove si è scelto di vivere, per il diritto a non migrare forzatamente, per ribadire la nostra indisponibilità al modello di società che si vuole affermare oggi che la crisi si rivela senza soluzione, senza sviluppo.

L’indisponibilità di studenti e ricercatori ad una formazione dequalificata e ad un futuro precario, degli operai ad accettare l’annullamento di fatto del diritto del lavoro, dei migranti ad essere cacciati e perseguitati nei paesi di origine e di arrivo. L’indisponibilità a essere clandestini e sfruttati.

Questo ci sembra lo spirito per costruire un’altra ipotesi di futuro, dove la convivenza tra diversità si realizza ogni giorno conquistando insieme nuovi diritti e ribaltando l’idea che l’integrazione si raggiunge con test di italiano e punteggi, dove il welfare viene esteso e non compresso, dove la dignità, e non lo sfruttamento, sono garanzia di sviluppo, dove la regolarizzazione è permanente e per tutti e non sottoposta all’umiliazione di sanatorie e click day.

In questi giorni guardiamo anche alla forza e alla determinazione dei cittadini dell’Egitto, della Tunisia, della Libia e di altri paesi del sud del Mediterraneo che reclamano democrazia perché stanchi di vivere in paesi impoveriti da regimi autoritari o di avere come unica alternativa quella di immettersi nella spirale infernale della migrazione verso la “ricca Europa”.

Contro una politica italiana e comunitaria che trasforma la libertà dei cittadini del Maghreb in minaccia di pericolo e che si prepara a sperimentare nuove strategie di repressione aumentando i poteri della missione Frontex e nuove modalità di detenzione sigillando i migranti nel sud Italia, accogliamo l’appello dell’Assemblea di Uniti contro la crisi di Reggio Emilia ad affermare insieme un diritto di asilo europeo contro le frontiere interne all’Europa che negano la libertà di scegliere dove stabilirsi.

I Villaggi della Solidarietà in progettazione in Sicilia, i Cara dove vengono contenuti e rispediti i migranti che sognano invece di poter circolare per l’Italia e l’Europa, così come i Cie dove sulle persone viene marchiata la clandestinità sono i muri contro cui si infrangono gli ultimi brandelli di un diritto di asilo che nessun paese è interessato a rispettare ma che anzi si ritorce come un boomerang sui percorsi di vita e di liberazione dei migranti.

Di tutto questo parlerà il Primo Marzo.

E come lo scorso 27 gennaio a Bologna, di fronte alla crisi che separa e divide, invocheremo lo sciopero generale e generalizzato, tappa iniziale per una marcia comune per la democrazia, per la cittadinanza aperta ed includente, per un nuovo welfare, per un nuovo statuto dei diritti e per un’ Europa accogliente.

Centro sociale TPO