Il Coordinamento: “Ma come fanno i richiedenti ad avere un contratto se la Questura impiega mesi e mesi per rilasciare un semplice permesso di soggiorno provvisorio?”.
Lavoro gratuito per i migranti. E’ questa l’unica risposta che l’Emilia-Romagna è in grado di offrire la regione a che è attesa di permesso di soggiorno. A denunciarlo è il Coordinamento migranti di Bologna, che prosegue la campagna di denuncia delle “malepratiche” di Questura e Prefettura avviata nei giorni scorsi, scrivendo in un comunicato: “La Regione ha un chiodo fisso: vorrebbe mettere al lavoro gratuito i richiedenti asilo. Il presidente Bonaccini non tollera infatti che i migranti vengano ‘lasciati a bighellonare’. L’assessora Gualmini, poi, si preoccupa così tanto dei migranti che firma protocolli per il lavoro gratuito, perché, dice, è ‘importante per loro'”. A spiegare il paradosso della forza lavoro gratis è lo stesso collettivo, che fa notare: “Il presidente e l’assessora si sono mai chiesti come fanno i richiedenti a lavorare se la questura di Bologna impiega mesi e mesi per rilasciare un semplice permesso di soggiorno provvisorio? La gestione politica dei richiedenti asilo, così come diretta dalla Questura, impedisce ai migranti di lavorare. Con un salario decente, magari, che permetta di vivere in maniera dignitosa. Sempre che per la dirigenza democratica regionale non si tratti di un’usanza vetusta e non più al passo con i tempi. Lavorare gratis è smart finché lo fa qualcun altro!”.
Per poter firmare un contratto di lavoro ogni migrante ha necessariamente prima bisogno del permesso di soggiorno. Documento che però tarda sempre ad arrivare dalle stanze della questura bolognese. Una burocrazia talmente complicata e paradossale: “Il razzismo istituzionale della questura non si ferma neanche dopo che la commissione ti ha concesso la protezione umanitaria, ovvero ha riconosciuto che ritornare nel tuo paese mette in pericolo la tua vita. Concretamente questo significa che hai diritto a un permesso di soggiorno. Solo che la Questura prima ritarda la consegna del permesso e poi usa il pretesto del domicilio per non consegnartelo. Ma va contro la legge perché chiede ai migranti di presentare, oltre alla dichiarazione di ospitalità, anche il consenso scritto del proprietario di casa e il contratto di locazione (o addirittura la tassa di registrazione del contratto), quando la legge prevede solo un’autocertificazione del tuo domicilio”.