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Merola invoca il Global Compact? “Non sa che è la faccia umana del razzismo di governo”

“L’umanità di Merola si ferma davanti al fatto che siamo merce da sfruttare”, afferma il Coordinamento Migranti. Che in vista della manifestazione del 6 aprile avvia “un lavoro di inchiesta sull’impatto della legge Salvini nei magazzini della logistica insieme ai delegati Si Cobas”.

28 Marzo 2019 - 14:10

È di qualche giorno fa la notizia che il sindaco Virginio Merola si è impegnato con il sindaco di Lampedusa, Salvatore Martello, a far aderire tutti i Comuni italiani al Global Compact sui migranti. “Forse però il nostro sindaco antirazzista non sa che il Compact non è che la faccia umana, troppo umana, del razzismo di governo”, commenta il Coordinamento Migranti: “Esattamente come la legge Salvini, il Compact punta a dividere i migranti economici dai rifugiati, auspica che vengano ‘aiutati a casa loro’, vuole che l’immigrazione sia ‘regolare, ordinata e sicura’, addirittura prevede che per i migranti possa bastare una «registration card» locale che dia accesso ai «servizi di base», ma non dia diritto alla residenza, quindi alle residuali prestazioni sociali che ancora spettano alla cittadinanza. Forse il sindaco non sa di che cosa parla oppure parla tanto per parlare oppure ancora a Merola come a Salvini piacciono i migranti che lavorano duro, senza avanzare troppe pretese. In fondo, il primo li vuole far entrare attraverso canali umanitari facendoli lavorare gratuitamente per pulire la città oppure lasciando che il mercato del lavoro li renda precari e ricattabili, il secondo li respinge ma non può rimpatriare le decine di migliaia che la sua nuova legge ha reso clandestini e che andranno a ingrossare le fila del lavoro nero e sfruttato. L’umanità di Merola si ferma davanti al fatto che i migranti sono merce da sfruttare. Un principio ‘democratico’ che neanche Salvini si sentirebbe di smentire”.

In preparazione della manifestazione “Contro il razzismo di governo” del 6 aprile (ritrovo alle 16 in piazza Nettuno), intanto, il Coordinamento migranti ha deciso di avviare “un lavoro di inchiesta sull’impatto della legge Salvini nei magazzini della logistica insieme a delegati del sindacato Si Cobas. La legge Salvini stabilisce un nuovo regime di sfruttamento, ricollegandosi alla mai tramontata legge Bossi-Fini che impone di avere un lavoro per un permesso di soggiorno. Un ricatto fatto legge che minaccia i richiedenti asilo i quali, mentre attendono la decisione delle commissioni territoriali e con la promessa di un permesso di soggiorno, sono costretti ad accettare contratti di brevissima durata e a bassissimo salario, vengono spostati costantemente da un magazzino all’altro, soddisfacendo la pretesa delle aziende di avere a disposizione forza lavoro assolutamente disponibile e a basso costo. Il tempo della Bossi-Fini non è mai finito. E neanche il tempo della nostra lotta per la libertà delle e dei migranti”. La prima intervista proposta (disponibile sul sito Coordinamentomigranti.org) è a Papis Ndiaye, delegato Si Cobas alla Dhl di Settala, in provincia di Milano.