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Merola evita via Mascarella: “Al ricordo di Lorusso non ci saremo”

Domattina appuntamento nel luogo in cui lo studente di Lotta continua fu ucciso nel ’77. “Non cadremo nel giochino dei collettivi”, dice il sindaco. I contributi sulla giornata di Cua, Hobo e Vag61.

10 Marzo 2017 - 11:09

Il Comune di Bologna non sarà presente in via Mascarella, domani mattina, in occasione del 40esimo anniversario della morte di Francesco Lorusso, lo studente e militante di Lotta continua che l’11 marzo 1977 fu colpito dagli spari dei Carabinieri.  “Ci sono collettivi che continuano a pensare che la città è loro e che loro siano gli addetti a stabilire confini invalicabili di quel posto o di quell’altro”, ha affermato il sindaco: “Semplicemente noi non ci saremo, perchè al giochino di militarizzare tutto perchè siano repressi e quindi di strumentalizzare una nostra presenza per qualche scontro, non ci cadremo”. Se l’approccio dei collettivi è “con te non parlo, faccio iniziative che implicano l’intervento delle forze dell’ordine”, allora “se le facciano da soli nel loro piccolo ghetto”, ha aggiunto Merola.

Il riferimento ai collettivi riguarda le posizioni assunte nei giorni scorsi da Cua e Hobo. Il recente intervento della polizia in Ateneo per sgomberare la biblioteca di via Zamboni 36 porta a “ritenere inammissibile e a considerare grave provocazione politica la presenza di rappresentanti istituzionali nei pressi della lapide a memoria dell’omicidio di stato di Francesco Lorusso per l’intera giornata”, ha scritto il Cua: “L’11 marzo sarà giornata di lotta e invitiamo i compagni e le compagne, gli studenti e le studentesse, a presidiare con noi la lapide in memoria di Francesco in via Mascarella dalle 9 per respingere eventuali provocazioni e a partecipare al corteo pomeridiano con concentramento in piazza Verdi alle 16 caratterizzato dalla rabbia e dal coraggio studentesco e aperto a tutti i percorsi di lotta e conflitto sociale della città”. Con l’appuntamento in via Mascarella “non si tratta solo di rendere tributo a Francesco e ai tanti Francesco che fanno parte della nostra storia”, si legge nel comunicato di Hobo: “Si tratta di continuare quella storia, che oggi vive nelle lotte contro la polizia al 36 e a Scienze politiche, dentro la mobilitazione degli studenti e delle studentesse e nel rifiuto dell’università-azienda, in ogni gesto di ribellione di una generazione che non vuole più pagare i costi della loro crisi e vuole cacciare il Pd dalle nostre vite. Ecco perché siamo pronti a cacciare di nuovo qualsiasi rappresentante delle istituzioni cittadine. Ecco perché non ci può essere nessuna memoria condivisa: perché con voi non condividiamo nessun presente”.

Circolata le dichiarazioni di Merola sul fatto che il Comune non invierà propri rappresentanti domani mattina, il Cua ha commentato: “Valutando positivamente la rinuncia della giunta Merola, confermiamo il presidio dell’11 marzo dalle 9 in via Mascarella (angolo via Irnerio) per iniziare fin dalla mattina la giornata di lotta collettiva”. Anche Hobo conferma l’appuntamento e scrive: “Ecco come il Pd considera via Mascarella e la lapide di un giovane militante e studente ucciso dai carabinieri: un ghetto. Ecco l’odio e il disprezzo che da decenni le istituzioni di questa città hanno per chi si ribella allo stato di cose presente”.

Anche Vag61 sarà in via Mascarella. Sulla giornata di domani, scrive lo spazio libero autogestito di via Paolo Fabbri: “In queste settimane, dai palazzi delle istituzioni hanno provato a sciacquarsi la bocca tessendo lodi, non richieste e non volute, sul movimento del ’77. Contrapponendo le ragioni di quel movimento alle lotte di questi giorni degli studenti contro il caro mensa o il libero accesso a via Zamboni 36. Il movimento del ’77 non aveva mai voluto saperne di ‘padri’, di ‘fratelli maggiori’, di ‘tradizioni storiche’, figuriamoci se, oggi, sentiamo il bisogno di qualche nipotino che, da Palazzo d’Accursio, fuori tempo massimo, prova a ripassare la lezione del sindaco Zangheri, quando diceva: ‘Non si può giustificare il fatto che una minoranza, il 5%, poco più poco meno, paralizzi l’attività didattica e politica di alcune facoltà’. Allora, dal palazzo comunale, diedero l’assenso a che i carrarmati entrassero nelle strade della cittadella universitaria, per riportare ‘l’ordine democratico’, dopo l’assassinio di Francesco Lorusso commesso dai carabinieri di Kossiga e la rivolta di giovani che ne era seguita. Oggi, il rettore e il sindaco, chiamano e applaudono i poliziotti che assaltano una biblioteca universitaria per riportare la ‘legalità’. Allora ci fu chi parlò di due società: quella dei ‘non garantiti’ contrapposta a quella dei ‘garantiti’, con i bisogni dei primi che, come unica risposta, ricevettero repressione ed esecuzioni di strada perpetrate da uomini in divisa. Oggi, che il processo di precarizzazione si è diffuso a tutto l’universo lavorativo e la precarietà è diventata la costante della vita di milioni di persone, manganelli, denunce, provvedimenti di polizia e arresti vengono equamente distribuiti a studenti, lavoratori della logistica, giovani precari e a chi è sfrattato o è senza casa. Sono passati 40 anni dall’uccisione di Francesco in via Mascarella e dai giorni della rivolta di marzo. Anche se tanto tempo è trascorso e l’evoluzione delle problematiche sociali ha prodotto approcci diversi alla lotta e al conflitto sociale, riteniamo che molte questioni che originarono il movimento ’77 e molti dei suoi obiettivi siano ancora tremendamente attuali”.

Continua Vag61: “Non si tratta di fare confronti ed equiparazioni improponibili. Ma a chi ci vuole parlare di un ’77 ‘buono’ da contrapporre a un 2017 ‘cattivo’, noi vogliamo ricordare che il ’77 continua a significare ben altro. Ad esempio… Vuol dire riduzione generale del tempo di lavoro salariato nel corso della vita. E non rinvio dell’età pensionistica a centocinquant’anni. Vuol dire libera circolazione delle idee, delle tecnologie e delle sostanze psicoattive. E non proibizionismo e carcere per chi fa quello che gli pare con il suo proprio corpo. Vuol dire comporsi e ricomporsi della comunità (o della singolarità) desiderante, libera circolazione del piacere e rispetto della sofferenza. E non santificazione della ‘zombie-famiglia’. Vuol dire proliferazione di circuiti connettivi di comunicazione orizzontale. E non potere del danaro e della pubblicità sulla comunicazione. Vuol dire nomadismo virtuale e fisico, abolizione di ogni barriera nazionale al libero movimento degli uomini e delle donne. E non perimetrazione dell’Europa. Oggi sentiamo spesso parlare di ‘riforme istituzionali’, a chi non lo sa ricordiamo che il movimento del settantasette elaborò una sua originale ‘riforma istituzionale’, proponendo una rettifica essenziale della carta costituzionale: ‘La Repubblica Italiana è una repubblica fondata sulla fine del lavoro salariato’. Se questa fosse la riforma istituzionale della quale si parla, forse cominceremmo a parlare di cose intelligenti. Ma così non è. Dopo avere respirato, nella straordinaria e bellissima giornata del ‘Lotto Marzo’, tantissima aria buona e fresca, ci viene da ricordare che che l’8 marzo 1977 un corteo di compagne femministe si concluse con l’occupazione di una palazzina a Porta Saragozza (vuota da anni) per farne uno spazio delle donne. I carabinieri attaccarono con una violenza inaudita e, con il calcio del fucile, a una compagna furono spaccati tutti i denti. In tanti pensarono che quello fosse il preludio a quello che poi avvenne tre giorni dopo. Per questo l’11 marzo, alle 9,30, saremo, come ogni anno, in via Mascarella, davanti alla lapide che testimonia l’assassinio di Francesco. Alle 16 saremo al corteo che partirà da piazza Verdi. Alla sera a Vag61 per il concerto acustico dei Gang e la presentazione del loro ultimo lavoro ‘Calibro 77’. Oggi come allora… ribelli senza tempo!”.