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“Meglio ius soli che male accompagnati”

Il Laboratorio On The Move: “Non accetteremo che qualcuno tenti di dividerci tra cittadini di serie A e cittadini di serie B”. Il Coordinamento Migranti, intanto, lancia un’assemblea per domenica 30 giugno’013.

16 Giugno 2013 - 12:53

Meglio IUS SOLI che male accompagnati

Finalmente arriva il momento che stavamo aspettando: il 16 giungo, in piazza dell’Unità, ci sarà il Move Party. Ebbene sì,questo è il momento che aspettavamo per poter dire finalmente la nostra, e farlo a modo nostro, con il nostro linguaggio, con la nostra musica, con le nostre parole. Dopotutto non siamo certo stati in silenzio negli ultimi anni, e non abbiamo intenzione di farlo proprio ora che il dibattito è sulla bocca di tutti, proprio ora che tutti parlano di cittadinanza e di ius soli.

In questi mesi, in effetti, ci hanno accompagnato diverse dichiarazioni che cercavano di stabilire i criteri per diventare italiani. Ci hanno accompagnato, ad esempio, le artificiose proposte ingegneristiche di alcuni parlamentari che vorrebbero evitare che la cittadinanza sia basata solo sullo ius soli, e che vorrebbero legare il raggiungimento dell’italianità ad un percorso a ostacoli fatto di test, esami di lingua, nonché alla sottomissione ad una presunta uniforme e superiore cultura italiana. Ci hanno accompagnato, poi, le diverse dichiarazioni del razzismo a cinque stelle di Grillo, nuovo paladino della patria, ultimo baluardo della difesa del popolo dall’invasione straniera. Ma ci hanno accompagnato anche i soliti insulti dei leghisti, come quelli di Borghezio alla ministra Cécile Kyenge, responsabile di aver condotto la questione dello ius solifin dentro l’agenda politica del nuovo governo, o come quelli più recenti, in salsa bolognese, del consigliere regionale della Lega Nord Manes Bernardini.

Meglio ius soli che male accompagnati! Questa è la nostra posizione riassunta in una battuta. La posizione di chi continua ad essere considerato straniero, di quelli che continuano ad essere etichettati come seconda o terza generazione solo perché nati da genitori migranti. Quella di chi è continuamente accompagnato dal ricatto del permesso di soggiorno, di chi deve accettare qualsiasi lavoro, a qualsiasi condizione, pur di restare in Italia dopo il compimento dei 18 anni. Ma non siamo ingenui, non pensiamo che la cittadinanza sia la soluzione a tutti i mali. Anzi. Crediamo che dietro le tante proposte attuali di concedere la cittadinanza si nascondano, invece, nuovi tentativi di costruire gerarchie, nuovi tentativi di farci diventare gli ultimi della classe. Crediamo che dietro le tanto amorevoli parole di integrazione non ci sia altro che il tentativo di integrarci secondo criteri legati all’accettazione di lavori sempre peggiori e sempre più precari. Crediamo, però, di non essere soli nella battaglia che stiamo facendo, perché siamo la generazione in movimento, siamo italiani e figli di migranti, nativi e non, siamo cresciuti insieme, nella stessa classe, e non accetteremo che qualcuno tenti di dividerci tra cittadini di serie A e cittadini di serie B o ci descriva come la semplice estensione delle terre da cui provengono i nostri genitori. Per queste ragioni il 16 giugno saremo in piazza, insieme al Coordinamento Migranti, per il Move Party, una giornata in cui finalmente potremo dire la nostra, senza cattive compagnie.

Laboratorio On The Move

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Che cosa abbiamo, che cosa ancora ci manca, che cosa faremo

Domenica 9 giugno, il Coordinamento Migranti si è riunito a Bologna per discutere che cosa abbiamo, che cosa ci manca e quello che vogliamo fare. Dopo la manifestazione dello scorso 23 marzo, quando siamo scesi in piazza urlando basta sfruttamento e basta Bossi-Fini, molti migranti si chiedono che cosa abbiamo ottenuto, quali risposte ci sono state. Nulla sembra essere cambiato: l’obbligo di avere un contratto di lavoro per rinnovare il permesso di soggiorno, e con questo tutte le scadenze, i pagamenti e i problemi che ne scaturiscono dentro e fuori i luoghi di lavoro, pretende ancora di decidere sulle nostre vite.

Noi sappiamo che una manifestazione e uno sciopero non bastano per rovesciare il regime di ricatto e sfruttamento che pesa sul lavoro migrante in questo paese. Ma la domanda è comprensibile, perché la situazione è difficile e c’è bisogno di risultati. Non abbiamo ottenuto risultati immediati, ma sapevamo che non sarebbe stato possibile.

Abbiamo però ottenuto che, facendo sentire la nostra voce pubblicamente, migliaia di migranti abbiano avvertito il comune, lo Stato e il padrone della loro forza. Abbiamo conquistato l’uscita dal silenzio e dalla paura. Abbiamo convinto centinaia di uomini e donne a uscire da una vita fatta di casa, lavoro e supermercato. Abbiamo dimostrato che i migranti non lavorano solo nei magazzini, nelle fabbriche, nelle case, nei negozi. Abbiamo dimostrato che hanno anche il coraggio di combattere per migliorare la loro condizione.

Che cosa ci manca ancora? Ci mancano prima di tutto i molti, moltissimi migranti che ancora non partecipano alle nostre lotte. Abbiamo bisogno di parlare ai migranti che non si trovano insieme nei magazzini o nelle fabbriche, ma che lavorano nelle pulizie degli uffici, delle scuole e degli ospedali, nell’assistenza sanitaria e domestica, nell’agricoltura. Ci mancano anche le lavoratrici e i lavoratori che hanno la cittadinanza, ma che saranno sempre più deboli e sfruttati se i migranti non saranno liberi dal ricatto del permesso di soggiorno. Soprattutto, non costruiremo un forte movimento se non riusciremo a coinvolgere le donne. Dobbiamo allora riuscire a costruire una comunicazione politica ampia e continua che riesca a far arrivare la nostra voce in tutte le città.

Questo è quello che ci manca e quello che faremo nella forte convinzione politica che i migranti sono la grande novità politica dentro le lotte che stanno attraversando l’Italia e non solo. Il protagonismo dei migranti è il segno positivo di una classe operaia in movimento contro i confini che gli Stati e il capitale pretendono di imporre con diverse e sempre nuove leggi, contratti e salari al ribasso. Questo è quello che non hanno capito quanti dicono di volere migliorare la situazione dei migranti, ma non sostengono le loro lotte, i loro scioperi e le loro mobilitazioni dentro e fuori i luoghi di lavoro. Per questo, abbiamo portato il Coordinamento a Brescia, Ravenna e Milano, dove abbiamo fatto una grande assemblea. Per questo lo porteremo nei prossimi mesi in altre città, per coinvolgere altri migranti. Soltanto in questo modo, insieme a tutti questi migranti, riusciremo a ottenere in primo luogo due cose: abolire la condanna del permesso di soggiorno e smettere di pagare centinaia di euro ogni volta che deve essere rinnovato.

Per questo organizzeremo domenica 30 giugno a Bologna una grande assemblea, una giornata per stare insieme e discutere dei prossimi passi da fare: quando torneremo in piazza saremo molti di più e molto più forti.

Per vedere il video di alcuni interventi dell’assemblea del Coordinamento Migranti dello scorso 19 maggio a San Giuliano Milanese, clicca qui

Coordinamento Migranti