Acabnews Bologna

Mai consegnate le lettere tra Zaky e la famiglia

Decine di comunicazioni inviate dai parenti e amici di Patrick sono state ricevute dal personale del carcere, ma ora si apprende che lo studente non ha potuto leggerle. Lo stesso vale, viceversa, per quasi tutte le missive scritte dal ragazzo verso l’esterno: due su circa una ventina quelle effettivamente spedite.

01 Settembre 2020 - 12:13

Negli ultimi cinque mesi e mezzo, la famiglia di Patrick Zaky “ha ricevuto da lui solo due brevi lettere, e ha inviato decine di lettere per Patrick ai responsabili della visita presso la struttura carceraria ogni settimana. Tuttavia”, in occasione dell’incontro tra lo studente arrestato in Egitto e la madre “abbiamo saputo da Patrick che aveva inviato lunghe lettere dirette alla sua famiglia e ai suoi amici – almeno 20 in totale nel corso di quei mesi – ma la sua famiglia non ne ha ricevuta nessuna. Abbiamo anche saputo che Patrick non aveva ricevuto molte delle lettere scritte per lui dalla sua famiglia e dai suoi amici, anche se sono state ufficialmente ricevute dal personale del carcere”. Lo raccontano su Facebook le/gli attiviste/i della campagna Patrick Libero. “Per diversi mesi l’amministrazione penitenziaria aveva vietato tutte le visite come misura di sicurezza per evitare la diffusione di Covid-19, senza fornire un’alternativa – come previsto dalla legge – di comunicazione tra i detenuti e i loro parenti per telefono. Patrick e la sua famiglia- continua il post- sono stati addirittura privati dalle semplici lettere che avrebbero potuto dare a loro qualche sostegno durante questo lungo e doloroso periodo… Non conosciamo il motivo per cui privare qualcuno la cui libertà è già limitata e che non comunica con i suoi cari da mesi – di messaggi che contengono solo sostegno, amore e qualche notizia di calcio sulle sue squadre preferite. Non sappiamo quale possa essere il motivo di impedire che le lettere di Patrick raggiungano la sua famiglia, il che avrebbe rassicurato i suoi familiari sul suo benessere e fatto sì che ricevessero le sue piccole richieste per le sue necessità quotidiane nella vita in carcerare. Con una sola visita dopo il suo trasferimento nel carcere di Tora, la sua famiglia non ha avuto conoscenza dei suoi bisogni. E infine, vorremmo condividere con voi la nostra domanda persistente: Come può rappresentare l’amore e il sostegno una minaccia di qualsiasi tipo per qualsiasi persona o entità?”.