Opinioni

Lo stupro di Piacenza, lo stupro di Bologna, la nostra rabbia

Non Una Di Meno: “Sappiamo bene che la violenza contro le donne non conosce distinzioni di classe, passaporto e provienza, ma è agita da un uomo dentro e fuori casa. La matrice di questa violenza è la stessa che agisce contro persone Lgbtiaq+ e contro persone migranti e seconde generazioni”.

24 Agosto 2022 - 10:37

di Non Una Di Meno

Vogliamo esprimere la nostra rabbia di fronte all’intensificarsi della violenza maschile sulle donne

Nell’ultima settimana due stupri sono avvenuti in due diverse città emiliane: di questa mattina (ieri, ndr) è la notizia dell’ennesimo stupro avvenuto a Bologna la notte di sabato, mentre a domenica risale quello che è al centro della cronaca di questi giorni, avvenuto a Piacenza ai danni di una donna di 55 anni nelle vie del centro di Piacenza per mano di uomo di 27 anni. Di questo stupro è stato diffuso un video, senza il consenso della donna, da diverse testate nazionali, su tutte dal Messaggero, poi ricondiviso dalla leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni. Uno stupro é un fatto orribile ed essere costrette a rivederlo e sapere che potrà circolare senza il proprio controllo é reiterazione all’infinito della stessa violenza. Molti media ed esponenti politici si sono affrettati a sottolineare la nazionalità tanto della donna quanto dello stupratore rafforzando l’idea che la violenza maschile e di genere si combatta stabilendo una gerarchia tra persone migranti a seconda del colore della pelle e aumentando il controllo dei confini.

In piena campagna elettorale, il contrasto alla violenza maschile sulle donne non sembra essere una priorità nell’agenda politica ma diventa l’occasione per portare avanti una bieca propaganda elettorale razzista.

I femminicidi diventano numeri che passano sotto silenzio: dal primo agosto 2021 al 31 luglio 2022, 125 sono state le donne uccise per mano di un partner o ex partner, padre o fratello, quasi 20 in più dello scorso anno. In media più di una donna ogni tre giorni. Le donne che subiscono violenza fanno notizia a seconda della nazionalità dell’assassino o dello stupratore, ma quasi nove volte su 10 chi agisce violenza fino ad uccidere è un uomo conosciuto in ambito affettivo o familiare.

Dello stupro di Piacenza si è parlato in termini di lotta al degrado e all’immigrazione illegale senza mai nominare politiche di contrasto alla violenza maschile sulle donne e rafforzando invece lo stereotipo coloniale dell’uomo-nero-stupratore. Gli esponenti politici di Fratelli d’Italia e Lega non hanno fatto attendere le loro reazioni, stabilendo il falso legame tra criminalità e persone migranti, secondo la solita propaganda di odio xenofobo e razzista e facendo dell’accaduto un uso strumentale.

Sappiamo bene invece che la violenza contro le donne non conosce distinzioni di classe, passaporto e provienza, ma è agita da un uomo dentro e fuori casa. La matrice di questa violenza è la stessa che agisce contro persone Lgbtiaq+ e contro persone migranti e seconde generazioni.

Ribadiamo che essere donna non vuol dire essere femminista e la Meloni ne è l’esempio più evidente. La retorica che porta avanti infatti ri-naturalizza le donne come madri, si fa bandiera di politiche razziste e derubrica la violenza maschile sulle donne a una questione di ordine pubblico. La difesa delle donne che la destra impugna come argomento da tirare fuori all’occorrenza, in realtà fa luce sul’indegna propaganda che porta avanti sui nostri corpi.

Rifiutiamo le opposizioni tra nerə italianə meritevoli e migranti clandestini per mitigare la propaganda nazionalista che ha fatto da cornice anche all’omicidio razzista di Alika Ogochukwu. Inoltre, le istituzioni riproducono costantemente violenza, quindi non ci serve a nulla una politica ‘al femminile’ che dipinge di rosa strutture politiche obsolete, patriarcali e razziste.

La nostra sicurezza non è data da politiche securitarie e dalla chiusura dei confini. Negare la dimensione strutturale della violenza maschile e di genere, come di fatto fanno le istituzioni, significa leggere i femminicidi come emergenza e gli episodi omolesbobitransfobici e razzisti come casi isolati. Questo porta a non affrontare mai veramente la violenza ma a dare ipocrite risposte solo attraverso misure punitive ed emergenziali.

Vogliamo più finanziamenti ai centri antiviolenza femmministi. Vogliamo un welfare universale che non regga sul lavoro gratuito che svolgiamo, vogliamo un accesso all’aborto libero, sicuro e gratuito. Un salario minimo europeo, un reddito di autoderminazione e un permesso di soggiorno europeo. Vogliamo un’educazione femminista, orientata al consenso e a combattere gli stereotipi sessisti, omolesbobitransfobici, coloniali e razzisti.

Nessun Governo sarà al nostro fianco e non possiamo delegare a nessuna prossima maggioranza parlamentare la nostra lotta, ma continueremo a organizzarci e lottare ogni giorno nelle case, nelle strade e nei posti di lavoro contro la violenza maschile patriarcale e razzista.

Se, come dice Audre Lorde, la casa del padrone non si distrugge con gli strumenti del padrone, dobbiamo portare avanti tuttə insieme una lotta che sappia costruire nuovi strumenti e immaginari. Vogliamo e pratichiamo una messa in discussione radicale della nostra società che la trasformi profondamente.

Se toccano unə, rispondiamo tuttə!