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Lo stop al sindaco Pd: ordinanza anti-elemosina annullata dal Quirinale

Cancellato l’atto con cui il primo cittadino di Molinella aveva introdotto sanzioni per chi fa la questua anche senza arrecare disturbo. E a Bologna nasce l’Assemblea delle/i operatrici/ori dell’accoglienza contrari al decreto Minniti.

09 Aprile 2017 - 15:39

Sanzionare chi semplicemente chiede l’elemosina, indipendentemente dalle modalità con cui lo fa. Era l’obiettivo di un’ordinanza firmata da Dario Mantovani, sindaco Pd del Comune di Molinella, in provincia di Bologna. Per frenare l’ennesimo esempio di guerra ai poveri è dovuto intervenire addirittura il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che ha annullato l’ordinanza anti-accattonaggio accogliendo il  ricorso straordinario proposto dall’associazione Avvocato di strada. L’ordinanza, che prevedeva una multa e il sequestro dei mezzi utilizzati, voleva colpire chi chiede aiuto ai passanti anche “in silenzio e senza disturbare nessuno”, ha sostenuto l’associazione, parlando di provvedimento “abnorme”. Mattarella, recependo il parere del Consiglio di Stato, ha ritenuto che il sindaco non può in nessun caso colpire con provvedimenti punitivi chi si limita a chiedere l’elemosina senza molestare o infastidire nessuno. Non solo. Si è anche sottolineato che il sindaco non può utilizzare lo strumento dell’ordinanza contingibile ed urgente, concesso per contrastare situazioni di emergenza, per altri scopi.

Sarà dunque da vedere se la cancellazione dell’ordinanza potrà incidere a livello giuridico sull’applicazione del decreto Minniti sulla sicurezza urbana, che prevede, tra le altre norme, il possibile allontanamento dalle città ad opera dei sindaci per chi impedisce, con l’accattonaggio, l’accesso a infrastrutture correlate al trasporto pubblico e ad altre aree cosiddette sensibili.

Sotto le Due torri, nel frattempo, una serie di incontri autorganizzati ha portato alla nascita di Alab, cioè l’Assemblea delle lavoratrici e dei lavoratori dell’Accoglienza di Bologna, con l’obiettivo di esprimere dissenso in merito al decreto Minniti sull’immigrazione “ed aprire un dibattito di più ampia portata sul nostro ruolo e sullepolitiche migratorie italiane ed europee”. Il nuovo soggetto si racconta così: “Chi siamo? Un gruppo di lavoratori dell’accoglienza: operatori e insegnanti di italiano impiegati nei contesti di prima e seconda accoglienza a Bologna. Riconoscendo criticità e ambiguità di una figura professionale non ancora formalmente definita ne sottolineiamo la ricchezza e la specificità nella relazione di ascolto, supporto, affiancamento, orientamentoe accesso ai servizi e ai diritti ed accompagnamento all’autonomia delle persone. Mettiamo in campo quotidianamente specifiche competenze trans-disciplinari, a partire da quelle di mediazione interculturale e sostegno alle persone più vulnerabili. Perché ci siamo costituiti come gruppo?Per esprimere il nostro dissenso al DL Minniti ed aprire un dibattito di più ampia portata sul nostro ruolo e sullepolitiche migratorie italiane ed europee. Con la prospettiva e l’esperienza di chi ogni giorno lavora nel contesto dell’accoglienza e che più concretamente riesce a comprendere l’impatto degli attuali indirizzi politici, di cui non vogliamo essere meri esecutori. Quale politica migratoria vogliamo? Vogliamo che il fenomeno migratorio venga affrontato non più come un’emergenza ma come ciò che di fatto è: un fenomeno strutturale delle società. Quindi un fenomeno che va legittimato attraverso meccanismi di ingresso e permanenza legali e sicuri per i migranti. Una politica di questo tipo eviterebbe le migliaia di morti in mare, contrasterebbe la criminalità organizzata, eliminerebbe le vecchie e nuove irregolarità e i regimi di sfruttamento economici e lavorativi che su questa si erigono”.

Perché viene contestato il DL Minniti e con esso le conseguenti modifiche al sistema d’asilo? In primo luogo, scrive Alab, per il nuovo articolo 11.3 del Decreto Procedure (Dlgs. 25/2008), in base al quale “il responsabile del centro della struttura è
considerato un pubblico ufficiale ad ogni effetto di legge” nella “notificazione degli atti e dei provvedimenti del procedimento per il riconoscimento della protezione internazionale”. Spiega Alab: “Le procedure di notifica, che dovrebbero assicurare ai richiedenti l’effettiva conoscenza dei provvedimenti che li riguardano, fino ad oggi sono a carico delle Questure. Il cambiamento che presuppone il DL in oggetto snatura la nostra figura professionale e i contesti diaccoglienza stessi. Compromette significativamente e irreversibilmente il nostro ruolo terzo di mediazione tra i richiedenti asilo e le istituzioni, nonché la relazione di fiducia che sta alla base del nostro lavoro e dei percorsi positivi sul territorio”. Poi c’è il nuovo articolo 14 del Decreto Procedure (Dlgs. 25/2008), per cui “il colloquio [presso la Commissione] è videoregistrato con mezzi audiovisivi e trascritto in lingua italiana con l’ausilio di sistemi automatici di riconoscimento vocale”. Per Alab, all’interno della procedura per il riconoscimento della protezione internazionale “il colloquio in Commissione è un momento fondamentale attraverso cui il richiedente è chiamato ad esporre in forma orale le motivazioni su cui si basa la sua domanda d’asilo. È un momento molto delicato in quanto dalla decisione della Commissione dipende l’ottenimento o meno di una forma di protezione. A questo si aggiunge la complessità di dover esporre il delicato vissuto migratorio e pre-migratorio. La novità della videoregistrazione altera profondamente le condizioni di espressione del racconto, può potenzialmente
riattivare eventuali vissuti persecutori e pone fondati dubbi sul rispetto della privacy. Inoltre l’uso di sistemi di riconoscimento vocale espone al rischio dierrore nella trascrizione del colloquio. L’audizione in Commissione diventa l’unico momento in cui il richiedente può riferire in merito alla propria domanda di protezione. La videoregistrazione diventa così funzionale all’eliminazione della comparizione davanti al giudice nel ricorso avverso la decisione dellaCommissione. Fino ad oggi, in caso di ricorso, il richiedente asilo, come qualsiasi altro soggetto giuridico, si presenta fisicamente in udienza accompagnato dall’avvocato. Con il nuovo art. 35 bis, il DL sostituisce la comparizione diretta del ricorrente davanti al giudice con l’utilizzo della videoregistrazione, che divenendo prova diretta, costituisce elemento determinante della decisione del giudice che soloin casi discrezionali può fare richiesta di diretta comparizione del ricorrente. Il DL elimina inoltre il secondo grado di giudizio, previsto anche per materie di natura meno fondamentale, discriminando così in modo grave il richiedente asilo.

Un altro punto contestato riguarda l’articolo 1 DL Minniti, in base al quale “sono istituite presso i tribunali ordinari sezioni specializzate in materia di immigrazione”. Sostengono gli operatori: “Si crea un percorso alternativo alla giustizia ordinaria creando livelli di giustizia ad hoc per specifiche categorie sociali. Questo oltre ad essere discriminatorio per i migranti, crea un precedente pericoloso per altre future virate autoritarie che attaccano l’universalità dei diritti”. Si prosegue con il nuovo articolo 22 bis del Decreto Accoglienze (Dlgs.142/2015), che riguarda “impiego dei richiedenti protezione internazionale su base volontaria in attività di utilità sociali”. L’introduzione di questa norma, per Alab, “sottende una forma di risarcimento allo Stato Italiano per l’accoglienza e istituzionalizza forme di sfruttamento in alcun modo utili ai fini dei processi di inclusione”. Per finire c’è l’articolo 19 DL Minniti, “col quale viene deciso lo stanziamento di fondi ingenti (attingendo anche dal Fondo Asilo Migrazione e Integrazione – Fami), ciò si traduce in un enorme potenziamento del sistema dei Cpr (attuali Cie), luoghi dove persone vengono private della libertà senza avercommesso alcun crimine. Questa è la prevedibile conseguenza di un sistema che aumenterà a dismisura i provvedimenti di diniego della commissione asilo”.

Per tutti questi motivi, “noi lavoratrici e lavoratori dell’accoglienza abbiamo deciso di mobilitarci contro il DL Minniti e invitiamo chiunque è interessato a unirsi alla mobilitazione e a diffondere”. Tra le prime iniziative, ieri Alab ha partecipato all’assemblea nazionale degli operatori sociali che si è svolta a Roma.