Attualità

Libia / Dai ribelli ultimatum a Gheddafi

Il regime smentisce ogni trattativa e torna ad attaccare Zawia. Bombardamenti a ovest di Ras Lanuf. Sul fronte internazionale, si continua a parlare di un intervento Nato.

09 Marzo 2011 - 12:24

(dal sito di Radio Onda d’Urto)

Dalla Libia rimbalza la notizia di ultimatum degli insorti al rais: se Gheddafi “lascia il Paese entro 72 ore, e ferma i bombardamenti noi non lo perseguiremo” ha detto il capo del Consiglio nazionale provvisorio libico, costituitosi a Bengasi, Abdel Jalil Jalila, ex ministro di Gheddafi. Stamani gli stessi insorti avevano annunciato il no alle proposte di Gheddafi che, secondo diversi media arabi, ha offerto agli insorti una sua eventuale uscita di scena in cambio di garanzie per sé, la famiglia e i proprio beni. Il regime libico però ha smentito ogni trattativa. Intanto continua la battaglia su terreno: le forze pro-Gheddafi sono tornate ad attaccare la città di Zawiya, a 40 km da Tripoli. Pesanti bombardamenti anche a ovest di Ras Lanuf, importante centro petrolifero conteso. A Bengasi uomini armati hanno portato via a forza un medico giordano che dichiarava di lavorare per Medici senza frontiere, ma l’organizzazione ha smentito che sia un loro collaboratore.

Sul fronte internazionale, mentre aleggia sempre lo spettro di un catastrofico intervento Nato nel paese, sabato si terrà una riunione straordinaria dei ministri degli Esteri della Lega. A Roma stasera la crisi libica sarà oggetto di un vertice a palazzo Chigi, presenti tutti i ministri dell’Esecutivo Berlusconi.
Hanno invece già le idee chiare i ministri degli Esteri di India, Brasile e Sudafrica, che hanno auspicato oggi una “soluzione pacifica” e “a vantaggio del popolo libico” per la crisi interna alla Libia, contestando nel contempo in maniera piuttosto netta la possibile applicabilità di una “no fly zone”, caldeggiata invece ancora oggi dai ribelli, dai 56 paesi dell’Organizzazione della Comunità Islamica riunitasi oggi in Arabia Saudita e pure da Francia e Inghilterra. In un comunicato diffuso al termine della settima riunione della commissione ministeriale trilaterale dell’organismo Ibsa, che li riunisce, i ministri dei paesi in forte crescita economica e geopolitica hanno sostenuto che “una no-fly zone sullo spazio aereo libico, o qualsiasi altra misura coercitiva aggiuntiva a quelle previste nella Risoluzione 1970, può essere legittimamente contemplata solo in una piena adesione alla Carta dell’Onu e con il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite”. Perplesse sul blocco aereo da imporre alla Libia anche Russia e Cina, che hanno diritto di veto alle Nazioni Unite.