Culture

Libertà senza paure e senza paturnie, aria buona e basta cemento

Un corteo, una parata e una maratona musicale: domani 7 luglio, dal mattino a notte fonda, da Modena con i migranti a Bologna con le soggettività Lgbt, suonando infine per i Prati di Caprara.

06 Luglio 2018 - 12:04

7 luglio 1960, a Reggio Emilia, la polizia spara sui manifestanti che cantano, spara proiettili che bucano persino l’acciaio. Smitraglia ad altezza uomo. Rimangono a terra morti cinque ragazzi: Lauro Farioli, Ovidio Franchi, Emilio Reverberi, Marino Serri, Afro Tondelli. Una ventina di lavoratori rimangono feriti.

Sono passati 58 anni da quell’eccidio, in tanti hanno imparato una canzone che lo ricorda, in tante occasioni l’hanno cantata: “I morti di Reggio Emilia”. Molti di più, però, si sono scordati di quell’infame assassinio, altri non ne hanno mai sentito parlare. Erano i tempi del governo Tambroni, i bianchi della Dc e i neri dell’Msi che, insieme, tenevano le redini del potere.

Oggi, al governo del Paese, ci stanno i gialli grillini e i verdi leghisti, Salvini e Di Maio sono le loro facce. Fascismo, razzismo, clericalismi trans/omofobi sono all’ordine del giorno. La strada è stata loro spianata da anni liberismo selvaggio, di centro-destra e di centro-sinistra, che ha prodotto disastri sociali e guerre tra i poveri.

Quest’anno però a Reggio Emilia, nella data del 7 luglio, provocazione delle provocazioni, Gioventù Nazionale, il movimento giovanile di Fratelli d’Italia, ha organizzato una conferenza all’albergo delle Notarie per rievocare la figura di Giorgio Almirante, storico segretario del Movimento sociale italiano. Si tratta di un vero e proprio sfregio alla Reggio antifascista e ai suoi martiri del 7 luglio 1960. Almirante venne accusato di essere un “fucilatore di partigiani”, durante il ventennio fu redattore della rivista “La difesa della razza”, con la Repubblica Sociale Italiana divenne capo di gabinetto del ministro Mezzasoma e si pose così al servizio degli occupanti nazisti.

Non è un caso che gruppi neofascisti più o meno istituzionali siano arrivati a tali sconcezze. Questa vicenda è una delle tante spie del clima politico e culturale che si sta vivendo in Italia e in Europa. A queste maldestre operazioni di revisionismo storico, vanno contrapposte mobilitazioni puntuali per dimostrare che l’antifascismo non è solo difesa dei valori e della memoria del passato, ma una pratica necessaria anche ai giorni nostri. Speriamo che la Reggio resistente impedisca questa indecenza (che, intanto, pare sia stata spostata al giorno dopo).

– Il corteo di Modena

Per fortuna il prossimo 7 luglio, domani, nella nostra regione ci saranno altre cose di cui vale la pena parlare.

A Modena, alle 10,30 del mattino, da piazzale Dante (davanti alla stazione) si ritroveranno da tutta l’Emilia-Romagna per manifestare contro il razzismo del Governo, contro la violenza, la povertà e lo sfruttamento e contro l’annunciata apertura nella città della Ghirlandina di un centro di reclusione per migranti.

Mamadou Fomba di Asahi Modena, che insieme al Coordinamento Migranti di Bologna e ad altri collettivi e associazioni ha promosso il corteo, ha invitato migranti e italiani a scendere in piazza a fianco di chi sta lottando per i permessi di soggiorno che a Modena, come a Bologna e in tutta Italia, le Questure non rilasciano e che stanno revocando: “In questo modo provano a chiudere i porti dove non c’è il mare. Dobbiamo scendere in piazza contro chi vorrebbe un’Italia a misura di Salvini”.

I temi per mobilitarsi ci sono tutti, come avvenne qualche settimana fa a Bologna. Gli organizzatori della manifestazione del 7 luglio sostengono che “il nuovo Governo di Movimento 5 Stelle e Lega è fondato sul razzismo”, sia contro chi lavora con in tasca un permesso di soggiorno sia chi è sfuggito da violenze e miseria per richiedere il diritto di asilo. “Il Governo dei porti chiusi promette respingimenti ed espulsioni, si impegna a ridurre i ricongiungimenti familiari ed escludere i migranti e i loro figli dai pochi servizi sociali rimasti, di costruire in ogni regione un centro di detenzione e rimpatrio per chi riceverà un diniego o perderà il lavoro”.

Contro questo razzismo di governo vuole imporre una sempre maggiore violenza, povertà e sfruttamento per tutti, secondo i promotori del corteo di Modena, è il momento di alzare la voce, donne e uomini, migranti e italiani insieme.

– In maglietta rossa alla parata di Bologna

Domani si terrà a Bologna il Pride, l’appuntamento è alle 15,30 ai giardini Margherita, dove la parata terminerà dopo aver attraversato le strade del “salotto buono della città”.

Il Bologna Pride ha deciso di aderire all’appello di Arci, Libera, Anpi e Legambiente e di tingere di rosso il corteo dì sabato prossimo, “per non spostare l’attenzione dall’emorragia di umanità che è in corso nel nostro Paese e dal razzismo promosso a pratica istituzionale”. Vincenzo Branà, presidente del Cassero, ha detto: “Saremo rossi come i migranti che non vogliono annegare, come i partigiani che ci liberarono dal fascismo, come i tramonti che scacciano il maltempo. Il nostro arcobaleno è un ponte. E sabato sarà rosso per costruire alleanze, legami. Per attraversare il mare”.

A Porta Santo Stefano, davanti ad “Atlantide murato” si sono date appuntamento alle 16, invece, le soggettività transfemministe, femministe, queer e LGBT*TIQA+ di Risacca Pride. L’obiettivo è quello di creare uno spezzone dal titolo “Orgoglios* antirazzist*”.

In un comunicato fumantino, annunciano i loro propositi: “Puntuale come l’arrivo dell’estate, anche quest’anno si apre la bella stagione dei Pride. L’Onda Pride, dalle Dolomiti agli scavi di Pompei, tra le più ridenti località turistiche del ‘bel paese’, ha un gusto esotico e il retrogusto di un rituale ammuffito se si colloca più lontano possibile dalla memoria delle lotte in cui i Pride sono stati prodotti e delle resistenze che oggi più che mai sono necessarie in Italia. Le ultime elezioni, infatti, ci hanno restituito un’immagine di questo paese spaventosa, ancora più razzista, familista, conservatrice e contro l’autodeterminazione. E questo governo ne é il volto mostruoso. Contro questa ondata noi saremo Risacca Pride!… La risacca emerge e dilaga nello spazio pubblico sommergendolo con le lotte femministe, precarie e dei/delle migranti con un chiaro posizionamento e una pratica antissessista, antirazzista, antifascista. É per questo che la nostra risacca è intersezionale, perchè lo sono le lotte e non gli individui… Ma saremo anche risacca come pratica di lotta contro le linee guida della rispettabilità delle politiche Lgbt istituzionali. Siamo quello che resiste dopo tutta questa sbornia di rainbow che vediamo sventolare in ogni pubblicità, etichetta, fuori da ogni sede istituzionale e tra le mani di qualche sindaco o di qualche azienda. La corrente di risacca porterà con sé tutte le resistenze e anche il rimosso di una politica Lgbt mainstream istituzionale la cui autoreferenzialità non è più giustificabile, per costruire invece d’ora in poi una ricomposizione delle lotte transfemministe, precarie, antirazziste e antifasciste”.

– La maratona musicale per i Prati di Caprara

Sempre domani, a partire dalle ore 18, si terrà a Ca’ de Mandorli una grande maratona musicale, dove artisti di calibro nazionale, insieme a vecchie e nuove glorie locali, si esibiranno in sostegno del comitato Rigenerazione No Speculazione.

Erano anni, se non decenni, che a Bologna musicisti e artisti non si mettevano insieme, di loro spontanea volontà, per sostenere una causa di civiltà. Con le loro armi fatte di chitarre, tastiere, batterie e microfoni, hanno deciso di sostenere la lotta che il comitato Rigenerazione No Speculazione porta avanti a difesa del bosco urbano dei Prati di Caprara.

Il concertone del 7 luglio riunirà sul palco di Ca’ de Mandorli gli Skiantos, la cantautrice Elisa Genghini, Iggy and His Booze, Giorgio Cavalli Blues Band, Franz Campi e la sua Band, Gli Avvoltoi, la cover band di Manu Chao Kink Kong 5 e Fausto Carpani, ormai da molti considerato “il cantore dei Prati di Caprara”.

Su quel bosco selvaggio di 40 ettari che si estende proprio dietro l’ospedale Maggiore si ripetono appelli ormai quotidiani che rivendicano la sua tutela, sia come straordinario polmone ambientale della prima periferia bolognese, sia per quello che ha rappresentato la sua storia. Da lì, infatti, passò Buffalo Bill e Pier Paolo Pasolini ci giocò a pallone da ragazzo. Lì vicino sorse un villaggio di ferrovieri e operai, i pensionati che ancora ci vivono sono prodighi a raccontare storie del passato come quelle dei rifugiati giuliani che arrivarono alla dine della Seconda Guerra Mondiale.

La battaglia per difendere i Prati di Caprara dall’ondata di cemento causata dalle cosiddette “opere compensative”( cittadella della moda, centri commerciali, edifici residenziali) previste dal Comune di Bologna, nell’ambito della ristrutturazione dello stadio Dall’Ara, è riuscita a coinvolgere una bella fetta di città, non solo gli abitanti delle zone vicine o prospicienti. Questo sentimento comune si rispecchia anche nella grossa partecipazione volontaria e gratuita di musicisti e artisti.

Pure gli Assalti Frontali, che non potranno essere presenti la sera del 7 luglio, hanno contribuito con un video che ricorda le similitudini tra questa lotta e quella fatta a Roma per la difesa del Lago ExSnia: “Il lago che combatte sta molto vicino al bosco che combatte. Auguriamo ai Prati di Caprara la vittoria di cui i cittadini di Bologna hanno bisogno. Dietro questi conflitti c’è una visione di città che è il nostro vivere quotidiano”.

Insomma, per questo 7 luglio munitevi di un bel paio di scarpe da corsa. Statene certi: marciando e ballando da mattina a notte fonda non vi si gonfieranno le caviglie e difenderete i diritti dei più deboli dando pure un calcio alle paturnie.