Da Comune e proprietà ancora nessuna risposta soddisfacente, denuncia il comitato Salviamo il Crb, sollecitando l’amministrazione ad intervenire “con sollecitudine” spiegando anche cosa abbia fatto e cosa intenda fare nel prossimo futuro “per l’immediata riapertura della parte dell’impianto ad uso totalmente pubblico”.
Il centro sportivo ex Crb è chiuso da oltre tre anni e i cittadini non hanno ancora ricevuto “alcuna risposta soddisfacente, cosa che riteniamo ingiustificata e lesiva dei loro diritti”, afferma il comitato Salviamo il Crb ipotizzando una richiesta di risarcimento danni a carico del Comune e della proprietà, cioè il Bologna calcio. “E’ ora che il Comune sul Crb batta un colpo per rispetto proprio e dei cittadini”, avverte il comitato ricordando che il centro è chiuso dal 2 settembre 2019 e da allora versa in uno stato di “completo abbandono e degrado”. Per il comitato la chiusura è “immotivata anche sul piano delle norme e del diritto, lo abbiamo fatto presente in tutto questo tempo al Comune, richiedendo di far valere i diritti di uso pubblico sull’area, di opporsi alla sua chiusura e di provvedere alla sua riapertura nei modi possibili, soprattutto per la parte del centro ‘totalmente ad uso pubblico’”. Secondo il comitato, infatti, la convenzione tra Palazzo D’Accursio e la proprietà “prevede l’uso pubblico totale ed esclusivo di una zona ben distinta posta ad ovest dell’impianto di circa 10.000 metri quadrati, costituita da verde attrezzato e tre impianti sportivi: due da tennis e uno polivalente”.
Nella restante zona ad est di circa 20.000 metri quadri, invece, la convenzione “prevede un uso promiscuo privato e pubblico, quest’ultimo limitato all’utilizzo gratuito per il quartiere di tre mattinate alla settimana della piscina, del palazzetto basket-pallavolo e del palazzetto polivalente per associazioni, anziani e disabili, oltre all’accesso al bar e al verde interno”. Questo vincolo di uso pubblico del Cierrebi, continua il comitato, “è avvallato in maniera inequivocabile dalla documentazione agli atti dell’amministrazione comunale e dell’archivio notarile”, ottenuti con accessi agli atti. Su questa base, dunque, “la chiusura unilaterale dell’impianto in convenzione col Comune, visti i vincoli di uso pubblico, a nostro avviso si configura come mancato rispetto dei vincoli contrattuali da parte della proprietà”. Secondo il comitato, però, finora il Comune “è venuto meno ai propri doveri di ufficio a non intervenire prontamente a far valere i propri diritti d’uso pubblico” e di conseguenza, i cittadini “per oltre tre anni sono stati privati indebitamente di loro diritti reali”. Il comitato torna dunque a chiedere al Comune di Bologna di intervenire “con sollecitudine”, spiegando anche “cosa abbia fatto e cosa intende fare nel prossimo futuro per far valere questi diritti pubblici e per l’immediata riapertura della parte dell’impianto ad uso totalmente pubblico”: altrimenti “ci riserviamo di adire ad azioni risarcitorie”.