Adl e lavoratori dello spettacolo scrivono al Comune. Si allenta intanto la morsa di Covid-19 e lunedì negozi, bar e ristoranti riaprono, ma a numero chiuso. Riders Union: “Serve un’altra partita di mascherine”. Da Unione Inquilini “moderata soddisfazione” per intesa sui canoni concordati.
Continua a rallentare l’epidemia nel bolognese, con un numero di nuovi casi che per tutta la settimana non ha mai superato i 22 al giorno e i decessi limitati a poche unità: rispettivamente 14 e 4 quelli registrati nelle ultime 24 ore rilevate. Confortante anche il quadro regionale, stabilmente sotto i cento contagi e i 25 decessi su base quotidiana. I casi attivi calano ogni giorno di circa 200 unità e, a oggi, risultano 6.301, i ricoverati in terapia intensiva 121.
In questo contesto, in attesa delle linee guide nazionali dell’Inail, la Regione Emilia-Romagna ne ha elaborate di proprie, prevedendo per questo lunedì la riapertura di commercio al dettaglio, bar e ristoranti. Tutti dovranno rispettare l’obbligo di guanti e mascherine per addetti e clienti, dotarsi di dispenser di igienizzanti, scaglionare gli ingressi. Per i negozi, pronti a essere riforniti da un flusso di merci in netta ripartenza (la scorsa settimana, rispetto alla precedente, erano già saliti del +51% i transiti all’Interporto), si prevedono poi numero di clienti limitato in base alle dimensioni del negozio e percorsi differenziati di entrata e uscita dai locali e ingressi scaglionati. Per locali e ristorazione, sarà imposta la distanza di almeno un metro tra le persone sedute a tavola e vietati i buffet self-service.
E gli spettacoli? Professioniste e Professionisti dello spettacolo Emilia Romagna, StageHands Bologna e ADL Cobas hanno scritto alla giunta comunale in vista dell’avvio del cartellone di Bologna Estate, che avrà luogo ma è anch’esso in attesa delle linee guide da Roma: “Di certo questa è una notizia positiva, che rallegra e tiene alto il morale per tutte quelle persone, troppe, che per più di due mesi sono state costrette a casa o, peggio, costrette all’unica dicotomia casa/lavoro, senza aver un momento di socialità, di allontanamento dalla paura attraverso eventi culturali quali concerti, performance, teatro e cinema o manifestazioni cittadine. L’estate culturale bolognese è salva! Una cosa però rimane da chiarire: è salvo il lavoro di centinaia di operatori e operatrici dello spettacolo sul territorio metropolitano? In questo momento, come crediamo abbiate ben presente, ci sono migliaia di lavoratori e lavoratrici dello spettacolo e dell’impresa culturale a casa, con nessun tipo di retribuzione, se non per alcuni le indennità dell’INPS, percepite a marzo. Per aprile e maggio invece, nel momento in cui scriviamo, non si hanno ancora notizie del decreto, ci sono voci su altre indennità, tra cui appunto spettacolo e intermittenza, ma dal mese di Giugno in poi non si vedono soluzioni. Sono lavoratori e lavoratrici intermittenti, Partite Iva, Co.Co.Co e moltissime ritenute d’acconto. Sono quelle figure che ogni anno creano gli eventi, senza mai farsi vedere, stando sempre dietro ai palchi, dietro ad un mixer, dietro i banconi dei bar, chiusi in un ufficio e nei magazzini dei service”.
Prosegue il comunicato: “Nella proposta avanzata, che abbiamo letto sui giornali, non abbiamo visto lo spazio per dare continuità lavorativa (e quindi di reddito) a tutte e tutti. Prendiamo ad esempio un concerto, di un cantautore: le figure minime, per costruire un evento in cui si sente e vede bene, sono un* musicista, un* fonico, un* tecnico luci, un* tour manager, un* promoter e il materiale, avendolo già in loco o affidandosi ad un service esterno per le tecnologie, senza tenere conto della necessaria documentazione per adempiere alle normative di sicurezza. Se non è presente già un palco andiamo ad aggiungere a questo elenco un gruppo di Stagehands per il montaggio dello stesso. Ecco, con spettacoli ed eventi, limitati a 50 persone, per questioni di sicurezza sulla quale non è nostro compito disquisire e che accogliamo come sono, si riusciranno a gestire i costi della produzione dell’evento? Le e i cittadini partecipanti saranno disposti a pagare un biglietto più caro per coprire l’evento? L’organizzatore avrà incentivi da parte della città metropolitana per riuscire a coprire i costi, senza quindi dover creare ribassi salariali o affidarsi al pagamento in nero delle maestranze? Fare un evento senza quelle figure vuol dire una deprofessionalizzazione delle stesse, portando a pensare a luoghi comuni come ‘ad attaccare due cavi sono capaci tutti’, ‘il lavoro nello spettacolo non è un vero lavoro ma una passione (e per questo non deve essere pagato)’, ‘con il teatro non si mangia”. Dall’inizio della pandemia, e dal conseguente blocco di eventi e manifestazioni, stiamo cercando di uscire da questi luoghi comuni appunto per creare una coscienza fra lavoratori e lavoratrici ma soprattutto verso le e i cittadini che usufruiscono della cultura, per far capire quanto siano importanti e professionali tutte le figure. Gli eventi, di qualsiasi tipo, devono avere professionalità, e queste professionalità devono essere riconosciute, anche dal punto di vista salariale. Deve essere chiaro che il volontariato non può sostituire tutto questo. Quello che poniamo in questa lettera quindi è una richiesta di dialogo costruttivo tra maestranze e città metropolitana, per fare in modo di non scordarsi di queste figure che da sempre hanno tenuto in alto l’asticella degli eventi culturali cittadini ed italiani”.
Chi non si è mai fermato sono i ciclofattorini delle piattaforme digitali di consegna. Una settimana era iniziata la distribuzione di mascherine da parte di Riders Union: “Siamo in piazza del Nettuno – scriveva ieri il collettivo in rete – a distribuire mascherine tra i lavoratori. Continuiamo a registrare un enorme bisogno e stiamo finendo le prime 500 ottenute dal Comune di Bologna, per questo nei prossimi giorni chiederemo un’ ulteriore partita. Invitiamo ancora una volta i colleghi e le colleghe a contattarci per far fronte all’emergenza insieme, ma soprattutto per mobilitarci così finalmente da riuscire ad avere tutti i diritti che ci spettano.A tal proposito lanciamo un’ assemblea aperta a tutt* i riders venerdì 15 ore 17 in piazza del Nettuno, per decidere insieme le prossime mosse”.
In conclusione, si registra la “moderata soddisfazione” espressa da Unione Inquilini per il “Protocollo „d’intesa per incentivare la trasformazione dei contratti da canone libero a canone concordato” siglato tra amministrazione comunale, sindacati degli inquilini e rappresentanze dei proprietari: “Vediamo in esso un passo avanti per affrontare la crisi abitativa dovuta all’emergenza covid19, ritenendo che vada ulteriormente incrementato l’intervento delle istituzioni a partire dal governo Conte che tratta la questione abitativa con una miopia a dir poco disgustante visto che i fondi stanziati sulla casa sono addirittura dietro gli incentivi per le biciclette elettriche, una vergogna che grida vendetta. Vigileremo affinché il Comune di Bologna e la Città Metropolitana tengano fede agli impegni presi. Continueremo a proporre miglioramenti, ai tavoli Concertativi, per tutelare ed ampliare il diritto alla casa e alla città. Continueremo a chiamare in causa anche la Regione Emilia Romagna per l’immissione di fondi per l’affitto e a tutela dell’abitare di migliaia di famiglie. Prendiamo atto che tutto l’impianto, dell’amministrazione cittadina, che puntava a promuovere l’abitare turistico del mordi è fuggi senza neanche regolamentazioni è oggi messo in secondo piano dalla crisi creata dall’emergenza sanitaria e si torna a voler tutelare famiglie e studenti. Lavoreremo per unire queste istanze con discussioni, assemblee a tutti i livelli perché il diritto all’abitare è la nostra ragione d’essere”.